il Gabinetto del Dottor Caligari

Francis (Friederich Fehér) racconta la storia del sinistro Caligari (Werner Krauss) che tiene in una cassa il giovane Cesare (Conrad Veidt) e lo utilizza esponendolo alle fiere di paese mentre lui predice il futuro agli spettatori; l'ipnotizzatore utilizza Cesare anche per compiere omicidi. Il mesmerista è, in effetti, il direttore di un manicomio che, impazzito, crede di essere divenuto il dottor Caligari che, prima di lui, aveva utilizzato l’ipnosi per dominare la coscienza. Ciò che si comprenderà solo nel finale ribalterà gli assunti: Francis è un matto rinchiuso in un manicomio che ha proiettato in modo paranoide il suo disagio sul direttore dell'asilo mentale e ha immaginato una storia che incorpora elementi della realtà.

LA RECE

Una delle pietre di fondazione dell'horror al cinema. Il gusto espressionista della scenografia passa in primo piano rispetto ad una storia che, però, non è affatto banale e il suo meccanismo narratico farà scuola.

Considerato da molti il primo film horror pur non essendolo, il Gabinetto del dottor Caligari è uno dei lavori espressionisti più noti nonché pellicola seminale per molti lavori successivi ma anche per una certa iconografia goth rock. Wiene, meno innovativo di molti dei suoi contemporanei, fece un uso relativo di tecniche cinematografiche particolari (con eccezione del flashback nel flashback, sorta di "mise en abyme") e decise per un'impostazione più teatrale. La telecamera è fissa per la maggior parte delle scene e centrata sui protagonisti e sulle loro espressioni ma, più che le emozioni degli attori, emerge la scenografia di Hermann Warm, Walter Roehrig e Walter Reimann (artisti della rivista berlinese Der Sturm) costruita da pezzi di cartone colorato e dipinto con righe sghembe, il tutto immerso in una realtà anfibia virata in blu, seppia e verde. Ogni singola scena è proiettata in questo mondo distorto (anche i dialoghi scritti mantengono lo stile della scenografia) in modo che, anticipando il concetto base del cinema gotico, l'ambiente trasmetta e partecipi della paura e, in questo caso, della distorsione mentale dei protagonisti; è già da questo semplice indizio che lo spettatore dovrebbe intuire di trovarsi in un mondo oniroide e non nella realtà. Eppure, proprio su questo punto s’incentra la vera controversia del film. Dal momento che il finale fu imposto per evitare critiche allo status quo, non attribuire la pazzia a un’autorità per farla ricadere su una persona del popolo, ciò azzerò il valore di critica sociopolitica (siamo nella Repubblica di Weimar) e ne consegue che la visione espressionista diventasse quella di un pazzo, ovvero che l'arte moderna fosse cosa folle. In effetti, applicare la visione espressionista a un'autorità sarebbe stato un bel colpo e, nell'intento degli autori, vi era proprio la volontà di punzecchiare l'autoritarismo prussiano che tendeva a trasformare gli uomini in automi (ma c'è chi ha anche letto la presenza di persone capaci di manipolare le menti come una prefigurazione, quasi un vaticinio rispeytto al nazismo prossimo a venire). D’altra parte, anche Fritz Lang, inizialmente interessato all'operazione, espresse perplessità rispetto allo stile di questo film, stile che sarebbe potuto risultare eccessivo per l'audience media se non si fossero offerte spiegazioni supplementari. Il risultato rimane eccellente, e il finale che riporta tutto a una realtà schizofrenica è un vero coup de théâtre; saranno moltissimi i film, anche attuali, che si rifaranno a questo modello. Il Gabinetto del dottor Caligari va, perciò, considerato una pietra angolare dell'horror e introduce il genere, le immagini, i temi e i personaggi che saranno subito dopo ripresi dalla Universal e dai suoi mostri e, dunque, per estensione del concetto, da tutte le pellicole horror a venire. Eccellente opera d'arte non così lenta nello svolgimento come ci si aspetterebbe da un film degli anni '20. Visione obbligata e voto di rispetto storico.

TRIVIA

⟡ Molte delle copie circolanti del film sono macchiate da una riga scura nella parte alta dello schermo; se siete dei puristi e cercate il meglio sappiate che l'edizione DVD della Kino Video ha risolto il problema. 

⟡ Lo scrittore Hans Janowitz scrisse il ruolo femminile su misura per la sua fidanzata Gilda Langer, un'attrice del Residenz-Theatre di Berlino. Sfortunatamente, la ragazza morì poco dopo l'inizio delle riprese, ufficialmente, per una polmonite ma molti dissero overdose di barbiturici; il suo ruolo fu preso da Lil Dagover. 

⟡ Oltre all’ultima, anche la prima scena fu aggiunta dopo che vennero esercitate pressioni politiche affinché le autorità non fossero messe in discussione o non fossero rappresentate come pazze. 

⟡ Il set era fatto di cartone e le ombre erano disegnate sulle pareti. 

⟡ Lo scrittore Hans Janowitz disse di aver avuto l'idea per il film il giorno che andò a visitare una fiera. Egli vide uno strano tipo che s’aggirava furtivo nell'ombra e, il giorno dopo, venne a sapere che una ragazza era stata brutalmente assassinata. Hans andò al funerale e, lì, vide ancora lo strano tipo che si aggirava nei paraggi. Non ebbe mai le prove che quello fosse stato il colpevole ma da questi fatti trasse la storia del film. 

⟡ Intitolato inizialmente Dott. Calligari, con due L, il film ottenne il nullaosta il 30 gennaio 1924, annullato dalla censura il 4 febbraio, ripristinato il 4 settembre e definitivamente vietato per decreto ministeriale il 14-12-1924.

Titolo originale

Das Cabinett des Dr. Caligari

Regista:

Robert Wiene

Durata, fotografia

78', b/n, muto

Paese:

Germania

Anno

1920

Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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