Matango il mostro

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Voto:

Il professore Kenji Murai (Akira Kubo), rinchiuso in manicomio, racconta retrospettivamente l’incubo vissuto da lui e da una piccola compagnia di persone in viaggio su uno yacht. Persa la rotta per il maltempo, e con scorte di cibo in esaurimento, il gruppo finì su un’isola sconosciuta che offriva come sostentamento solamente funghi che, però, avevano un potere mutageno.

LA RECE

Monster movie (moderato) cult nipponico che ha le spore e i funghi come minaccia principale. In un mood sonnacchioso ha luogo questa curiosa metafora (forse) anticapitalistica. Chi ama le cose diverse dal solito lo recuperi. Buono anche per chi soffre d'insonnia.

Prodotto dalla tuttora operativa Toho Company, fantahorror dall’andamento diseguale con grandi potenzialità soporifere ma anche una notevole dose di bizzarria che emerge nel finale. Tratto dal romando “Una voce nella notte” (1907) di William Hope Hodgson specializzato in sinistri racconti marinari, Matango non godette della fortuna di pubblico che, del regista Honda, preferì l’energica distruttività di Godzilla (1954) ma, nel tempo, si guadagnò una schiera di aficionado rapiti dall’ambientazione cupa, sonnambolica e da una minaccia - muffe e funghi - ben più subdola della grandeur del mostro marino. Qui abbiamo delle persone infestate dalle spore fungine che diventano nientemeno che funghi loro stessi, pure ridacchianti, che si trascinano con lentezza zombesca verso le loro prede. Le immagini finali nel bosco vivente con funghi a grandezza d’uomo, per quanto assurde e poveristiche, e soprattutto per questo, rimangono nella memoria portandosi via quel tot di noia e di sforzo per aver cercato di comprendere la variegata dinamica psicologica fra i personaggi. La cosa oggi fa ridere ma, ai tem-pi, il film fu bandito in Giappone perché il fungo era un triste rimando alla tragedia di Nagasaki ed Hiroshima. Data la qualità umana della ciurma (il miliardario dice "Io non sono intelligente, ma sono ricco e posso pagare gli altri per pensare al mio posto"), ed il ritorno forzato ad una condizione di apatia e minimalismo naturale per opera delle spore, aleggia l’idea che Matango butti lì una certa critica capitalistica. Buona, l’atmosfera umidiccia e anche l’andazzo s(o)porifero per un fantascientifico che getta un’ombra lunga sulla società moderna, perché quello che è successo sull’isola misteriosa, il cane mangia cane, succederà anche a Tokyo e poi in tutto il mondo. Cult sonnachioso.

TRIVIA

Ishirô Honda (1911-1993) dixit: “Il sistema che esisteva negli anni '50 e '60 era diverso da quello attuale. Durante gli anni '50 e '60, il reparto di progettazione accettava le idee di qualsiasi dipendente della Toho. Uomini H (1958) è un tipico esempio; l'idea per quel film è venuta da un attore quasi completamente sconosciuto. Mothra è un altro esempio tipico. I membri del dipartimento di pianificazione andavano in giro a raccogliere idee da tutti coloro che lavoravano per la Toho; poi, quattro romanzieri sono stati incaricati di scrivere una storia su una grande falena e due piccole fate. Queste quattro persone hanno scritto la storia che è apparsa nell'Asahi Shimbun [un giornale giapponese molto popolare] e, poco dopo, il signor Sekizawa ha scritto una sceneggiatura basata sulla storia. Io ho dato consigli solo sugli aspetti cinematografici della storia” (davmil.org).

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Matango

Regista:

Ishirô Honda

Durata, fotografia

89', colore

Paese:

Giappone

Anno

1963

Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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