Graphic sexual horror

-

Voto:

Film documentaristico

LA RECE

Documentaristica shock sulla vita e le attività dei frequentatori di un noto sito BDSM. Interessante per le riflessioni che ne possono sortire; tuttavia, attenzione: immagini e concetti sono davvero espliciti ed estremi. Assolutamente NON per tutti.

Premessa: qualche difficoltà a categorizzare il documentario perché la sua natura è esplicitamente sessuale con tanto di scene visivamente forti, tuttavia non si tratta né di porno né di shockumentary in senso stretto. Graphic sexual horror rappresenta l’indagine di due signore sulle “atrocità” del sito Insex.com, famosissimo solo fra i connoisseur di BDSM, e sul suo creatore Brent Scott che ha fatto della propria passione un business niente male. Nello specifico, Insex.com è specializzato nel genere GIMP (Girls in Merciless Peril) che, detto così, sembra solo una fiaba con una principessa più sfigata della media. No, non si smette mai di imparare. Il GIMP vede donne generalmente nudissime, che il documentario mostra eccome, affaccendate in situazioni di dominazione, bondage e/o masochistiche. Se il BD (bondage e dominazione) è centrato sul controllo del piacere, e l’SM (sadomasochismo) sul controllo del dolore, il GIMP sembra riassumere le due impostazioni con 'ste ragazze, per esempio, chiuse in una gabbia metallica e calate in una vasca d’acqua a simulare l’annegamento. Altre sedute sul cavallo spagnolo, quello che ti spacca i genitali. Altre ancora con la testa nella gogna a prendere scudisciate. E altre cose di molto peggiori. La casistica proposta da Graphic sexual horror è ampia e si tratta dei servizi foto/video prodotti dal sito e commercializzati. Più del percome è interessante il perché. Alle modelle, pagate anche 300 dollari all’ora, piace; ad alcune moltissimo. Altre si concentrano sui soldi. Questi ultimi sembrano essere un bello sprone per tutti, lì a Insex.com, sito che ha anche introdotto il Live Feed con il quale si possono dare istruzioni in remoto sul come torturare le modelle, si badi, sempre consenzienti e con un contratto firmato in mano. Tuttavia, dal documentario traspare anche un’inaccettabile tendenza a superare il limite o a scoraggiare l’uso della “safe word” che interromperebbe la recita, il gioco, la scena sessuale. Definire cosa siano le loro attività, in effetti, è difficile per chi non sia aduso a quel mondo. Cosa pensare della modella 1201 che, legata come un salame, si prende nel sedere un grosso dildo (era la sua prima esperienza anale!) e non usa la safe-word per il timore di perdere i soldi? “Non è stato ok… Mi sentivo come stuprata”. E ci credo! 1201, però, dice che con quei soldi ha comprato cose belle, e lei, di soldi, ne ha sempre avuti pochi. Un’altra modella, il numero 101 – complimenti per questa cosa del bestiame numerato al posto di usare nickname -, tramite il suo legame sadomaso con Scott, definito il Michelangelo del bondage e della tortura, ha battuto la sua dipendenza dalla droga. Insomma, tesoro, da una dipendenza a un’altra, dai. Le domande sarebbero molte circa il senso e il valore della consensualità in questo settore, nonché, prima questione, sulla stabilità psicologica dei partecipanti. Ragionevole che queste persone pretendano di esser viste come normali, qualsiasi cosa "normale" significhi; tuttavia, la fenomenologia della loro normalità non aiuta. Ad ogni modo, siamo tutti sotto lo stesso cielo e guardare altrove non aiuta a capirci. Attenzione, il mondo di Graphic sexual violence, mostrato senza troppa raffinatezza registica, è qualcosa di molto distante dal comune sentire e ciò che può arrivare è un pugno nello stomaco che porta alla nausea; le loro bizzarrie non risultano mai divertenti. L’istinto è dir loro: “fate pure ma a casa vostra”. Che poi è quello che, in effetti, fanno. Adesso, però, lo fanno sul sito hardtied.com, dato che Insex è stato chiuso dal governo con la motivazione che i siti di sesso violento vengono usati dai terroristi per finanziarsi. Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende. Voto un po' bassino, forse, ma che paga ciò che, con poco entusiasmo, ho dovuto osservare; de gustibus, sì, sì...

TRIVIA

⟡ Selezionato da Arno Kazarian di IMDb come unico film dello Slamdance 2009 recensito nella selezione del Sundance Festival. Non solo, il film ha vinto il premio come miglior documentario al CineKink Film Festival 2009, la selezione ufficiale al Calgary Underground Film Festival 2009, la selezione ufficiale all'HotDocs Film Festival, la selezione ufficiale al Buenos Aires Film Festival 2009 e, in ultimo, la selezione ufficiale all'HotDocs Film Festival 2009.

Titolo originale

Id.

Regista:

Barbara Bell, Anna Lorentzon

Durata, fotografia

84', colore

Paese:

USA, Svezia

Anno

2009

Scritto da Exxagon nell'anno 2013; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial