il Mostro del pianeta perduto
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Voto:
Dopo l'apocalisse nucleare, in una valle relativamente isolata e protetta, l’ex militare previdente Maddison (Paul Birch) si rifugia con sua figlia Louise (Lori Nelson) in un rifugio costruito in anticipo. Al rifugio arriva lo speleologo Rick (Richard Denning) e un uomo in fin di vita, Radek (Paul Dubov). Non solo: arriverà anche un vecchio cercatore d'oro col suo mulo, e la coppia balorda composta da Tony (Mike Connors), un ladro, e Ruby (Adele Jergens), una spogliarellista. La convivenza non sarà facile per i sei superstiti e le cose andranno anche peggio quando si scoprirà che Radek, nottetempo, esce di casa per andare a nutrirsi di carne cruda. Intorno alla casa, però, si aggira qualcosa di ancor più inquietante.
LA RECE
I sopravvissuti che si rinchiudono in casa per sfuggire a una minaccia invisibile; potrebbero benissimo essere i protagonisti di un film sulla pandemia. Manuale di sopravvivenza per future crisi globali, a metà fra il monster movie e il romanticismo nucleare, con la tecnologia fonte di dannazione e salvezza.
Discutibile titolo italiano che lascerebbe intendere chissà cosa, quando, in effetti, il pianeta perduto in questione è la Terra dopo l’atomica. Il Mostro del pianeta perduto è un postatomico, tipica incarnazione di una nuova corrente di fantahorror emersi in parallelo alle ansie nucleari, alla Guerra Fredda USA-URSS e al timore paranoide per chi viene da fuori. Rispetto ai molti film del genere, melò tenuti a bagnomaria in attesa della comparsa di qualche mostro deforme per le radiazioni, Day the world ended cerca di inserire dei sub-plot nella trama. È in special modo interessante quello che riguarda Ruby: si tratta di un Corman inusualmente fine quello che realizza la scena nella quale Ruby balla come ai bei tempi in cui era spogliarellista, raccontando di un pubblico eccitato e ammutolito, per poi scoppiare a piangere per una vita e un pubblico che non ci sono più. Da manuale il personaggio dell'ex militare stoico interpretato da Birch: tutto d'un pezzo quando consiglia a Rick di sparare a Louise se fosse stata contaminata e lo avesse assalito, tenero e pragmatico quando chiede a sua figlia di sposare Rick per far sopravvivere la specie. La sua casa fortificata sulle colline - costruita con una scenografia minimalista che anticipa involontariamente certe soluzioni del cinema indipendente contemporaneo - diventa un microcosmo delle tensioni sociali dell'America post-bellica. Corman, qui, riesce dove molti altri avevano fallito o, alla meglio, annoiato; lavorando con un budget a dir poco scarno (si parla di circa 96.000 dollari), trasforma le limitazioni in opportunità: le radiazioni nucleari sono suggerite più che mostrate, i mutanti appaiono nelle ombre, e la vera minaccia emerge dalle dinamiche interpersonali tra i sopravvissuti. Chiaro che, trattandosi di Corman, qualche strafalcione scappi: gli schizzi dei tre animali sopravvissuti agli esperimenti nucleari sono da bestiario medievale, il costume del mostro con le braccine è assurdo. Inoltre, cosa non da poco, Corman scopiazzò Anni perduti (1951) di Arch Oboler, il primo film che trattò le conseguenze dell’olocausto nucleare e che narra giusto di cinque soggetti e della loro complessa sopravvivenza in una casa. Corman trasformò il serio discorso di Oboler in un pezzo pulp che, però, finirà per diventare lo standard per le produzioni del genere più inclini al risparmio e alla rappresentazione grafica degli effetti delle radiazioni. Quindi, ingiustamente, il Mostro del pianeta perduto è il film di riferimento da vedere se si vogliano ripercorrere gli after-the-blast movies, mentre il film del ’51 può essere lasciato nel dimenticatoio, come in effetti è avvenuto. L’appassionato diligente vedrà entrambe le pellicole.
TRIVIA
⟡ Chi veste i panni del mostro, Paul Blaidell, è anche l'effettista del film.
⟡ Nota tecnica. Quando al termine compare la scritta "The Beginning", il formato d'immagine cambia: si tratta del Super-Scope. Questo film fu girato in un modo per cui un formato 1.66 veniva portato a 2.35. La versione che si vede, però, a parte la fine, è in 4:3; ciò significa che un buon 75% dell'immagine è stata eliminata. Il fatto che Corman, sapendo di usare un formato panoramico, si sia permesso ampie inquadrature, poi devastate dal pan & scan, si nota, ad esempio, nella scena della chiacchierata a letto fra Louise e Ruby in cui una delle due è totalmente fuori inquadratura.
⟡ Il film non chiarisce bene perché il mostro assilli e parli telepaticamente con Louise. Ve lo segnalo io: il mostro è l’ex fidanzato di Louise, ora mutato; lei guarda il suo volto sulla foto posta sul comodino nella stanza da letto, ma, attenzione, il volto maschile nella foto è quello di Roger Corman!
Fast rating
Titolo originale
Day The World Ended
Regista:
Roger Corman
Durata, fotografia
79', b/n
Paese:
USA
1955
Scritto da Exxagon nell'anno 2009; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
