il Cartaio

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Roma. La poliziotta Anna Mari (Stefania Rocca) viene contattata dal rapitore di una turista inglese da poco scomparsa: il malnato la libererà solo se gli inquirenti riusciranno a batterlo in una partita di poker online; in caso contrario, la donna morirà e il video dell'omicidio verrà postato in rete. Alle indagini partecipa anche Remo (Silvio Muccino), uno studente esperto di videopoker. Fra partite a carte e altre donne che scompaiono, Anna si lancia in una lotta contro il tempo per scovare il colpevole.

LA RECE

Malnato tentativo di aggiornare lo spaghetti giallo alla neonata era digitale. Gente con la faccia da tv, indagini pedestri e pathos scarsuccio. La china si discende...

Nato per dare un seguito a la Sindrome di Stendhal (1996) ma, questa volta, disertato da Asia con entrata in campo di Stefania Rocca che, non a caso, prende nome Anna Mari similissimo ad Anna Manni protagonista del film del '96. Argento razzola - o rantola? - sempre nel giallo ma, questa volta, tenta l'aggiornamento che, ahinoi, si riduce a qualche risibile escamotage digitale e, peggio, a un'adesione ai canoni televisivi. Davvero un peccato. Ora, resta da capire se questo strafalcione su pellicola sia da imputare ai più ampi problemi produttivi italiani che non fanno fluire soldi verso l'horror, oppure sia colpa di Argento e della sua esausta vena artistica. Probabilmente è un concorso di colpe. Già da un po' in parabola discendente, il Dario nazionale sembra aver smarrito per strada i suoi pregevoli manierismi, i particolari che sfuggono, la capacità di fare paura e, soprattutto, la volontà di trasportare lo spettatore in territori umani sinistramente malsani. Si dirà che occorre aggiornarsi e che il cinema segue il corso del tempo. Perfetto, ma che allora si aggiorni davvero. Può essere credibile che gli esperti informatici consultati dalle Forze dell'Ordine usino il Trace Route, un software che già nel 2004 era accessibile a tutti in internet? Può essere cosa buona che molti volti provengano dalle produzioni tv e da quelle pubblicitarie? Può essere il volto di Muccino quello giusto per richiamare il pubblico di appassionati? Si può provare a scrivere qualcosa di un minimo originale che non preveda un patologo picchiatello, un questore incompetente, la presenza di una familiare nel cast (Fiore Argento), vittime che strillano in modo fastidioso e un virus informatico che fa cadere i numeri che si susseguono sullo schermo stile Matrix (1999)? È verosimile che un giovane ludopatico - caspita, la problematica sociale - se vince una partita, salti sulla scrivania e urli di gioia all'interno di un ufficio della questura? Viene da pensare che davvero bisognerebbe evitare di fare film con elementi tecnologici e parascientifici se poi facciamo la figura di quelli che non si sono ancora ripresi dalle schermate del Guru Meditation. No, la verità è che la storia de il Cartaio è banale, l'elemento tecnologico è pietoso, lo spunto paranormale, spesso presente nei film di Argento e qui veicolato da Muccino, non è assolutamente approfondito bensì accettato come dato di fatto. Non c'è tensione, la recitazione, con esclusione della Rocca e di pochi altri, è da ostracismo, l'atmosfera che si respira è quella di una soap, e il finale del film, nonché il movente connesso a una triviale delusione amorosa, è di imperdonabile pochezza. Grande, grande, grandissima delusione nella quale si salva solamente l'effettista Stivaletti che con il suo lavoro si riconferma il vero figlioccio di Rambaldi. Simonetti e le sue note, invece, paiono da un pezzo riprovare a creare le atmosfere delle vecchie pellicole argentiane ma con risultati discutibili e discontinui. Il Cartaio è vedibile solo dai completisti che seguono, ormai temerariamente, tutte le produzioni argentiane.

TRIVIA

⟡ Il titolo del film deriva da Cincinnati kid (1965), pellicola di Norman Jewison nella quale Karl Malden era, appunto, il Cartaio.

⟡ Per il film, Argento ha voluto usare il minor numero possibile di luci artificiali, questo per dare una maggiore profondità all'immagine. Negli esterni a Roma, siccome non tutti i vicoli erano illuminati a dovere, sono stati costruiti sei lampioni trasportabili da piazzare secondo le necessità.

⟡ Negli extra del DVD, in un'intervista, Argento discorre dell'importanza dei particolari. Ad esempio, fa notare come anche il respiro di una persona che dorma al suo fianco gli metta ansia. Proprio per questo motivo, in alcune occasioni in cui ha dovuto dormire con una donna, non sopportando il suo respiro, ha preferito dormire nella vasca da bagno. ... Ok, tre passi indietro molto lentamente.

Regista:

Dario Argento

Durata, fotografia

100', colore

Paese:

Italia

Anno

2004

Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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