Kinatay - Massacro

Voto:

Peping (Coco Martin), giovane poliziotto filippino, la mattina ha vissuto il suo zenit con il matrimonio, e la sera raggiunge il nadir con il sequestro, lo stupro e l’omicidio di una prostituta operato da un manipolo di colleghi che lui affianca e guarda senza potere-volere opporsi.

LA RECE

Tutti abbiamo le nostre buone ragioni per girare lo sguardo di fronte al Male. Film brutale a vari livelli e ad alto livello. Consigliato ma NON adatto a tutti.

Con lentezza, e dalla luce all’ombra, si gira per Manila esplorandone gli anfratti e le genti, anche gli anfratti della mente delle genti e degli agenti. Tratto da una storia vera, Kinatay è, solo in superficie, un brutale racconto di violenza ai danni di una donna fatta a pezzi e sparsa per la città da tutori dell’ordine che arrotondano uno stipendio insufficiente con la malavita. Cinico ma, se si trattasse solo di questo, saremmo nel semplice campo di un torture-porn o, chessò, di un dramma di denuncia, perché la sorte di Madonna (Maria Isabel Lopez) chissà a quante è toccata, e a quanti bambini, e ad altri sfortunati massacrati e svaniti nel nulla per le più sordide ragioni. Poco sotto il “banale” orrore della vittima e dei criminali, e senza bisogno di complesse esegesi, Kinatay mostra un volto più interessante e nel quale, ahinoi, ci si può rispecchiare. Peping (peeping, guardone), bravo family man, scivola in un incubo morale dal quale non riesce ad affrancarsi per il desiderio di far quadrare il bilancio esistenziale. E in questo tragico movimento diplomatico, Peping, e noi con lui, brave persone, per carità, si fa tutti un po’ pena. Poi, certo, abbiamo le nostre buonissime ragioni, futili ma incontestabili, per renderci complici e girare la testa dall’altra parte dopo aver, comunque, buttato lo sguardo. Il Male è strutturale? E se è strut-turale, è anche strutturante? Che Mandeville e le sue api non siano poi andati troppo lontano dalla verità? Film quasi inapprocciabile dal mainstream per la sezione più violenta, che violenta è davvero (Kinatay, tanto per non sbagliare, significa “fatta a pezzi”), ma è un peccato. Questo acclamato e poco noto lavoro di Mendoza non è un film exploitation centrato sulla violenza, lo stupro e il sangue; Kinatay è un film sull’orrore delle persone comuni; per questo, e per come è realizzato, è un bel manrovescio in odore di neo-neorealismo.

TRIVIA

Brillante Mendoza (1960) dixit: “L'essenza di una scena, per me, non dipende sempre dal dialogo. Il film è un mezzo visivo, quindi a volte è più importante concentrarsi su ciò che vediamo piuttosto che su ciò che sentiamo. Gli attori veramente bravi non hanno bisogno di parole per comunicare l'essenza di una scena; le espressioni sul loro volto e il loro linguaggio corporeo sono più che sufficienti per trasmetterla” (culture360.asef.org).

⟡ Per Kinatay, il regista ha vinto il premio “Best Director” sia a Cannes 2009, sia allo Stiges 2009. Al Gawad Urian Awards 2011, il festival del cinema delle Filippine, il film ha vinto il premio come miglior film del decennio.

Titolo originale

Kinatay

Regista:

Brillante Mendoza

Durata, fotografia

105', colore

Paese:

Francia, Filippine

Anno

2009

Scritto da Exxagon nell'anno 2013; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial