God bless America

-

Voto:

Frank (Joel Murray), già poco affine alla società americana e ai suoi non-valori, perde il lavoro, riceve una diagnosi di malattia terminale, né trova nella ex moglie e nella figlia capricciosa un buon motivo di vita. L’uomo, quindi, decide di eliminare una giovane star della tv spazzatura per poi suicidarsi ma, compiuto il crimine, verrà bloccato dal togliersi la vita dalla giovane Roxy (Tara Lynne Barr) che condivide appieno, e foraggia, l’idea di una missione punitiva contro una società corrotta.

LA RECE

Dramedy di un uomo vittima della società e, poi, di una giovane che vorrebbe essere ricoluzionaria ma è l'ennesimo riflesso della società da combattare. Il gioco filmico, comunque, regge ma siccome siamo nella società di cui sopra, viene dimenticato subito.

Remake della commedia inglese Parting shots (1998), a propria volta in debito con il breve racconto di Jack Ritchie "To all the rude people” (1961). La mano registica e la sceneggiatura sono del comico Bobcat Goldthwait, nome che dirà poco ma viso che può essere velocemente recuperato in memoria se dico Zed, lo schizzato agente in Scuola di polizia 2: prima missione (1985). God bless America è un’intelligente commedia dolce-amara sulla deriva sociale osservabile negli USA, e per estensione del concetto in tutto l’Occidente, relativa a una generazione di figli superficiali e capricciosi, a genitori imbelli e servili verso la prole, a un circo mediatico sciocco e crudele e, insomma, a tutta una serie di nequizie che fanno mal sperare sul futuro prossimo. Chi non si entusiasma o non si adegua a questo mondo inconsistente finisce marginalizzato. God bless America inizia col botto, sia in termini di spietatezza, sia in termini di riflessioni: Frank perde il lavoro solo per aver compiuto un gesto di vicinanza umana (ha regalato fiori a una collega) che, però, in USA, significa “harassment”, molestia. Non è un’esagerazione: negli States fare un complimento ad una collega tipo “belle le nuove scarpe” o “stai bene con quel vestito” sono cortesie che possono portare facilmente al licenziamento per atteggiamenti molesti o inappropriati verso una donna; la stessa nazione, non dimentichiamo, con la Porn Valley e i contest con le bimbe truccate come zie di 60 anni. In questa società di moralismi posticci, celebrità guadagnate con epic fail, bestemmie come ostie e fascinosa maleducazione, Frank rimane un diverso, prima passivo, poi punitore attivo. L’indubbio fascino di Frank e le sue idee, superbamente reso da Murray, suonano bene alle orecchie del pubblico target di questa pellicola; meno, si spera, la deriva omicidaria da un Giorno di ordinaria follia (1993) che, però, è l’ipertrofica rappresentazione del disagio globale. Non benissimo, invece, l’entrata in scena della teenager psicopatica che fa dell’omicidio un fatto divertente, quando per Frank era, in effetti, un esito doloroso da pagare con il suicidio. In effetti, Roxy è un personaggio interessante per quella sua caoticità morale che passa da angelo punitore a giovane seduttrice inopportuna. Roxy, tuttavia, è una creatura ben distante da Frank che giunge alla follia manichea dopo una vita di frustrazioni e incomprensioni, essendosi tuttavia sforzato di adeguarsi; se non fosse stato licenziato sarebbe rimasto nell’alveo sociale. Roxy, invece, viziata, superficiale e impaziente come le amiche che condanna, si aggrappa ad una figura pseudo-genitoriale, cerca in essa anche una complicità erotica e fa risuonare in lui il peggio by proxy. God bless America, così, finisce per essere il dramma di un uomo-vittima giunto a credere che la morte possa essere una giusta punizione per coloro che non la pensano come lui, il che non lo rende migliore delle sue vittime; poi, ancora, vittima di Proxy scritta in un modo che forse Goldthwait aveva ponderato, dato che la fa chiamare Juno (Juno, 2007) da Frank. Per molti siamo all’ombra di Natural born killers (1994), e qualche sprazzo c’è; ma, in effetti, siamo più vicini alla zona d’ombra di Leon (1994), la cui ambiguità viene però slavata da troppo smart-talk, troppa sentenziosità e piaggerie da cinema teen. Pur così, God bless God bless America.

TRIVIA

Robert Francis “Bobcat” Goldthwait dixit: “La fama è come una grande gomma. È strano, ora sono famoso. Secondo l'opinione dei miei genitori, tutte le stronzate, tutti i rottami del mio passato, sono cancellati. Ora è come se non fossi mai stato il ragazzo che venne stato arrestato. Ora sono un figlio meraviglioso” (IMDB.com).

⟡ Quando Frank acquista l’AK-47, il malavitoso che lo vende glielo descrive con le medesime parole usate da Samuel L. Jackson nel descrivere l’AK all’inizio di Jackie Brown (1997). 

⟡ A differenza di quanto sostiene l’entusiasta Roxy, Alice Cooper non ha anticipato David Bowie nelle sue performance vestito in modo ambiguo e truccato; la carriera di Bowie è iniziata prima di quella di Alice Cooper e, comunque, i rocker The New York Dolls indossavano abiti femminili e make-up prima di Cooper. 

⟡ Durante le news che riferiscono dell’omicidio al cinema, ai piedi dello schermo passa la notizia di alcuni terroristi libanesi truffati mentre cercavano di acquistare plutonio: un sottile riferimento a Ritorno al futuro (1985). 

⟡ Il personaggio del pessimo cantante Steven Clark, preso in giro in American Idol, si basa su un vero concorrente, William Hung, la cui audizione divenne virale per la sua bassa qualità trasformandolo nello zimbello d’America. Il poveretto venne invitato alla finale della trasmissione nella quale fu ancora deriso pubblicamente; lui non capiva di essere schernito, anzi, pensava che tutti lo incitassero. Un riferimento va anche a Paulla Goodspeed, altra persona che transitò con insuccesso in American Idol e poi si suicidò con un’overdose; le critiche ricevute in fase di selezione non furono un balsamo per la psiche della donna che, però, a quanto riportato dalla stampa, era già di suo molto instabile. 

⟡ Frank non pronuncia mai il nome della sua complice, Roxy, per tutto il film.

Titolo originale

Id.

Regista:

Bobcat Goldthwait

Durata, fotografia

105', colore

Paese:

USA

Anno

2011

Scritto da Exxagon nell'anno 2019; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial