un Bianco vestito per Marialé

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Voto:

Senza che il marito Paolo (Luigi Pistilli) ne venga reso edotto, Marialé Bellaria (Ida Galli) invita sei amici al castello di famiglia. I contrasti e la deboscia prendono il sopravvento. Dopo una barocca cena in maschera, una mano misteriosa inizia a fare mattanza degli invitati.

LA RECE

Scavolini, pur lavorando malvolentieri, fa un lavoro tecnico non male. Manca, però, il cast e una certa prevedibilità del tutto limita l'esito.

Primo thriller per Scavolini, da lui, poi, disconosciuto poiché ne denunciava la natura commerciale essendo stato un progetto commissionatogli da Franca Luciani per la KMG, e accettato dal regista per sbarcare il lunario. In realtà, Scavolini non fa un lavoro pessimo con il materiale scritto da Remigio Del Grosso e Giuseppe Mangione che bipartiscono in maniera netta il film, non prima di un preludio, definibile argentiano se non fosse così sexy che uccide ab ovo la possibilità di fare di un Bianco vestito di Marialé un whodunnit. Una prima parte, quindi, con il sempiterno gruppo di antipatici riunitisi nel castello (questa volta, però, non per un’eredità), e una seconda thriller-horror non priva di ferocia. A dividere il dramma in due blocchi distinti, una cena condotta con la decadenza di un carnevale debosciato, un ammiccamento al Buñuel de la Viridiana (1961) quando già si poteva parlare del Buñuel de l’Angelo sterminatore (1962) con questi ospiti abitanti un castello dal quale non possono allontanarsi. Le verbosità dei primi sessanta minuti gotici, e pure certi sguardi posticci su razzismo e femminismo, lasciano il posto ad un crescendo d’insania, debauchery, sprazzi saffici interraziali per approdare alla sequenza che oblitererà tutti gli interpreti. Il lavoro di Scavolini non passa inosservato, fra posizioni di camera non banali, lunghi piani sequenza e, più in generale, concertazione di una location (il palazzo Borghese di Artena) che si vuole rendere sinistra. Il cast, però, non avvince, a partire dal nudo scult full frontal di Gianni Dei in incipit, l’ingaggio di una rigida Ida Galli, dalla nera desaparecida Shawn Robinson che vedremo solo in questo film, e di Rassimov improbabile eroe biondo. Canonicamente bravo ma abbacchiato, invece, Pistilli, e sempre più che splendida Pilar Velasquez, al solito in ruolo intercambiabile. Strappi ad un tedio strisciante si hanno con gli omicidi: a Semy (Robinson) tocca il peggio, con ritmiche randellate sulla testa a bordo piscina finché la morte non sopraggiunge. Finale prevedibile con Marialé che chiama “papà” con la vocina da bimba, e un po’ fa ridere. Si sperava di meglio ma non è neppure un film da ripudiare.

TRIVIA

Romano Scavolini (1940) dixit, a proposito di ciò per cui avrebbe voluto essere ricordato fra cento anni: “Io onestamente per niente. Vuoto totale. Pneuma totale. Assolutamente pneuma totale. Il vuoto” (taxidrivers.it).

Regista:

Romano Scavolini

Durata, fotografia

89', colore

Paese:

Italia

Anno

1972

Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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