l'Iguana dalla lingua di fuoco

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Voto:

A Dublino, un killer si aggira armato di vetriolo colpendo i conoscenti della famiglia dell'ambasciatore. La polizia brancola nel buio. Si decide di richiamare il detective John Norton (Luigi Pistilli) allontanato dai pubblici uffici per i suoi metodi brutali.

LA RECE

Si parte con problemi produttivi e si arriva al tentativo del pur valido, ma attempato, Freda di maneggiare il giallo argentiano. Finisce male.

Poco da attendersi da questo thriller, del pur bravissimo Freda, nel quale il buon senso va in vacanza. Sarà anche che la produzione era in difficoltà. Dominique Boschero ci fa sapere: “Ricordo solo che ci hanno pagato con degli assegni scoperti, non solo era un film a basso costo, pure gli assegni protestati” (Iacchetti, 2017). Il soggetto, tratto dal romanzo “A Room Without Door” di Richard Mann, venne addizionato da Freda e dallo sceneggiatore Alfredo Continenza di un tocco da krimi tedesco che, però, affossò il plot, lasciando poco di salvabile. Gli effetti speciali sono ben poco speciali, con esclusione della sequenza nella quale viene suturata la testa di Pistilli ma solo perché si tratta della ripresa di un vero intervento chirurgico. Il doppiaggio è davvero mal curato e l'idea di dare a Madame Sobiesky la erre moscia risulta davvero stucchevole. Le musiche sono fastidiose soprattutto quando cercano di indirizzare l'attenzione verso qualche particolare, tipo gli occhiali neri. La corsa ai sospetti è slavata, con i personaggi che fanno di tutto per risultare ambigui o, appunto, sospetti: "L'assassino è uno specialista... come me!" dice il dottore. Gli effetti sonori sono assurdi: prestate attenzione ai rumori dei passi nella scena della rissa notturna. Tocco finale di cattivo gusto in cui compare gratuitamente a seno nudo la figlia di Pistilli. Un noioso e maldestro tentativo di Freda di maneggiare il giallo argentiano, materia con la quale non aveva familiarità, finendo per non riuscire a costruire mai momenti di vera tensione e scivolando su un movente davvero sconclusionato. Poco valgono i brevi momenti erotici con la Lassander. Solo per gli appassionati del genere che, tuttavia, difficilmente gradiranno.

TRIVIA

⟡ Nel film si vede la ricevuta di una lavanderia: la Swastika Laundry. Questa lavanderia, che fu in attività dal 1912 al 1989 a Dublino, si fregiava della croce uncinata sul camioncino delle consegne e sulle sue fatture: "possibilmente nell'unico modo pacifico con cui fu conosciuto quel simbolo in Europa". 

⟡ Freda appare nel ruolo del chirurgo che esegue la sutura. 

⟡ I momenti più hot che vedevano protagonista la Lassander vennero tagliati in censura ma comparvero nel fotoromanzo pubblicato su “Cinesex” nel gennaio 1972. 

⟡ Dagmar Lassander ricorda: “Valentina Cortese… che donna affascinante, simpatica, adorabile! Quando sono arrivata il primo giorno sul set, Pistilli mi ha detto: “Tu vedrai adesso quello che ti succede!” “Che mi succede?” “Tu non sai come recita Valentina…” “Che fa?” “Te ne accorgerai…”. Quando si è presentata e sono cominciate le riprese, lei fa: “Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, …”. È arrivata a cento! Questo era il suo dialogo. E io dovevo indovinare a quale numero entrava il mio dialogo. Lei contava, hai capito? Era quasi impossibile sapere dove attaccare. Luigi Pistilli mi disse che lo faceva anche in teatro. Riccardo Freda la lasciava recitare così” (Nocturno dossier 36; 2005).

Regista:

Willy Pareto [Riccardo Freda]

Durata, fotografia

98', colore

Paese:

Italia, Francia, RFT

Anno

1971

Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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