Hot girls wanted

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Voto:

Film documentaristico

LA RECE

Doc Netflix non particolarmente cesellato ma interessante se si abbia voglia di imbastire alcune riflessioni sul porno, la prostituzione, i soldi, la morale e l'etica.

Il mondo del porno è cosa assai complessa, sia perché è un fenomeno per nulla moderno, sia perché i suoi numeri, fra chi realizza e chi fruisce, ne fanno un fenomeno umano non di nicchia. La sua età e le sue cifre obbligano al rispetto se si vogliono evitare giudizi trancianti assai superficiali, inoltre, con internet, domanda e offerta si sono magnificate e il porno si è diramato in branche molti dissimili le une dalle altre, e per fruitori diversissimi gli uni dagli altri. La finalità delle due registe Bauer e Gradus sembra essere soprattutto demolitivo, accentuando, del porno o, meglio, di certo porno, la dimensione svilente per le donne che, in tanti casi, in effetti, è evidente. All’appello, quindi, mancano le indipendentissime cam-girl, le produzioni domestiche con milioni di follower, il porno-chic, robe di OnlyFans, le produzioni per lesbiche o gay, il porno diretto alle donne etero (sì, ci sono produzioni specifiche), il porno BDSM in cui le Dominatrix imperversano sui maschi, e tante, tante altre cose. L’occhio della cinepresa stretto sul gruppetto di protagoniste che ruotano intorno allo sciatto talent scout Riley, racconta la breve parabola di alcune ragazzotte statunitensi che per desiderio di libertà e, soprattutto, soldi, si lanciano nel mercato pseudo-amatoriale. I girati sono semplici e non si riconoscono grandi meriti tecnici a Hot girls wanted, il cui binario principale di diffusione sarà Netflix, tuttavia moltissimi sono gli spunti di riflessione che emergono dai discorsi serie e faceti dei protagonisti, motivo valido per vedere e ascoltare bene questo documentario. C’è la strisciante questione della normalizzazione del porno che potrebbe aver accresciuto o essere conseguenza di un altrettanto strisciante e crescente tendenza a vivere il sesso come pratica take-away, svuotata di ogni valenza affettivo-relazionale per esaltazione dell’individualismo. Ci sono riflessioni legate all’enorme importanza del denaro, sui modi di farlo presto e con poca fatica (anche se si rivela che il porno, alla fine, è labor, cioè fatica), nonché una maligna e disfunzionale fame di fama che porta a prodotti video in cui le pratiche compiute sono poco edificanti, e sulle quali, a danno fatto, si può piangere. Abbiamo anche riflessioni sul senso protettivo della sessualità preorganizzata nel porno quando la vera paura risiede nelle relazioni d’amore che possono davvero ferire. O, ancora, sull’umiliazione, la schiavitù, il disrispetto che le persone possono patire in diversi ambiti lavorativi ben distanti dal porno, eppure guardati con meno ferocia etico-morale. Il mondo del porno, quello raccontato, segue la logica della “revolving door”: ci si esce con la stessa velocità con la quale si entra. Ragazze carucce della porta accanto che, dopo la loro fase plutocratica e ribelle fatta di deep throat, threesome, facial, dildo, cream pie, infiammazioni vulvari e pillole del giorno dopo, tornano un po’ scornate a casa rivalutando ciò che prima sembrava una barba. Ma non per tutte è così: certe rimangono sul set hot e, pare, con sufficiente gratificazione. Libero arbitrio che va rispettato a meno che non ci si voglia ergere a giudici del bene e del male diagnosticando, senza che nessuno l’abbia chiesto, disagi psichici o incapacità cognitive di centinaia di migliaia di donne inabili a capire cosa sia meglio per loro, o per le donne in senso lato. Anche vero, però, che pochi amerebbero che le persone alle quali vogliamo bene facessero porno, eppure tutti ne fruiamo. Sembra che la logica sottostante sia simile a quella del consumo di carne: va tutto bene finché qualcun altro fa il lavoro sporco, così che io possa nutrirmi senza tutte le responsabilità a monte di ciò che mi voglio procurare. Incongruenze, complessità e bandoli della matassa difficili da districare. Dal film, presentato al Sundance, nasce Hot girls wanted (2017) la serie tv in forma di documentario con ogni puntata che mette in luce un tema specifico.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Id.

Regista:

Jill Bauer, Ronna Gradus

Durata, fotografia

84', colore

Paese:

USA

Anno

2015

Scritto da Exxagon nell'anno 2019; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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