Delitto sul Po

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Voto:

Il commissario D'Angelo (Antonio Rezza) riceve una telefonata dall'agente Antonio che sta per essere assassinato da una banda di tre loschi figuri. Il corpo viene trovato sulle rive del Po. Il commissario arresta i colpevoli senza aver prove in mano. Uno dei tre malviventi si toglierà la vita a causa delle torture perpetrate da D'Angelo, mentre il Francese (Federico Carra), che sembra essere il capo della banda, fugge dalla prigione. Riacchiappato il Francese, l'apparizione della Madonna Francese farà precipitare gli eventi.

LA RECE

Bizzarrissimo, poco visto, poco ricordato. Tuttavia, il selvaggio e libero (anti) dizionario artistico della Mastrella e di Rezza è una boccata d'aria quando si voglia intendere l'arte come libera rappresentazione di creatività.

Delitto sul Po, sottotitolo “antifilm a corpo morto”, nasce come uno sceneggiato a puntate ognuna di circa 30 secondi. Il film è la somma di questi episodi separati da cinque secondi di nero, un nero fisso e imperscrutabile che oscura il 15% di tutto il film. Non paghi, i registi mettono del nastro adesivo nero sull'obbiettivo della macchina da presa: una banda sopra e una sotto, tipo 16:9, così che il 35% delle riprese venga oscurato. Risultato: il 50% del film è nero. Viene bocciato il passaggio televisivo ma, grazie a Gianluca Arcopinto della Pablo Film che portava avanti un discorso di recupero e aiuto del cinema indie italiano, il film vede la luce e anche il buio immediato, dato il tonfo apocalittico al botteghino: 48 spettatori per un totale di 234 euro. A scanso di equivoci, va detto che questo film, realizzato nel 2000 con un budget limitatissimo, non ha la sua forza nello spunto comico ma nel desiderio di ribaltare le regole e l'ortodossia del cinema. Lo spazio in cui recitano gli attori è limitato o vastissimo, gli stessi attori sono pochi e la voce che doppia quasi tutti è quella di Rezza. Non esiste una vera e propria sceneggiatura, non esiste una vera e propria storia, non esiste una ben definibile comicità. C'è un certo gusto per il simbolo (l'acqua del Po che scorre e l'acqua che manca dalle damigiane in commissariato, così come la metamorfosi che avviene nell'acqua della vasca da bagno) ma c'è, soprattutto, la voglia di sovvertire i canoni, di prestarsi a qualcosa di diverso, consapevoli, credo, di essere votati al suicidio al botteghino e in tv. Ma, come dicono gli stessi autori: “Delitto sul Po è un film a basso budget, non per scelta ma per necessità, anche se la vera necessità spesso assurge a scelta, a libera scelta, all’esercizio di quel libero arbitrio che non puoi raggiungere se privo di necessità. La necessità necèssita della libertà allo stato puro e sicuramente, in questo film, abbiamo raggiunto ed assaporato il più alto livello della libertà. Adesso, oltre che liberi, siamo preoccupati (e non sappiamo se dalla preoccupazione nascano stati ulteriori di necessità o di libero arbitrio) ma la libidine provata nel lavorare in assoluta autonomia ci fa forti e pronti a scavalcare il prossimo ostacolo: la disperazione genuina, il non aver diritto a sperare per poi, finalmente vecchi, raggiungere un pubblico che oggi ancora non è nato, e quindi non è libero, e forse non è necessario. Delitto sul Po è un’opera (seconda) che nega in modo deciso l’utilità della sceneggiatura”. Insomma, un film non per tutti. Eppure, Delitto sul Po ha un suo diritto/dovere di esistenza e di essere guardato da chi cerca qualcosa di diverso. Parecchio diverso. Molto poco sensato attribuirgli un voto; offro un 6 politico che non ha alcun senso.

TRIVIA

Antonio Rezza (1965) dixit: “La rappresentazione di un male noto è una scorciatoia per arrivare allo spettatore. Se parlo di qualcosa che tu già conosci, in un certo modo ti vengo incontro; il biglietto dovrebbe costare la metà” (espresso.repubblica.it).

Flavia Mastrella (1960) dixit: “La mente ha bisogno di perdersi, altrimenti trova solo razionalità; mentre l’arte è anche mettere in forma l’irrazionalità, altrimenti rischia di apparire come un’arte fredda” (dire.it).

⟡ Nessun dato, per ora.

Regista:

Antonio Rezza, Flavia Mastrella

Durata, fotografia

97', colore

Paese:

Italia

Anno

2001

Scritto da Exxagon nell'anno 2007; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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