le Orme

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Voto:

Alice (Florinda Bolkan), traduttrice professionista, si sveglia ossessionata da un incubo in cui ha visto un astronauta lasciato a morire sulla luna da un cinico scienziato soprannominato Blackman (Klaus Kinski). Alice scopre, fra l'altro, di aver dormito tre notti e trova in casa una strana cartolina proveniente da Garma, località balneare turca. Recatasi a Garma per indagare, la donna si troverà intrappolata in un drammatico mistero.

LA RECE

Sofisticato. Il giallo italiano abbandona l'enfasi sul delitto per esplorare territori esistenzialisti, l'alienazione femminile. Il finale resiste alla chiusura interpretativa e lascia anche lo spettatore nella condizione di sbigottimento della protagonista.

Dopo il già interessante Giornata nera per l'ariete (1971), Bazzoni resta legato allo sceneggiatore di quel film e opta per la riduzione cinematografica del suo romanzo “Las Huellas”, generando un thriller sui generis che si gioca sulla rappresentazione dell’universo mentale della protagonista Alice, donna psicotica. Come molti gialli e thriller, la psicopatologia ha un ruolo centrale ma, questa volta, la dimensione patologica trova una dimensione del tutto differente dal consueto; non si assiste a nessun omicidio a mani guantate né ci si annoda ad intrighi monetari. Si tratta, piuttosto, di un paranoia-movie che sottolinea l’inevitabilità della patologia (per estensione del concetto, inevitabilità di un destino) che arriva ad un suo compimento nonostante si sia agito per allontanarsi da essa. Le Orme è un film che si presta a diverse riflessioni e anche il finale potrebbe suscitare dubbi. In effetti, il lavoro di Bazzoni ha pregi che potrebbero essere rilevati come difetti: una certa inconcludenza e l'assestarsi sul mystery sciogliendo l'intreccio troppo velocemente viste le lunghe premesse; un elemento, quest'ultimo, rintracciabile anche in Giornata nera per l'ariete. Le Orme, tuttavia, simile a nessun’altro, non è mai banale e va a compensare tanti prodotti del tempo la cui ricorsività di temi e idee finiva per inaridire interi generi. Se, per lo score musicale, Bazzoni sceglie Nicola Piovani, per la fotografia viene ingaggiato nuovamente Storaro, scelta che si rivela eccellente dal momento che il lavoro di quest’ultimo dona al film un’atmosfera particolarissima e una cura della messa in scena di grande finezza, per una pellicola nella quale il "come" supera di gran lunga il contenuto, comunque non trascurabile. A differenza di molti film di genere italiani di quegli anni, questo manca del tutto il glam e il colore, le scenografie sono geometriche e il colore bianco è dominante, esasperando i giochi di chiaroscuro in questo viaggio di Alice nel suo paese mentale delle orribili meraviglie. Brava la Bolkan (una Lucertola con la pelle di donna, 1971; Non si sevizia un paperino, 1972) tuttavia, a volte, stucchevole per quell'atteggiamento estremamente drammatico che imprimeva alle sue interpretazioni. Comprimari, la piccola Nicoletta Elmi onnipresente e inquietante bambinetta del cinema anni '70; Lila Kedrova vista nel contemporaneo il Medaglione insanguinato (1975), Peter McEnery (il Gatto e il canarino, 1978), e Klaus Kinski in una particina che lui interpreta con il suo solito fare sanguigno. Un film silenzioso e di una certa lentezza in cui silenzio e lentezza non fanno che accrescere il senso di solitudine, mistero e alienazione vissuti dalla protagonista. Rivalutato nel tempo, il film ha il suo meritato seguito di estimatori ma non è adatto a una serata leggera.

TRIVIA

Nicoletta Elmi ricorda: “Stavamo girando una scena in cui [la Bolkan] mi interrogava rispetto a questi ricordi che io avevo […] e lei, invece, si trovava in questo vuoto di memoria […] Così, mi afferra e mi scuote, perché vuole capire, vuole sapere da me la verità. Durante la scena, a un certo punto, io noto una formica che le sta salendo per la fronte e si intrufola tra i suoi capelli (il personaggio indossava una parrucca). Io ero tutta trasportata nell’osservazione di questa formica, dove stesse andando […] Quando le spiegai che era la formica che mi aveva attirata, scoppiò a ridere, perché aveva pensato che fosse un’intensità che stavo dando al personaggio in quel momento” (Nocturno 203, 2019).

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Luigi Bazzoni

Durata, fotografia

90', colore

Paese:

Italia

Anno

1975

Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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