Hard candy
-
Voto:
Per tre settimane, la quattordicenne Hayley Stark (Elliot fu Ellen Page) e il fotografo trentaduenne Jeff (Patrick Wilson) chattano. Decidono di vedersi per la prima volta alla caffetteria Nighthawks. Nonostante la grande differenza di età, Hayley sembra flirtare con l'uomo e lui pare essere abbastanza refrattario. Jeff, però, non dice di no quando la ragazzina propone di andare a casa di lui. Una volta là, i due si bevono un drink ma, subito dopo, Jeff si sente male e, rinvenuto, si troverà legato a una sedia.
LA RECE
Buona confezione per una moderna rilettura nera di Cappuccetto Rosso. Pedofilia, seduzione acerba, sadismo... Da che parte stare? Una sorta di Rape and Revenge sui generis.
Film orrorifico ma non horror, sorta di Cappuccetto Rosso alla rovescia che si gioca sul sottile filo dell'erotismo contorto poiché è palesemente un film contro la pedofilia ma con una protagonista quattordicenne sottilmente seduttiva che, differentemente da buonissima parte delle coetanee dipinte da Hollywood, sa essere sadica e vendicativa. Dal momento che, in questo caso, è Cappuccetto Rosso a essere crudele, è facile immaginare che lo spettatore sviluppi un'immedesimazione totale con il fotografo Jeff, sdraiato, legato e piangente sul tavolo di casa propria mentre Hayley si appresta ad evirarlo. Tuttavia, Hard candy non è così semplicistico. La ragazza non è folle o, almeno, non lo è del tutto, poiché presenta delle valide prove che fanno pensare che Jeff non solo sia un pedofilo che adesca le ragazzine in internet ma sia anche un pedosadico. Insomma, il lupo è sempre il lupo. Quindi da che parte stare? Chi guarda il film disapprova quello che la ragazza sta facendo ma, in un certo modo, viste le premesse, Jeff se l'è andata a cercare. O no? In Hard candy non è così semplice neppure questo. Fino alla fine del film non sappiamo se, in effetti, Jeff sia un pedofilo ed Hayley si possa essere sbagliata nel seviziare un povero innocente. Il finale darà delle risposte ma non chiarirà tutto sull'origine e sulle motivazioni dei protagonisti lasciando una piacevole sensazione di spiazzamento. Il regista Slade gira un film che si concentra sul confronto contingente dei personaggi piuttosto che far riferimento a un passato del quale sono stati partecipi. Per quanto cruda, la pellicola affascina, e la cosa è strana nella misura in cui la pellicola non chiede allo spettatore un'identificazione con i protagonisti, identificazione che, oltretutto, sarebbe difficile attuare. La regia di Slade è quadrata, composta da primissimi piani e fondali monocromatici; si è stati capaci di massimizzare il set minimale che diventa un ampio palco con differenti scenografie su cui i due attori recitano lunghi dialoghi. La scenografia e la fotografia esaltano i colori pastello; in alcuni momenti le immagini ricordano i quadri di Mondrian. Nell’evoluzione della storia, gli eventi diventano via via meno plausibili così che il fatto narrato assume i contorni di una favola nera più che di un dramma reale. Sopra ogni cosa la performance attoriale: bravo Patrick Wilson ma soprattutto brava la giovane, e maggiorenne, Ellen Page che poi avrà fortuna cinematografica e riceverà attenzioni social per il suo attivismo LGBT e il suo transegnedrismo che la porterà al cambio di nome (Elliot Page). Il fatto che il film tratti di pedofilia e che la giovane protagonista sia davvero graziosa, per quanto si tratti di una bellezza acerba, è un ulteriore elemento di difficile metabolizzazione. Al suo primo lungometraggio, il regista Slade si imbarca in un film non facile che attrae e repelle. Al di là della sensibilità personale e dell'argomento che può essere difficile per gli uni e meno per gli altri, Hard candy risulta una pellicola ben confezionata.
TRIVIA
David Aldrin Slade (1969) dixit: “La mia prima vera esperienza di produzione video non è precisamente definibile. È stata una sorta di immersione graduale. Ho iniziato a fare video per quelli che andavano in BMX davanti all’Art College, e ho vissuto all'interno di quella cultura. Ero un giornalista, quindi ho avuto un approccio pratico a tutto ciò che riguarda il cinema. Quando ho iniziato l'Art College ho avuto accesso al cinema perché lì c'era un laboratorio per pellicole a 16 mm. Ho anche girato molto su Super 8. Ho adottato questo approccio pratico perché non c'era nessuno che potesse insegnarti il lato tecnico, era tutto basato sulla teoria” (myfirstshoot.com).
⟡ Il titolo deriva dallo slang internet indicante una ragazza minorenne tanto attraente quanto pericolosa per un uomo adulto, poiché una relazione con lei implicherebbe reato, quindi una “caramella dura”. Questa locuzione è stata nel tempo sostituita dalla definizione “jail-bait”, ovvero un’esca che ti manda in prigione.
⟡ Ellen Page stava per essere rifiutata per il ruolo di Hayley poiché, nel filmato mandato per il casting, aveva i capelli cortissimi e la cosa era stata una necessità imposta da dal suo ruolo di Lilith Sandstrom nel serial tv Regenesis (2004-2008).
⟡ La scena iniziale al Nighthawks fu girata per ultima, con il set della casa di Jeff trasformato in un caffè. L'ultimissima scena a venire filmata è stata quella nella quale Hayley va nel bagno del locale per mettersi la T-shirt. Le scene nella casa di Jeff, però, sono state girate per la maggior parte in senso cronologico.
⟡ A dispetto del forte contenuto fisico ed emotivo della pellicola, Ellen Page ha detto che la scena più difficile da girare è stata quella al Nighthawks quando ha dovuto mangiare più tiramisù di quanto volesse.
⟡ L'ispirazione per il film viene dal Giappone. Il produttore David Higgins aveva letto alcuni articoli di cronaca in cui si diceva che certe studentesse minorenni giapponesi agganciavano degli uomini in internet per degli appuntamenti "speciali".
⟡ Gli esterni della casa di Jeff sono stati girati nel giardino della casa del coordinatore degli stunt, Erick Brennan. L'arredamento interno s’ispira a quello della casa del produttore Higgins che aveva messo a disposizione la sua abitazione nel caso non fossero bastati i soldi per costruire i set.
⟡ Ellen Page, sulle prime definitasi lesbica (nel 2014) e femminista attivista, si è sposata con la coreografa e ballerina Emma Portner il 3 gennaio 2018. Il matrimonio è terminato nel 2021. Nel 2020, attraverso Twitter, la Page ha annunciato di essere transgender e ha comunicato il cambio di nome in Elliot Page.
Titolo originale
Id.
Regista:
David Slade
Durata, fotografia
103', colore
Paese:
USA
2005
Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
