the Love witch
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Voto:
Dopo essere stata lasciata dall’amato, la splendida Elaine Parks (Samantha Robinson) si dà alle arti magiche per conquistare il cuore degli uomini. Ciò che otterrà con le sue pozioni, tuttavia, è ridurre gli uomini in uno stato emotivo fragile e, per lei, del tutto non affascinante. Il poliziotto Gian Keys (Griff Meadows), però, sembra resistere al suo fascino, anche perché ne ha scoperto le macchinazioni esoteriche.
LA RECE
Se una donna venisse amata da un uomo in quel modo totalizzante che, idealmente, le donne desiderano (?), sarebbero poi davvero contente o pronte a ricevere quell’ondata di emotività che, per convenzione, è loro appannaggio? Vediamo cosa ne dice una regista e la strega che fa muovere sul set.
Strano film, questo, e di certo troppo lunghetto nello stiracchiare una trama che avrebbe vestito più agilmente la durata dei canonici 90 minuti. Nondimeno, l’esperimento vintage femminista di Anna Biller il suo fascino ce l’ha. In primo luogo, the Love witch, come il precedente Viva (2007) della Biller, è fascinoso per i suoi colori saturi, per le soluzioni di ripresa da vecchio cinema (zoomate sugli occhi, dissolvenze, …), per il décor retrò e per i volti degli attori che ricordano certi prodotti tv leggeri, una convenzionalità che si fa bizzarria; tantopiù che, parallelamente ad un impianto apparentemente innocuo, la Biller inserisce scene di nudo integrale maschile e femminile. Non, però, della bellissima attrice protagonista Robinson, mix panamense e inglese, la quale, poco coerentemente con il ruolo, rimane sempre castigata con intimo e lunghi capelli che la coprono come una venere botticelliana. La particolarità di the Love witch, ad ogni modo, non è vedere o meno il corpo della Robinson. Il film offre una strana e quasi incoerente pozione di spunti d’emancipazione femminile con la strega moderna come icona di essa, e lo spasmodico desiderio di realizzarsi attraverso l’amore che un uomo può offrire. In realtà, la vera svolta femminista sta nell’aver sottolineato l’emotività maschile, autodistruttiva, che viene sollecitata dall’incanto femminile ma che, poi, dalla donna non viene riconosciuta come qualcosa di davvero desiderabile. Cioè, come ben espresso più sotto dalla regista: se una donna venisse amata da un uomo in quel modo totalizzante che, idealmente, le donne desiderano (tutte? sicuro?), sarebbero poi davvero contente o pronte a ricevere quell’ondata di emotività che, per convenzione, è loro appannaggio? E, ancora, che riflessioni possono essere estese agli uomini dall’emotività contratta per preservarsi dal dolore? Riflessioni sollecitate, deo gratias, da una regista, perché, altrimenti... In senso più ampio, the Love Witch è un colorato, surreale e imperfetto esperimento filmico (male la recita medioevale) in cui gli affetti profondi sono veleno per tutti, maschi e femmine, mentre meglio sanno regolarsi coloro che si adeguano a una sopita vita matrimoniale o, dall’altro lato, coloro che hanno fatto della loro esoterica passione una schematica ritualizzazione. Chi, invece, è in cerca di tormento ed estasi, ne rimane distrutto. Interessante per gli spettatori in cerca di qualcosa di diverso, sia esteticamente, sia concettualmente, ma non è un film imprescindibile.
TRIVIA
Anna Biller dixit: “La grande questione è cosa succederebbe se gli uomini amassero le donne così fortemente come le donne vogliono; il modo in cui le donne bramano essere amate dagli uomini. Gli uomini sono noti per essere molto meno emotivi delle donne ma, secondo la mia esperienza, sono molto più emotivi. Ed è per questo che non vogliono o non possono spalancare quella porta: li distruggerebbe. Ed è questo che uccide tutti gli uomini nel mio film: dover provare i propri sentimenti". (theguardian.com).
⟡ A quanto indicato dalla stessa regista sul suo account twitter, il clima sul set non era per nulla positivo e i contrasti erano soprattutto legati al fatto di essere una regista. Un post della Biller riporta: “Dato simpatico: buona parte della crew di the Love witch (con poche eccezioni) odiava ciò che stavamo girando e non ha neppure visto il film dopo che è stato completato”.
Titolo originale
Id.
Regista:
Anna Biller
Durata, fotografia
120', colore
Paese:
USA
2016
Scritto da Exxagon nell'anno 2020; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
