the Life and death of a porno gang

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Voto:

Il giovane videomaker Marko (Mihajlo Jovanovic) ha velleità artistiche ma finisce a lavorare nel porno, mercato che lui rilegge combinandolo con afflati arthouse e teatrali. Assoldato un manipolo di pseudo-attori sconvolti, la gang inizia a girare per le campagne serbe su di un van, proponendo recite fucking-live. Il loro coraggio artistico attira l’attenziona del giornalista d’assalto Frantz (Srboljub Milin) che propone loro, a monte di lauti guadagni, di girare degli snuff con gente desiderosa di morire.

LA RECE

Interessante pezzo di cinema estremo che parte da un rivolo comico e approda alla morte e alla degenerazione figlia dell'orrore post-bellico. Approcciare con cautela.

Cinema col filo spinato fra i denti da guardare in double-bill con a Serbian movie (2010) anche perché i temi e il mondo in cui avviene la faccenda sono i medesimi: una Serbia post-conflitto abitata da un’umanità sconvolta che vorrebbe alzare la testa con l’arte ma si trova a razzolare e rantolare fra corruzione, violenza, eros e thanatos. A differenza del lavoro di Spasojevic, qui la cosa si fa più ruspante e, a tratti, anche divertente, con questa gang di girovaghi alla Kusturica a spasso per l’outback serbo a far ridere e torcere le bocche sdentate dei contadini di laggiù con sperimentalismi porno-teatrali e tanti pezzi transgender non molto ben accolti. Problema è che la vis artistica di questi sconclusionati viene captata dalla Serbia ancora psicologicamente stuprata dal conflitto di fine XX secolo, e la creatività, salvifica nelle intenzioni, si trova piegata al servizio della morte più deprimente, lo snuff, organizzata a danno di persone che volontariamente si sottopongono alla tortura terminale, chi per proprio scompenso psichico, chi per assicurare un futuro economicamente stabile alla famiglia. Gli eccessi grafici e concettuali che ne seguono, così come avveniva per il film di Spasojevic, trovano una giustificazione narrativa, e benché non si evitino ripetitività, e brutalità un po’ gratuite in punta d’exploitation, tutti i pezzi dell’eccesso trovano una loro collocazione nel puzzle del degrado. D’altra parte, il senso di un film sulla disgregazione autodistruttiva del paese nel quale è stato prodotto, è riassunto nell’immagine metaforica di un water intasato dalla merda. Occhio che il film è turpe, violento, non porno ma con forti elementi sessuali, quindi inadatto a chi non ha esperienza di cinema borderline. Comunque, per tranquillizzare, il filmato della decapitazione mostrato dal giornalista è falso. Valido pezzo di cinema estremo.

TRIVIA

Mladen Djordjevic (1978) dixit: “Almeno i russi, i polacchi e i cechi avevano una ricca tradizione di film fantasy, molti dei quali destinati ai bambini, ma c'erano anche film surreali e dark-fantasy per adulti. Potevano farla franca. In Serbia non era così, lì la maggior parte dei cineasti non amava questi temi, anche se non era per l'estetica ufficiale comunista che non supportava nessun tipo di fantasy” (offscreen.com).

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Zivot i smrt porno bande

Regista:

Mladen Djordjevic

Durata, fotografia

90', colore

Paese:

Serbia

Anno

2000

Scritto da Exxagon nell'anno 2010; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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