Evolution
Voto:
Su una non precisata isola vulcanica, gli unici residenti sono donne e bambini. Quando il piccolo Nicholas (Max Brebant) scoprirà un cadavere in mare, verrà portato in un ospedale nel quale le donne compiono strani esperimenti sui pargoli, venduti a loro come cure. L’infermiera Stella (Roxane Duran), però, sembra provare una tenera empatia per Nicholas.
LA RECE
Smarginato come il sonno e i sogni, orrorifico, artistico, romantico. Eleganza formale e idee la cui forma ultima è negli occhi dello spettatore. Uno dei pochi film per i quali si può dire che si avverta la cifra femminile della regista.
Splendido, delicatissimo horror diretto dalla Hadzihalilovic undici anni dopo l’altrettanto superbo Innocence (2004), e nato sui sedimenti del ricordo di un ricovero per appendicite vissuto dalla regista quando aveva dieci anni. Che poi, horror quasi non si può dire. Certo, gli esperimenti, i riti, le fisiologie che queste donne dall’aspetto quasi alieno esprimono su quell’isola e, soprattutto, l’uso che fanno del corpo dei bambini, è sicuramente cosa orrorifica e, caveat per gli impressionabili, viene anche mostrato un vero parto cesareo. Sarebbe, tuttavia, cosa disgraziata catalogare Evolution come mero horror, poiché la sua forza, così come fu per Innocence, balzella fra scenografie, location, colori, suoni e passaggi talmente ipnotici da rasentare l’ASMR. Come per il film del 2004, anche qui, in sintesi, si tratta di un percorso di crescita, di un’evoluzione. Ma se Innocence presentava, pur con allitterazioni e simbolismi, il comune farsi donna di una bambina, in Evolution l’evoluzione si fa cosa esoterica, mischiando il percorso di maturità dei maschi con quello, peculiare, di donne capaci di riprodursi per partenogenesi; un trait d’union fra la stella marina che decorava la bara nella quale veniva presentata la bambina protagonista di Innocence e, qui, la stella marina come organismo vivente capace di bastare a se stesso. O non del tutto. Le letture psicanalitiche, per Evolution, si potrebbero sprecare fra suggestioni androgine, bisessuali, genitalità non differenziate, Edipo, assenza del maschio adulto e via dicendo. Il pericolo, però, è dire più di quanto il film voglia dire, e si accoglie con umiltà l’osservazione della stessa regista: “Il film doveva avere la logica di un sogno. Più ci addentriamo in un sogno o in un incubo, più misterioso diventa” (roffamonamour.com). E che sogno sia, allora, fra Cronenberg e Lynch, in un mare uterino che fa nascere ma impedisce la fuga, locali umidi e scuri come il mare, come la femmina, pasti dall’espetto disgustoso, donne amorevoli quanto ciniche nel portare avanti il loro processo evolutivo e bambini involucri di questo processo. E poi lo splendore della messa in quadro, dei silenzi, di un tempo che sull’isola segue solamente il ritmo del meccanismo riproduttivo. Per non parlare dell’infermiera Stella - nomen omen - interpretata da una Roxane Duran che pare scappata da un quadro rinascimentale e, con la grazia perfetta di una bellezza imperfetta, ride sulle atteggiate grossolanità estetiche che nei social ormai sono fangoso tsunami. Che bello questo cinema della Hadzihalilovic, bello nel senso più estetizzante e, contemporaneamente, concettuale perché non c’è un binario interpretativo rigido e obbligato, ma molto è lasciato alla sensazione dello spettatore, però non abbandonato al caso delle immagini ma viziato da una cura tecnica rara. Vero cinema bizzarro, orrorifico, artistico, romantico.
TRIVIA
Lucile Emina Hadzihalilovic (1961) dixit: “Volevo raggiungere una sorta di mistero del mondo. Si tratta di sentimenti, e mi interessa molto l'ambiguità e l'ambivalenza. Penso che sia più interessante quando il pubblico deve coinvolgere se stesso, per trovare la propria strada. Ti ho confuso?” (filmotomy.com).
⟡ Il film è stato girato in Spagna perché le leggi sul lavoro minorile avrebbero impedito di realizzare la pellicola in Francia.
⟡ La regista era intimorita dal fatto che i toni orrorifici della pellicola potessero spaventare il giovane interprete Max Brebant, il quale, invece, era solo molto preoccupato per la scena nella quale avrebbe dovuto baciare Roxane Duran.
Titolo originale
Id.
Regista:
Lucile Hadzihalilovic
Durata, fotografia
81', colore
Paese:
Francia, Belgio, Spagna
2015
Scritto da Exxagon nell'anno 2019; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
