la Lupa mannara
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Voto:
Daniela Nesseri (Annik Borel) è stata violentata da piccola e, quindi, odia i maschi; in più, una sua ava era una licantropa. La logica conseguenza è che Daniela finisca per soffrire di un disturbo psicologico per cui, durante le notti di luna piena, sente di essere una licantropa assassina, non limitandosi a uccidere uomini. Daniela fugge dall'ospedale psichiatrico nel quale era stata rinchiusa e incontra un bravo ragazzo con il quale ritrova la serenità. Un'altra tragedia, però, attende Daniela. La sua mente piomberà di nuovo nel delirio.
LA RECE
Strano horror erotico e psicologico che tenta di dare alla licantropia una lettura diversa dal solito. Risultato non eccellente e di una certa bizzarria.
LUPA MANNARA, la ∎ ; Italia; 1976; 100'; Colore; Horror, R&R, Erotico ∎ ∎ Di Silvestro scova in Svizzera Annick Borel, che, ipse dixit, “non truccata era incredibilmente simile a un lupo”, e la importa per rileggere il mito licantropico “con rigore scientifico, rappresentante la sessualità frustrata”. Messa giù così, potrebbe trattarsi di un capolavoro. In realtà, la Lupa mannara, benché non privo di meriti fra i quali la fotografia di Sergio D’Offizi, mostra troppo il fianco poveristico e sessuale per poter essere preso sul serio come pezzo di seriosa rilettura del fenomeno licantropico, anche se, va detto, l'approccio psichiatrico al posto di quello puramente folkloristico non è malaccio. È, tuttavia, una goccia nel mare per un film che, per eccessiva ambizione, affastella temi e generi, iniziando come horror e sconfinando nel dramma che, poi, approda al rape & revenge, in quest'ultimo frangente rendendosi anche interessante. Il sangue si limita a poche scene (un'accettata, una forbiciata, qualche morso) mentre il resto della pellicola si assesta sul nudo di varie attrici, sulle urla disumane della Borel, e su uno score musicale funky da porno-soft. Non si offre molto altro allo spettatore per poter tenere desta l’attenzione e anche la paura; se di paura si può parlare, si limita a una sola scena in cui in una stanza appare una donna sderenata. C’è il buon Frederick Stafford nelle vesti un ispettore di polizia che tiene alti i toni recitativi. Imperdibile il trucco da lupa mannara applicato alla protagonista: naso da cane e mammelle pelose. La sequela di disgrazie che perseguita Daniela Nasseri è inverosimile, e il film si conclude in una maniera davvero insoddisfacente. Resta interessante il caso umano della misconosciuta attrice Annik Borrel, forse francese, forse svizzera, scomparsa dalle scene e chissà finita dove; che fosse la pronipote dello scrittore Petrus Borel che influenzò i surrealisti e che ebbe soprannome “il licantropo”? Chissà. Se voleste vedere un bel film sui lupi mannari, questo non è quello che fa per voi. Se voleste vedere un film erotico, la Lupa mannara non offre abbastanza. La pellicola, tuttavia, ha un suo fascino maldestro.
TRIVIA
Rino Di Silvestro (1932-2009) dixit: “La Lupa mannara nasce per un bisogno di uscire di senno, per cercare di capire cosa può avvenire se, in effetti, alcune forze misteriose hanno la capacità di cambiare il destino di una persona o no. Il misticismo ti porta all’anoressia e alle visioni mistiche. L’attacco licantropico a cosa può portare? Ci sono effetti psicopatologici tali che possono condizionare l’esser umano, come un’altra identità. L’altro sé […] A quel punto, dov’è la linea di demarcazione nella scelta fra il bene e il male? L’individuo cosa diventa? Bestia, animale, degno di essere liquidato con una pena capitale o internato in un ospedale psichiatrico?” (Nocturno 100, 2010).
⟡ Frederick Stafford, nato in Cecoslovacchia nel 1928, vero nome Friedrich Strobel von Stein, morirà solo tre anni dopo, il 28 luglio 1979, a Sarsen (Svizzera), in un incidente aereo.
Regista:
Rino Di Silvestro
Durata, fotografia
100', colore
Paese:
Italia
1976
Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
