la Bestia in calore
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Voto:
La dottoressa nazista Ellen Kratsch (Macha Magall) compie esperimenti di eugenetica abbastanza questionabili: fa stuprare donne da un mentecatto deforme (Salvatore Baccaro) tenuto in una gabbia. Nel frattempo, la resistenza si arma e si organizza per scacciare l'invasore. La dottoressa, però, capisce che potrebbe avere la resistenza in pugno se solo rapisse tutte le giovani donne del paese.
LA RECE
Il Baccaro-movie per antonomasia che, però, gioca sull'ambiguità dei due villain: la nazista Kratsch è bella e algida, mentre Baccaro, a terra a rotolarsi, è, in pratica, il ritratto di Dorian Gray nella soffitta della Kratsch.
Attenzione! Chi è la bestia in calore? Sembra una questione di lana caprina e, invece, è tutto quello che dovete sapere su questo film per non fare brutta figura nelle cene di gala. La corretta esegesi vuole che la bestia del titolo sia la dottoressa nazista Ellen Kratsch, e la cosa è provata dal passo in cui un uomo sotto tortura le dice, appunto: "Tu sei una bestia in calore". Punto. Però, il cuore ci dice che la bestia è Salvatore Baccaro: ha la pancia, i peli, il volto lombrosiano e poi strappa a morsi il boschetto di una detenuta. La Bestia in calore è il Baccaro-movie per antonomasia. Il film, comunque, gioca proprio sull'ambiguità della cosa: la Kratsch è bella e algida mentre Baccaro, a terra a rotolarsi, è, in pratica, il ritratto di Dorian Gray nella soffitta della Kratsch. La pellicola si è guadagnata una nomea, forse non del tutto meritata, derivante dal fatto di essere stata inserita nell'elenco dei Video Nasty inglesi ma anche, e soprattutto, per la presenza abnorme di uno dei "mostri" del cinema italiano, il povero Baccaro; poi per qualche nudo e qualche scena sadica realizzata abbastanza male, tanto da muovere più alla risata che al disgusto. Batzella rinuncia al nome sulla locandina ma non rinuncia a inserire scene comiche, alcune volute (il graduato nazista che fa il saluto e gli cadono i pantaloni) e altre involontariamente ridicole. Il buon senso viene trascurato in più momenti, sia a livello di plot che a livello di messa in scena. Ad esempio, non si capisce perché l'eccitazione dovrebbe portare un uomo a confessare; o come può essere possibile che uno spettatore confonda porcellini d'india per ratti, i quali dovrebbero rosicchiare il ventre di una torturata ma, chiaramente, se ne guardano bene. Tutto, però, può essere perdonato se visto attraverso la lente dell'exploitation: allora, assumono un senso le labbra umettate delle aguzzine che sbavano vedendo la Bestia-Baccaro in azione, le filippiche sulla razza ariana dei nazi, e le segrete riunioni partigiane come intermezzo. Inutili, noiose e mal inte-grate le scene di guerra che Batzella inserta rubandole dal suo film Quando suona la campana (1970), a propria volta debitore di Tre franchi di pietà (1966), sempre di Batzella; per certi versi, la Bestia in calore è un film di terza mano. Difficile dare un giudizio globale a un film trash, di contenuti prettamente exploitation e di una violenza forte ma mai incisiva. D'altra parte, è arduo rintracciare un naziploitation per il quale valga la pena scervellarsi in cerca di riflessioni metafisiche. All’interno del suo genere e per la nomea connessa alla bizzarrissima presenza di Baccaro, la Bestia in calore è, sic et simpliciter, un film sufficiente. Per nostalgici... del genere, ovviamente.
TRIVIA
Luigi Batzella (1924-2008) dixit: “Ho fatto delle cose abbastanza dignitose, senza pretendere di fare le cose alla Hollywood, evidentemente, perché siamo ben consci di quello che facciamo […] Anche perché spendiamo molto meno e facciamo prima; mi pare che per il produttore, questa sia una delle cose più importanti” (YouTube; ch: Spumadori; vid: Luigi Batzella alias Paolo Solvay).
Regista:
Ivan Kathansky [Luigi Batzella]
Durata, fotografia
86', colore
Paese:
Italia
1977
Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
