la Donna di sabbia

Voto:

L’entomologo Kiki Jumpei (Eiji Okada) perde l’ultimo bus per tornare in città e rimane bloccato in una remota località sul mare. Troverà ospitalità nella casa di una donna (Kyôko Kishida) situata nel fondo di una dolina di sabbia dalla quale non sarà possibile uscire.

LA RECE

Superba metafora dell'esistenza di tutti noi. La sabbia mai ripresa così prima, e mai più avvenuto. Erotismo dei migliori. Chi ha il coraggio di approcciarsi al cinema orientale degli anni '60?

Prima nomination all’Oscar per un regista Giapponese; premio della giuria a Cannes; uno dei 1001 film che, per Schneider, dovreste vedere prima di morire; inserito nella Criterion Collection. Insomma, non poca roba la Donna di sabbia di Teshigahara che erige il mito di Sisifo a metafora esistenziale con i due protagonisti che devono scavare sabbia per vivere e vivere per scavare, perché, se così non facessero, la sabbia inghiottirebbe la loro casa e, poi, metterebbe in pericolo le abitazioni limitrofe. Il kafkiano entomologo finisce per essere una formicaleone come quelle che colleziona, insetto che, non a caso, produce delle trappole di sabbia nelle quali le prede finiscono e non ne escono più. Intrappolato nella casa con una donna senza nome, il protagonista inizialmente non vuole arrendersi al suo destino ma capitolerà razionalizzando la sua condanna, convinto a restare da una compagna, non volontariamente scelta, disposta a concedere il suo corpo se l’entomologo farà coppia con lei per una vita fatta di sforzi per ottenere beni (la radio) assolutamente inutili. La Donna di sabbia finisce per dire tanto non solo della condizione umana del singolo ma anche dei legami sentimentali e di ciò che li governa nascostamente, con tanto di altri soggetti umani che, dalla superficie, calano in basso beni di consumo per sostentare i “condannati” e incitano all’accoppiamento. Ambigua e sottilmente salvifica la scoperta di Kiki, intento a fare inutili trappole per uccelli, che gli permette di estrarre acqua da pozzetti di sabbia: forse che ognuno, nel suo cubicolo, abbia un compito da svolgere per realizzare al meglio la propria esistenza? Forse che, pur nel piccolo e, comunque, presi in trappola, si possa migliorare un poco la nostra e l’altrui condizione? Oppure si tratta di patetici tentativi per dare un senso alla vita? Capolavoro per concetto e resa filmica, con la sabbia ripresa come mai prima, in ampie inquadrature alienanti così come nei particolari, e situazioni claustrofobiche, erotiche (fra le migliori mai viste), drammatiche, sentimentali, disperate, all’interno del capanno fra la donna e Kiki a recitare la parte di tutti noi. I ritmi sono quelli del cinema orientale (degli anni ‘60!) e la durata del film non è svelta; tuttavia, perdersi questo film è una perdita.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Suna no Onna

Regista:

Hiroshi Teshigahara

Durata, fotografia

123', b/n

Paese:

Giappone

Anno

1964

Scritto da Exxagon nell'anno 2019; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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