l'Inferno

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Voto:

Il film propone alcuni dei canti più incisivi dell'Inferno di Dante.

LA RECE

Esordi del cinema italiano: il genere storico in costume, l'esaltazione del nostro materiale artistico nazionale, l'avanguardia della nudità. Più di un secolo fa, più creatività e coraggio di oggi.

Cinema pionieristico italiano ma, certo, non uno dei primi né uno dei primi nel genere che emergerà e si ottimizzerà in Italia, mentre Francia, UK e Stati Uniti d'America perfezionavano altro. Gli esordi del nostro cinema fu soprattutto caratterizzato dalla ricostruzione storica e dalle riduzioni romanzesche, quindi fummo noi, a partire dal 1905 con la Presa di Roma, a gettare le basi del cinema storico in costume, cosa che evolverà nell'idea di kolossal quando i soldi lo permettevano e si poteva in qualche modo mimare il trionfo scenografico e coreografico dell'arte operistica. Prima di giungere alla summa di questo nostro cinema popolare così ricco di retorica e nazionalismo che si avrà con Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone, si ebbero opere come quella in esame con il buon vecchio Dante e la sua Divina Commedia, la quale certo non poteva scampare all'attenzione dei primi cineasti italiani. Quale più somma finalità che prendere come riferimento il Sommo Poeta? E sia. La bellezza di 100.000 lire spese, cioé 50 € (400.000 € del 2020) e tre lunghi anni di lavorazione con la collaborazione di 150 comparse, nonché un lancio pubblicitario in grande stile organizzato da Gustavo Lombardo fondatore della Titanus che prometteva due ore di proiezione. Il 10 marzo 1911 (c'è chi dice 22 marzo) l'Inferno fa il suo esordio al teatro Mercadante di Napoli; sarà un successo che non si limiterà all'Italia ma che ne valicherà i confini guadagnando ai botteghini USA fino a 2 milioni di dollari, a quei tempi palanche. Le pizze originali del film sono ora in possesso della Library of Congress e del British Film Institute. A noi non resta che goderci la rimasterizzazione compiuta nel 2004 dalla Eye 4 Films, la quale decise di accompagnare musicalmente le immagini con lo score dei Tangerine Dream. Avranno fatto bene a piazzare musica elettronica a fianco di immagini di cento e più anni che trattano la più nobile delle opere letterarie? Forse sì, perché la musica è gradevole: un po' Enya, un po' ambient, molto new age. Forse no, perché, in effetti, non c'entra granché. Ciò che conta, però, sono le affascinantissime immagini di questo pezzo di storia che parla di un cinema italiano capace di sognare e realizzare il fantastico sul grande schermo, che oggi c’è da invidiarli. Visivamente impressionate e impo-nente per la ricostruzione scenografica che chiaramente richiama Gustave Dorè e le sue note incisioni con cui fu illustrata la Divina Commedia fra il 1861 e il 1868, il film ripercorre la prima cantica scritta da Dante fra il 1310 e il 1313 soffermandosi sugli episodi più noti quali Paolo e Francesca, Farinata degli Uberti, il Conte Ugolino. Le invenzioni sceniche ed effettistiche non mancano e rammentano nello stile le opere di Georges Méliès (il Viaggio nella luna, 1902): indimenticabile più di una sequenza fra quelle che si avvalgono della presenza di numerose comparse, disposte, per amore dell'arte, a denudarsi in un'epoca in cui denudarsi non era cosa di tutti i giorni; da segnalare che l’Inferno è il primo film al mondo a mostrare un nudo maschile frontale; ben 58 anni in anticipo rispetto al "primo" scandalosissimo nudo maschile che si vedrà in Donne in amore (1969). Le immagini sono inframezzate da intertitoli lunghi ed eloquenti che un po' illustrano e, in parte, citano il testo di Dante. Lo stile del tempo voleva che l'intertitolo spiegasse l'azione seguente in modo da aiutare lo spettatore a comprendere i gesti e le espressioni degli attori; col tempo lo stile cambierà e l'intertitolo, di preferenza più breve, verrà inserito nell'azione. L’Inferno è un'esperienza cinematografica surreale non fosse altro che per l'antichità dell'opera, anche se non tutti sono pronti a sorbirsi un'oretta di film muto con una qualità video compromessa da polvere e graffi. Chi riesce a soprassedere a tali limiti, e a farsi trasportare dalla curiosità di vedere qualcosa di davvero diverso dal solito, non si perda questo film da salvare dall’oblio. Massimo rispetto per gli avi. Voto massimo ma anche poco sensato.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Italia

Regista:

Francesco Bertolini, Adolfo Padovan, Giuseppe de Liguoro

Durata, fotografia

71', b/n, muto

Paese:

Italia

Anno

1911

Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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