Amore tossico
Consigliato
Voto:
Si segue Cesare (Cesare Ferretti) e i suoi amici il cui fine ultimo è "svoltare", nel loro caso trovare la quotidiana dose di eroina. Così, per procurarsela, si passa da una rapina alla prostituzione, da un regolamento di conti per difendere l'onore della propria ragazza gabbata da un'altra tossicodipendente, al viaggio per recarsi al SerT. Arriva anche il momento per i buoni, ma tardivi, propositi.
LA RECE
IL droga-movie de noantri per eccellenza. Drammatico ed ironico allo stesso tempo, abitato da caratteristi involontari. Must.
Droga-movie nostrano, film cult per tutti coloro che amano il cinema di genere italiano ma capace di stregare obliquamente anche i meno avvezzi alle bizzarrie su pellicola. Una sorta di neorealismo di gusto pasoliniano girato con attori non professionisti tutti veri tossici e tutti, o quasi, finiti malamente a cominciare dal protagonista Cesare Ferretti morto nel 1986 di AIDS; deceduti anche Loredana (ragazza di Mariuccio nella vita vera) che si impiccò, Teresa, Ciopper (ma di malaria); la trans Fernando Arcangeli, invece, è finita a fare i porno col nome Mimi Losy. Rimane Michela Mioni che, in alcune interviste, ha espresso anche parole critiche verso il regista che si sarebbe mostrato interessato al gruppo fintanto che c’era da girare il film e poi non più. Primo film di Caligari che non prudurrà altro per i successivi quindici anni, spinto e pubblicizzato da Marco Ferreri e coaudiuvato dal sociologo Guido Blumir che firma col regista la sceneggiatura e dà consigli sulla Roma underground. Opera di innegabile valore weird a metà strada tra documentario distaccato, ritratto fedele di un'epoca e dramma-denuncia. Il film interessa, avvince, diverte, intristisce e sciocca finché si lasciano i protagonisti liberi di esprimersi con il loro gergo, nel loro ambiente, alla ricerca della dose e senza una finalità precisa. Poi, quando il film prende forzatamente la piega del dramma, allora lo schema della naturalezza e della simpatia, intesa come filo empatico che lega lo spettatore all'opera, salta: quando si schizza il sangue sulla tela per fare un “quadro di vita", quando si muore ai piedi del monumento di Pasolini, quando si viene freddati dalla polizia come in Accattone (1961), allora alcune delle più note critiche a questo film colgono nel segno. Fu detto che il film si ammantasse di un certo pasolinismo a buon mercato, che la pellicola perdeva di "verité" nel concentrarsi troppo sui due protagonisti e nel trascurare il resto della compagnia, che il film fosse tagliato come la droga: composto di alcune parti buone e altre, melodrammatiche, meno riuscite. Se è vero che il film si richiama a Pasolini, è anche vero che il volgo di Pasolini è la risposta vera e solare a una certa ipocrisia del ceto borghese. Gli attori non professionisti messi in campo da Caligari, invece, sono quasi morti che camminano, non formano neppure un vero e proprio gruppo coeso (per la roba sono pronti a darsi delle gran sòle) riuscendo a risultare divertenti soprattutto per le trovate lessicali e alcuni episodi che sanno di commedia pecoreccia. Calegari, però, riuscì a raccontare la breve storia di questi esseri (in)felici in modo onesto, non exploitation, rispettoso dei limiti e della poesia spicciola dei suoi interpreti. Amore tossico, abitato da caratteristi involontari, offre alcuni momenti comici e altri tristemente drammatici ma senza dover per forza trovare delle motivazioni sociali che possano giustificare l'assunzione di droga della quale viene anchesì mostrato il subdolo lato ricreativo, differendo in ciò da Christiane F. - Noi i ragazzi dello zoo di Berlino (1981) in cui si cercava, quasi per una necessità interpretativa, di derivare la dipendenza dal disagio familiare. Amore tossico, consigliatissimo, è un'opera inusuale che non si dimentica. La vita e la carriera del poco prolifico ma incisivo regista Caligari finirà nel 2015 con Non essere cattivo che chiude un virtuale dittico sulla droga e sul disagio sociale inaugurato dalla pellicola in esame.
TRIVIA
Claudio Caligari (1948-2015) dixit: “La passione per il cinema nasce dall'appartenenza alle classi subalterne in un periodo in cui il cinema era ancora lo spettacolo popolare per eccellenza. […] Poi, a 20 anni, sono stato rapito dalla Nouvelle Vague e dal clima politico di subbuglio che sentivo aleggiare. […] Il cinema di quel periodo era un cinema contro ed allora mi sono detto: "Ma perché non posso farlo anch'io?". Così, e siamo a metà degli anni ‘70, anni in cui tutto sembrava si potesse mettere in discussione, ho preso mezzi leggeri ed ho iniziato a girare cose davvero underground ma pieno di animo ed entusiasmo” (alessiobacchetta.blogspot.com).
⟡ Nel film compare, nel ruolo del capellone, Faliero Ballarin, padre del rapper Inoki.
Regista:
Claudio Caligari
Durata, fotografia
96', colore
Paese:
italia
1983
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
