l'Angelo della Vendetta
-
Voto:
Thana (Zoë Lund), sartina muta e tremebonda, subisce due stupri nel medesimo giorno, cosa che, comprensibilmente, la inquieta parecchio. Anzi, la giovane si trasforma, in tempo zero, in una serial killer che fa mattanza di maschi, cosa che risulta facilissima nella città nella quale abita, visto che essa pare essere abitata solo da uomini molesti e/o violenti.
LA RECE
Eros e Thanatos nell'Urban Jungle. Non tutto convince ma il lavoro di Ferrara è, comunque, interessante: un R&R troppo intelligente per essere liquidata come mero exploitation e troppo violenta per aspirare al mainstream.
R&R non del tutto convincente di un Ferrara che lega Eros e Thanatos nella urban Jungle newyorkese. A metà fra exploitation e autorialità, il film non manca di sottintesi e letture psicologiche ma partendo da presupposti un filo - eufemismo - forzati. L’ecosistema messo in quadro dal regista (fotografia di James Momel) è, francamente, irreale nella sua brutalità e maleducazione, con donne che, nel breve tragitto di 20 passi, vengono fissate da tutti gli uomini per la via e ricevono richiami di questo tenore: “Ninfomane, dove vai con le tue amiche?” o “Vuoi sederti sulla mia faccia?”. Non va meglio nei luoghi di lavoro, abitati da maschi viscidi. Ma anche le donne non sembrano funzionare meglio, fra l’aggressività di ritorno e difensiva, o un fare grottesco (curioso il personaggio dell’anziana interpretata da Editta Sherman). In una città che dopa e doppia la New York di Scorsese (Mean Streets, 1973; Taxi Driver, 1976), pare, quindi, concretizzarsi quello che Michel Foucault definirebbe "biopotere": il controllo sociale esercitato attraverso la gestione dei corpi e della sessualità. In tutto ciò, abbiamo questa graziosa e fragilissima protagonista, per aspetto e modi agli antipodi rispetto al luridume, che, va da sé, non può che finire insozzata da quel mondo per quanto candida è. L’aspetto, la Lund, indubbiamente, ce l’aveva; a mio modesto parere, non aveva ai tempi, solo diciassettenne, le qualità attoriali per vestire i panni di una donna martirizzata da due stupri in un solo giorno. La mimica della giovane attrice non mi è arrivata, né nella circostanze più drammatiche, né in altre sequenze. Arriva, di certo, la sua crescente femminilità scatenata reattivamente dal trauma, fino al concitato finale che la vede, iconica, nei panni di una suora con un rossetto fiammeggiante, donna ricostruitasi incorporando elementi che dovrebbero essere respinti. Thana (nome chiaramente riecheggiante Thanatos), fragilizzata - e già anche prima per la sordità - si frantuma del tutto e si fa, contemporaneamente, oggetto e soggetto di violenza: corpo desiderato, corpo distrutto, corpo distruttore. La metamorfosi della protagonista richiama inevitabilmente il Giustiziere della notte (1974) di Michael Winner, ma, qui, la giustizia sommaria assume connotazioni apertamente sessuali che complicano qualsiasi semplicistica lettura del vigilantismo urbano. Quell'ecosistema, che anticipa il mondo de il Cattivo Tenente (1992) dello stesso Ferrara, ma anche un Giorno di ordinaria follia (1993) di Schumacher, si fa perfetto territorio di caccia al maschio, sempre e comunque minaccia da neutralizzare. La protagonista, inizialmente vittima assoluta, trascende la sfera della vendetta ed esplode in una furia sfrangiata che ha la sua terminale e perfetta espressione nella festa in maschera che mescola realtà e finzione, norma ed eccesso. Al di là della messa in quadro di un NYC brutale e di una verginale giovane che si fa Lilith, resta la pochezza della ricorsività delle sequenze di vendetta e troppi pochi momenti narrativamente riusciti. Comunque, due scene notevoli: prima, l’uccisione del fotografo nel suo studio ad insanguinare il set fotografico, con il fuoco della .45 al posto del flash della macchina fotografica. Seconda scena interessante, il finale con Thana fermata dall'amica (quella, peraltro, più “femminista”) che la penetra da dietro puntandosi un coltello al pube come fosse un pene (aggressione fallica). Benché gli eccessi con i quali si costruisce e si sviluppa il film impediscano una seria lettura psicologica della violenza di genere, restano pochi dubbi circa il fatto che il Rape & Revenge di Abel Ferrara abbia avuto una discreta influenza nello sviluppo della donna vendicatrice nei film, da Kill Bill (2003-2004) di Tarantino, fino a una Donna promettente (2020) di Emerald Fennell. Pur non rapito da questo film, ne riconosco una certa iconicità soprattutto mediata dalla bella e sfortunata Zoë Lund della quale si può leggere più sotto.
TRIVIA
Zoë Lund (1962-1999) dixit: “Nelle fasi iniziali del film, l'unico materiale che esisteva era una vaga descrizione delle varie scene. Dato che il mio volto è stato ripreso dalla macchina da presa, senza dialoghi, per qualcosa come il 98% del tempo, sono stata molto coinvolta. Per quanto riguarda il fatto che il film sia a favore delle donne, passo oltre dicendo che il film è tanto a favore delle donne quanto a favore degli operai, o altro.” (IMDb.com).
⟡ Zoë Lund, cresciuta in una famiglia della middle class newyorkese, mostrava già nell'adolescenza quella combinazione di intelligenza acuta e fragilità emotiva che caratterizzerà tutta la sua parabola esistenziale. L'incontro con Abel Ferrara rappresentò per Zoë una sorta di rivelazione artistica relativa alla recitazione ma da tempo la giovane si era dimostrata versata nell'arte e nelle materie umanistiche: studiosa di filosofia, scrittrice, parlava correntemente quattro lingue, suonava pianoforte e violino, scriveva poesie che circolavano nei circoli intellettuali downtown di Manhattan. Tuttavia, questa ricchezza interiore si accompagnava a una fragilità che la rendeva vulnerabile alle seduzioni più pericolose. L'eroina divenne la sua compagna più fedele e la sua assassina. Oltretutto, lei non si vergognava della sua dipendenza dall'eroina: ella scrisse a lungo sull'eroina e ne sostenne l'uso ricreativo legale negli Stati Uniti, oltre a romanzarne gli effetti. Gli ultimi anni furono un'alternanza di tentativi di recupero e ricadute, di progetti artistici ambiziosi e lunghi periodi di silenzio. Zoë Lund è deceduta il 16 aprile 1999, a soli trentasette anni, in un piccolo appartamento parigino dove si era trasferita nel tentativo di ricominciare. La sua morte, avvenuta per overdose, chiudeva una parabola artistica certamente troppo breve.
⟡ Il primo stupratore del film, quello con la maschera, è il regista Abel Ferrara.
⟡ La scena della strada affollata con Thana e il fotografo è stata ripresa da una telecamera posta in cima a un furgone parcheggiato sulla Quinta Strada, presidiato da Abel Ferrara e coperto da un telo. L'uomo e la donna che si vedono camminare dietro Thana e il Fotografo sono l'operatrice e un uomo della troupe. La donna si tiene chiaramente all'uomo in un modo un po' strano per nascondere il microfono sotto la giacca dell'uomo per registrare il dialogo del fotografo.
⟡ Nella scena in cui Thana si allontana con il cane del vicino, si vede circolare per strada un camion rosso sulla cui parte anteriore è scritto il nome Ferrara.
⟡ Il film ha ispirato la canzone “Ms. 45” del gruppo rock americano L7.
Fast rating
Titolo originale
Mr.45
Regista:
Abel Ferrara
Durata, fotografia
80', colore
Paese:
USA
1980
Scritto da Exxagon nell'agosto 2025 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
