un Cane andaluso

Voto:

Trama assente

LA RECE

La pellicola surrealista per eccellenza, la più popolarmente nota e la cui visione è obbligatoria per tutti coloro che si dicano cinefili. Un pezzo di storia.

Opera finanziata dalla madre di Buñuel e sceneggiata da Dalì. Un corto che travalica qualsiasi genere filmico e il cui senso è superato dal consenso culturale che ricevette dalle avanguardie surrealiste parigine che fecero di questo film il loro manifesto. Nonostante non sia l'unica opera surrealista, o l'unica pellicola bizzarra prodotta, rimane comunque il pezzo di cinema d'avanguardia più famoso al mondo. È praticamente impossibile dare un giudizio su questo film che non sia condizionato o che non tenga conto del periodo storico, della vita degli autori o anche di ciò che altri, più esperti, hanno espresso a riguardo. Jean Vigo, considerato un maestro del cinema nonostante la sua breve vita, ha osannato il film per la sua valenza sociale e ha suggerito che il montaggio associativo e allusivo facesse sorgere una domanda: "Il taglio dell'occhio è più temibile di una nuvola che copre la luna?". Difficile rispondere. Difficile comprendere la domanda. Vigo era certo che la scena, così come tutto il film, fosse metafora dell'Eros oppresso, negato e frustrato dalla società e dai costumi. In risposta a questa e mille altre letture di un Chien andalou, Luis Buñuel affermò di farsi grasse risate di tutti coloro che cercavano di dare un senso a questa sua pellicola. Stranoto per la scena iniziale del rasoio che recide l'occhio di una donna, questo film ha fatto, dunque, sorgere parecchi interrogativi nonché assurde spiegazioni, spesso bizzarre più del film stesso, su ciò che in esso viene mostrato. Ci sono preti trascinati dietro un pianoforte, un asino putrefatto, formiche sulla mano, seni palpeggiati, gente seppellita nella sabbia. Il film è simbolo puro, sogno, rimando a qualcosa che non ci è dato di conoscere, è il corrispettivo filmico del Primo Manifesto del Surrealismo (1924, ristampato da André Breton nel 1929) di cui condivide l'estetica di Lautréamont, l'influsso di Freud, la volontà rivoluzionaria di ispirazione marxista con spunti presi da Buster Keaton e René Magritte (Morandini). È certo che, in tale numero di interpretazioni, le uniche cose certe sono i dati storici che hanno portato alla creazione di un Chien andalou in parte riportati più sotto. Il fatto che questo film non sia interpretabile in senso compiuto, non significa che sia del tutto inintelleggibile: Buiiuel rispetta le regole e le convenzioni di continuità in modo molto sottile, in bilico fra la razionalità e il profondo, il che sarà il tema portante del suo cinema successivo. Impossibile dare un giudizio su questo manifesto programmatico artistico su pellicola che si configura come un pezzo di storia dell'arte e non come un'occasione d'intrattenimento. Un passaggio obbligato che trascende di fatto, e dopo così diversi anni dalla sua produzione, i gusti personali degli spettatori. Da vedere. Il voto riflette la sua importanza artistica.

TRIVIA

Luis Buñuel Portolés (1900-1983) dixit: "Per tutta la vita sono stato tormentato dalle domande: Perché una cosa è così e non in un altro modo? Come lo spieghi? Questa furia mirata a capire, a riempire gli spazi vuoti, non fa che rendere la vita più banale. Se solo trovassimo il coraggio di lasciare il nostro destino al caso, di accettare il mistero fondamentale della nostra vita, allora potremmo essere più vicini al tipo di felicità connessa all'innocenza" (IMDb.com).

⟡ Il titolo deriva da "Un Perro Andaluz", raccolta di poesie e prose di Buñuel pubblicata nel 1927 sulla Gaceta Literaria di Madrid. 

⟡ Alla prima di Parigi, avvenuta nel giugno 1929 allo Studio des Ursulines, Buñuel si nascose dietro lo schermo con delle pietre in tasca per difendersi da un'eventuale aggressione da parte del pubblico allibito. Il film rimase in cartellone per settimane. 

⟡ Fu usato un occhio di bue per la scena del rasoio, e il regista è chi lo affila.

⟡ L'attore protagonista, Pierre Batcheff, si suicidò a 30 anni pochi mesi dopo la fine delle riprese tramite un'overdose di barbiturici. 

⟡ Uno dei preti attaccati al pianoforte era Dalì. 

⟡ li film contiene rimandi a Federico Garda Lorca che aveva una storia con Dalì. Lorca, nel 1928, aveva pubblicato "Primero romancero gitano" accolto da molti con entusiastici elogi ma non dall'amico Luis Buñuel che gli rimproverava il "terribile estetismo".

⟡ L'asino putrefatto fa riferimento alla novella "Platero y yo" di Juan Ramon Jiménez, autore detestato sia dal regista sia da Salvador Dalì. 

⟡ Nel 1960, Luis Buñuel cedette i diritti del film ed esso fu sonorizzato con musiche scelte dal regista, le stesse che accompagnarono le proiezioni del 1929 diffuse tramite fonografo. I pezzi erano: "Morte di Isotta" e "Liebestod" di Richard Wagner e, poi, tanghi argentini. 

⟡ Le formiche diverranno un marchio di fabbrica di Buñuel, un po' come i piccioni nel cinema di John Woo.

Titolo originale

un Chien Andalou

Regista:

Luis Buñuel

Durata, fotografia

16', b/n

Paese:

Francia

Anno

1929

Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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