Bone sickness
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Voto:
Alex (Rich George) soffre di una rara malattia alle ossa e la moglie Kristen (Darya Zabinski) è disperata perché non può permettersi cure costose. Thomas (Brian Paulin), un medico amico di Alex che lavora in obitorio, decide di curarlo dandogli piccole dosi di cadaveri. Non è mica una buona terapia.
LA RECE
Modesto ultra-gore d'impianto amatoriale, tuttavia saturo di buona volontà. Voto severo per questioni tecniche ma operazione non disprezzabile. Roba, comunque, per gore-hound di bocca buona.
Ogni tanto qualcuno si stanca di scervellarsi alla ricerca di un'idea originale per realizzare un horror indipendente e decide di tornare allo splatter più viscerale. Brian Paulin and Co. mettono su pellicola tutto il loro amore per un genere cinematografico pensando che la finalità possa essere l'intrattenimento a colpi di vermi e frattaglie. Nel mare magnum della produzione horror indie ci può stare anche questo splatter-pensiero che mostra un'apprezzabile onestà intellettuale che altre produzioni celano dietro impotabili intellettualizzazioni. Dal momento che ci si appresta a vedere un film sbandierato come ultra-gore, si rimane interdetti per tutta una prima mezz'ora decisamente interlocutoria. Dopo un inizio che ha più di una similitudine con l'Assedio dei morti viventi (1972) di Benjamin Clark, veniamo a conoscenza dei protagonisti: Alex il malato; Thomas, patologo (che ha seriamente bisogno della consulenza di un parrucchiere); la giunonica bionda Kristen con un seno prorompente che non tarderà a mostrarci. Pochi minuti dopo, Alex inizierà a vomitare lombrichi dalla bocca; va segnalato che l’attore si è tenuto in bocca vermi vivi; viene anche sì da chiedersi cosa c'entrino i lombrichi con i cadaveri, dato che questi anellidi non si nutrono di carne, però, si sa, il loro verminoso incedere alletta mortifere suggestioni. Tolto l'inizio arrancante, si assiste all'immancabile carneficina perpetrata da zombi famelici con tanto di intervento di un team SWAT che dà, al finale del film, una vaga aria action. Al di là dell'assurdità escogitata da Paulin che decide di offrire cadaveri tritati all'amico malato, terapia di poco più sensata rispetto ai Fiori di Bach, in Bone sickness ritroviamo i modelli romeriani che, però, Paulin oltrepassa, cosciente che non dovrà abbassare la cresta di fronte alla censura per agevolare una distribuzione mondiale. Gli zombie di Paulin, con una cifra vagamente fulciana, smembrano, mangiano e fanno le solite cose per cui li conosciamo, e forse qualcosa in più: Bone sickness non va per il sottile. Per essere un gruppo di sconosciuti, la recitazione è accettabile; il più convincente è lo stesso regista che, probabilmente, galvanizzato dalla sua stessa creazione, ci mette anima e corpo. Gli effetti speciali sono buoni ma non esaltanti. Paulin avrebbe magari potuto costruire qualche scena di tensione provando a far paura almeno nella prima parte che un po' si atteggia ma poi, come chi non trattiene più le risate, sbraga e cede al gore-fest con tanto di nudi integrali. Crudo a livello visivo ma leggero nella sostanza, Bone sickness diletterà l’appassionato di splatter. L'appassionato di horror pensato, invece, di cerebrale troverà solamente la materia sparsa sul pavimento. Gli autori del film avvertono nei credits finali che: "Anyone duplicating this film without the permission of Morbid Vision Films will decay into a Necro-Junky, spilling worms from every hole". Grazie tante ma Alex l'ariete (2000) l'ho già visto.
TRIVIA
Brian Paulin (1970) dixit: “Il motivo principale per cui ho iniziato a fare film è stato perché amavo così tanto i film dell'orrore che guardarli, semplicemente, non era sufficiente; dovevo partecipare in qualche modo. Ho iniziato a fare effetti speciali di trucco nel 1988, quando ero al liceo. Dopo un paio d'anni non mi accontentavo di creare un effetto che durasse solo per qualche ripresa. È stato allora che ho iniziato a provare a girare dei cortometraggi con il mio amico Rich George. Una volta girato il mio primo cortometraggio intitolato Sacrificial birth, sono rimasto affascinato, e tutto quello che volevo fare era scrivere storie e farle rivivere in video” (daydreamer-theplayground.blogspot.com).
⟡ Nei credits si tiene a precisare che: "Nessun animale, aracnide o verme è stato ferito durante le riprese del film. Essi sono i nostri cuccioli". Bene.
⟡ Il film è dedicato a Thomas "Quorthon" Forsberg (1966-2004) fondatore del gruppo black-metal Bathory.
Titolo originale
Id.
Regista:
Brain Paulin
Durata, fotografia
98', colore
Paese:
USA
2004
Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
