l'Albero del male
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Voto:
Phil (Dwier Brown) e Kate (Carey Lowell) sono una coppia moderna in cerca di una tata per il figlio di quattro settimane; alla bisogna, assumono la bella Camilla (Jenny Seagrove). Sembra che la donna se la cavi proprio bene con i bambin. In realtà, Camilla è una sorta di ninfa che rapisce i pargoli per sacrificarli a un dio-albero.
LA RECE
Lontano dalla perfezione ma film bistrattato più del dovuto. Diamogli una mano.
Film un po' bistrattato, e forse non a torto, soprattutto per il fatto che alla regia ci si mise il Friedkin de l'Esorcista (1973), dal quale era lecito aspettarsi un poco di più. Il risultato disattese le stesse aspettative di Friedkin che ebbe poi modo di affermare che di questo film avrebbe rifatto tutto diversamente da come realizzato. Il soggetto rielaborava il romanzo "The Nanny" di Dan Greenburg (alla sceneggiatura) ma con grandi difficoltà: il cosceneggiatore Stephen Volk, per il superlavoro, andò incontro a un esaurimento nervoso e Friedkin dovette completarne la scrittura. A lavoro chiuso, l'Albero del male si presenta con l'aria un po' scombiccherata da film tv con attori in parte ma semisconosciuti. La storia abbastanza originale, che riporta il regista a raccontare di un antico Male, è una favola nera folkloristica con strega e immancabile bambino da sacrificare. L'archetipo in gioco è quello della femmina Lilith notturna, sessualmente seducente e vicina alle forze della natura, in opposizione alla donna madre, diurna e creatrice. Sfortunatamente, per come è costruito il film, tutto ciò si rivela troppo precocemente lasciando lo spettatore in balia di una prevedibilità che concede spazi alla noia, tuttavia contenuta dal mestiere di Friedkin. Non male le luci sui toni blu e l'effettistica. Alcune sequenze, come quella della Seagrove che si fa accarezzare nuda dall'alberone mentre dei docili lupi stanno sotto a guardare, si direbbero liriche. Poi, però, tutto casca nella banale realizzazione di un film che tenta di provocare contrasti innestando elementi favolistici nel contesto della modernità rampante in coda agli anni '80. Se non altro, il film avrebbe dovuto comportare un buon ritorno d'immagine per l'inglese Seagrove che, invece, finirà nei serial televisivi. Produzione sfortunata, invecchiata per nulla bene e finita comprensibilmente nel dimenticatoio. Dategli una mano.
TRIVIA
⟡ Esistono due versioni del film: il Theatrical Cut firmato da Friedkin, e una versione modificata, accreditata ad Alan Smithee, come dire "un Tizio". La versione Smithee non è mai stata rilasciata se non per la tv via cavo. In essa vi sono: una scena in più girata in ospedale; differenti sequenze oniriche, una scena in cui la tata sveglia mamma Kate e scene girate con angoli alternativi. Il finale, poi, toglie parecchie sequenze di sangue.
⟡ il primo regista scelto per dirigere il film era stato Sam Raimi che declinò l'offerta per girare Darkman (1990).
⟡ La scena di parto che si vede nel film è vera.
⟡ Il primo gruppo di effettisti fu licenziato e sostituito dopo che l'alberone risultò poco mobile. Il nuovo team costruì un albero che poteva contenere 1100 litri di sangue finto e una corteccia staccabile.
⟡ Jenny Seagrove non fu molto contenta delle costanti riscritture che subiva la sceneggiatura e avrebbe voluto che il film trattasse di una semplice e vera tata che rapiva i bambini e non di una ninfa col suo albero magico. Pregò la Universal di tener conto delle sue osservazioni ma i produttori dissero che il pubblico avrebbe snobbato un dramma del genere. Due anni dopo, fu distribuito nelle sale la Mano sulla culla, film che ebbe un buon successo, al che la Seagrove telefonò beffarda a un amico che lavorava alla Universal, il quale anticipò le critiche di Jenny affermando: "No, non dire niente, avevi ragione".
Titolo originale
The Guardian
Regista:
William Friedkin
Durata, fotografia
99', colore
Paese:
USA
1990
Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
