Miriam si sveglia a mezzanotte
Voto:
Miriam (Catherine Deneuve) e John Blaylock (David Bowie) sono vampiri ultracentenari che vivono a New York. John, vittima di invecchiamento accelerato, cerca aiuto presso un centro di ricerca gerontologica ma nessuno lo ascolta. Miriam lo deporrà in una bara, al fianco di coloro che furono i suoi amanti, tutti in uno stato di morte apparente. Quando Sarah Roberts (Susan Sarandon), medico all'istituto gerontologico, si reca a casa di John per una visita, verrà sedotta da Miriam che farà della dottoressa la sua nuova amante.
LA RECE
L'ammagliante "camp consapevole" di Scott traghetta il vampirismo dal gotico classico ad una meditazione post-moderna sulla mortalità, sul desiderio e sul consumo culturale, con l'accumulo di oggetti d'arte attraverso i secoli che diventa una manifestazione fisica dell'eternità vampirica.
La scena iniziale di Miriam si sveglia a mezzanotte rende bene ciò che il film mostrerà in seguito e lo stile con cui verrà reso: la Deneuve e Bowie vanno in una discoteca alla moda nella quale il gruppo new wave Bauhaus canta "Bela Lugosi's Dead" e adescano due avventori; il montaggio è frenetico, l’aspetto della pellicola è patinata e simile a uno spot, il vampirismo è filtrato attraverso la sensibilità post-punk e new wave. Portati in un elegante appartamento newyorkese, i due verranno salassati fra sesso e sangue. I leitmotiv del film sono definiti. Tony Scott, fratello di Ridley, prima di abbandonarsi a un buon cinema commerciale (Top gun, 1986; Beverly Hills cop II, 1987; Revenge, 1990; Giorni di tuono, 1990; l'Ultimo boy scout, 1991), prova a dare nuova linfa al mito del vampiro tramite un’allure di grande eleganza e un cast d'eccezione, assolutamente pertinente ai toni: Deneuve, Bowie e la Sarandon, quest'ultima mai più così sensuale. Miriam si sveglia a mezzanotte - troppo difficile distribuirlo con il titolo “la Fame”? - non destruttura del tutto il mito del vampiro e l’armamentario connesso, però mira a scardinare quei mille particolari gotici che hanno spesso fatto del vampiro un'entità oscura, antica e opposta alla modernità; anche se, a ben vedere, la sua vis sensuale-istintiva è sempre stata anti-reazionaria. Scott aggiorna il vampiro facendone un mostro esteticamente sensuale, frequentatore di posti alla moda, immerso in un ambiente decadente per eleganza e non per consunzione. Le scelte tecniche sono lo strumento principale per veicolare questo estetismo: come suo fratello Ridley, anche Tony sembra amare i chiaroscuri, gli ambienti ricchi di pulviscolo atmosferico tagliati da lame di luce e l'uso simbolico delle colombe; per questi elementi, the Hunger ricorda, infatti, Blade runner (1982). Ci sono momenti di virtuosismo estetico non indifferente: David Bowie seduto in sala d'attesa con alle spalle una persiana che lascia filtrare la luce e il fumo della sigaretta che sale fra lo sguardo dello spettatore e il viso dell'attore che invecchia ogni secondo che passa. Non meno curate sono le varie situazioni erotiche: le scene saffiche fra la Sarandon e la Deneuve sono di rara finezza, il potere erogeno è palpabile diversamente da tanti film erotici che confondono finezza sessuale con noia abissale. Ovviamente, in tanto estetismo, quest’ultimo trionfa sul contenuto e si fa esso stesso significato, il più immediato. In più, anche dal punto di vista concettuale, non stona affatto l'idea che il vampiro, anima dannata che attraversa i secoli, viva la sua eternità circondandosi di beni effimeri, immerso nella bellezza, il bene effimero per eccellenza, in opposizione al cristianesimo che esalta l’eterno (spirito) e mortifica l’effimero (corpo). Ne scaturisce un film di una squisita atmosfera decadente opposto alle tipiche atmosfere vampiresche, soprannaturali e arcane. Inoltre, i vampiri non irrompono nella società portando la loro vis sensual-rivoluzionaria in opposizione all'intorpidito status quo: qui, essi sono assolutamente integrati nella New York dei locali alla moda e non fanno altro che irretire coloro che, già a priori, portano in sé lussuria e corruzione. D'altronde, la dottoressa Roberts cerca di ribaltare le leggi di Dio bloccando l'invecchiamento, cosa che i vampiri fanno in concreto da un pezzo; il suo personaggio, peraltro, si fa vertice di un triangolo amoroso che può essere letto come una metafora della fluid sexuality emergente nel discorso culturale dei primi anni '80. Più di tutto, questo film ci parla della morte e del disfacimento, cioè della fine dell'estetica, di ciò che è percepibile con i sensi. Il trucco di Bowie e il suo rapido invecchiare è reso alla perfezione dal truccatore Dick Smith che, qui, fa un lavoro ben migliore di quello realizzato per Amadeus (1984). Scott, nel finale enigmatico e melodrammatico, ci mostra cosa si nasconde dietro l'estetismo esasperato, ovvero morte e putrefazione. Miriam si sveglia a mezzanotte merita riscatto dopo che molti recensori l'hanno stroncato per il suo “trionfo dell’immagine”, con quel livore preconcetto che tanta critica orientata (politicamente) ha verso i cineasti che scelgono l’estetica come veicolo di significati, malasorte patita anche da Zeffirelli.
TRIVIA
Anthony “Tony” David Leighton Scott (1944-2012) dixit: “Vengo sempre criticato per lo stile superiore ai contenuti, a differenza dei film di Ridley che entrano subito nello scaffale dei classici. I miei film, in un certo senso, vagano fra le categorie. Forse, con il tempo, la gente comincerà a dire che dovrebbero essere dei classici ma credo di essere sempre percepito come uno che mira a differenziarsi, e la differenza non ti permette di entrare nella categoria dei classici” (IMDb.com).
⟡ Il regista Tony Scott si è suicidato il 19 agosto 2012 gettandosi dal ponte Vincent Thomas a Los Angeles. Aveva 68 anni. Non è ancora chiaro perché abbia deciso di concludere così la propria vita. La voce secondo la quale Scott fosse malato di cancro non ha trovato riscontro nell'autopsia che ha, invece, trovato nel suo sangue traccia di antidepressivi e ansiolitici.
⟡ Dal film nacque un telefilm in due serie: the Hunger (1997-2000).
⟡ Il film è tratto dal libro "The Hunger" di Whitley Strieber.
⟡ Il film guadagnò parecchio credito fra la comunità gay. Soprattutto fu Susan Sarandon a colpire l'immaginario erotico-estetico omosessuale facendone un'icona gay.
⟡ Chi ha la possibilità di vedere la versione in lingua originale noterà la voce roca che Bowie ha nel film. Bowie stesso ha riferito che, per procurarsi quella voce, si piazzò per diverse notti sul ponte George Washington cantando a squarciagola tutte le canzoni punk che conosceva.
⟡ Il produttore Richard Shepherd voleva inizialmente Alan Parker alla regia ma scelse Scott dopo aver visto alcuni spot pubblicitari girati da quest’ultimo.
⟡ Bowie imparò a suonare il violoncello per poter fare le scene che lo vedono impegnato con lo strumento.
Titolo originale
The Hunger
Regista:
Tony Scott
Durata, fotografia
97', colore
Paese:
UK
1983
Scritto da Exxagon nell'anno 2013; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
