Dogs don’t wear pants

Voto:

Il chirurgo Juha (Pekka Strang) perde la moglie per annegamento. Scoprirà che l’asfissia autoerotica lo porta ad uno stato alterato di coscienza grazie al quale può rivedere la consorte defunta. Cercherà, per agevolare la pratica, l'assistenza professionale della dominatrix Mona (Krista Kosonen) che lo introduce nell'universo BDSM. In questa nuova dinamica, entrambi i protagonisti fanno emergere il loro dolore esistenziale ma anche il desiderio di amore.

LA RECE

Sfortunatamente film NON per tutta la famiglia ma, chi sa guardare con gli occhi di una sensibilità non troppo facilmente perturbabile, si approcci a questo "delicato" film d'amore.

Dramma del sublime e del perverso che possono coabitare nell’animo umano e che si fanno più evidenti, almeno secondo il soggetto di Juhana Lumme, quando ci si trova sul baratro emotivo, nel caso specifico l’elaborazione della morte di una persona amata. Tramite la “petite mort”, ovvero l’orgasmo, il chirurgo Juha si avvicina alla grande morte della moglie, ci si avvicina senza mai raggiungerla; anzi, rischiando davvero di raggiungerla drammaticamente tramite pratiche di asfissiofilia. Inizia qui il viaggio di un uomo che il dolore ha strappato alla normalità per entrare in contatto con una nuova immagine di sé, in un mondo dai colori freddi e dagli scuri accentuati. Rapito ossessivamente dalla riscoperta di sé come asfissiofilo, Juha trascurerà la figlia ma troverà nella dominatrice Mona uno speculare, per quanto non identico e, forse proprio per certe divergenze, non del tutto colluso e capace di far scattare, per entrambi, una peculiare evoluzione emotiva. Per l’esattezza, Juha si rivolge ad una dominatrice BDSM che pare molto versata in pratiche di umiliazione e dolorose, mentre Juha, a ben guardare, accetta il dolore e l’umiliazione come scotto per poter giungere alla pratica asfissiofila che gli consente la trascendenza. Mona, per motivi lasciati alla nostra immaginazione, è una donna turbata, ambiguamente spaventata ed attirata da questo nuovo cliente che lei vuole sottomettere come un cane ma che, invece, la riporta ad una dimensione drammatica e tormentata del BDSM. È come se Juha, fresco di mondo sadomaso e ancora in contatto con i fattori traumatici che ne hanno strutturato la tendenza, sbattesse in faccia alla dominatrice quel quid psicopatologico che, in tutti gli altri clienti, è stato invece incorporato silenziosamente nella pratica muta. In questa manifestazione di un BDSM emotivo e terapeutico, se così vogliamo chiamarlo, Mona subisce un contro-transfert e il dolore psicologico di ciò che l’ha portata ad essere dominatrice sadica riemerge turbandola. Questo va ad obliterare la pratica sadomaso fra i due protagonisti? Per nulla. Juha riconoscerà gioiosamente questo suo lato, Mona sarà tranquillizzata dal fatto che l’inclinazione dell’uomo abbia liquidato i comuni fattori tormentati e depressivi. Forse, i due, ora, sono pronti ad entrare in una relazione affettiva ma, certo, non priva dell’elemento BDSM che, nel tragitto, si è fatto maturo e non più perverso, se con ciò s’intende limitante la creazione di un Noi. Dogs don’t wear pants è un film stratificato, complesso, una bizzarra fiaba romantica in cui si cavano denti (preparatevi a stringere i pugni) e ci si piscia addosso ma, nondimeno, fiaba romantica resta. Forse non lo sai ma pure questo è amore. Chi abbia voglia di misurarsi con una sessualità, un’intimità e un dolore diversi dal solito, si cimenti. La cura realizzativa prestata da Valkeapää (fotografia di Pietari Peltola) e l’interpretazione dei due attori valgono la visione impegnata e qualche silenzio di troppo tipico del cinema di lassù.

TRIVIA

Jukka-Pekka Valkeapää (1977) dixit: “Il mondo BDSM è molto particolare e per me è stata una zona scomoda nella quale entrare, così come per la crew che ha lavorato al film. Volevo dargli una qualità umana, e nel film si entra nel mondo BDSM attraverso la prospettiva della famiglia, il che è piuttosto insolito. […] Il BDSM riguarda naturalmente la fantasia, il piacere sessuale, ma c'è anche un interessante elemento terapeutico” (nordiskfilmogtvfond.com).

⟡ Il regista si è avvalso della consulenza di una vera dominatrice professionista con 20 anni di attività BDSM alle spalle. Letto il copione, la dominatrix ha chiesto di porre alcune modifiche, perché, ad esempio, nella vera pratica BDSM le parole usate per dare ordini sono poche, due o anche una al massimo, mentre lo script era ricco di dialoghi. Alcuni oggetti sessuali presenti nello studio di Mona sono dei prestiti di quella consulente. Il regista e Krista Kosonen sono anche stati invitati dalla dominatrice nella sua villa fuori Helsinki, un posticino di 500 mq adibiti alle attività BDSM, in cui la professionista ha mostrato al regista e all’attrice le sue pratiche avvalendosi di uno slave di 50 anni. Il regista l’ha definita un’esperienza piuttosto traumatica ma decisiva per comprendere le dinamiche BDSM e la coreografia di tipo teatrale che i protagonisti della scena BDSM tendono ad adottare per certe pratiche.

Titolo originale

Koirat eivät käytä housuja

Regista:

J.P. Valkeapää

Durata, fotografia

105', colore

Paese:

Finlandia, Lettonia

Anno

2019

Scritto da Exxagon nell'anno 2020; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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