l'Occhio dietro la parete
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Voto:
Lo scrittore paralizzato Ivano (Fernando Rey), che vive con la giovane Olga (Olga Bisera), affitta un appartamento all'aitante Arturo (John Phillip Law). Lo scrittore spia continuamente Arturo tramite un sistema di telecamere, e ne è così incuriosito che manda Olga in avanscoperta per ottenere informazioni. Finirà molto male.
LA RECE
Essai wannabe rimpinzato di elementi sessuali per cercare di foraggiare una serie di riflessioni socio-sessuali che, invece, vengono soffovcate esattamente da tutto quel sesso. Bizzarro e poco visto, quello sì. Ma anche poco consigliabile. Cinque meno. Meno. Meno.
Strano e unico film di Petrelli che aveva recitato in quattro pellicole, dal '72 al '75, e poi si è buttato anima e corpo in questo progetto di cui firma la regia, la sceneggiatura e il soggetto. Peccato che si tratti di un exploitation vestito da film di concetto in cui, però, tutta la cultura, se così si può dire, si concentra in un dialogo a pranzo fra Ivano e Olga in cui lei è scioccata perché ha visto Arturo che faceva sesso con un altro uomo, e Ivano cerca di placarla con discorsi psico-socio-antropologici. In pratica, l’Occhio dietro la parete è un lungo elenco di variazioni sessuali, e ognuno dei protagonisti, compreso il maggiordomo Ottavio, ha i suoi bei problemi. C'è davvero di tutto: aggressione sessuale, omicidio a sfondo sessuale, voyeurismo, incesto, sadismo, masochismo, esibizionismo, scambismo, deficit erettivo e sesso interraziale, l’unica cosa, quest’ultima, non problematica. Roba davvero allegrotta, però, non se ne vede: l'unica cosa che vi sarà dato di osservare di indimenticabile sono i testicoli penduli di John Phillip Law che fa ginnastica nudo nel suo appartamento. Per questi testicoli en plein air, e per il rapporto fra Arturo e un uomo di colore, la pellicola si configura come una delle poche di quel periodo che abbia trattato in maniera scoperta, cioè tramite una scena abbastanza lunga, i rapporti omosessuali. Film bizzarro, quindi, che pone lo spettatore nei medesimi panni dello scrittore Ivano, cioè con "l'occhio dietro la parete" a spiare la vita altrui, facendo intendere che la curiosità voyeuristica abbia come fondamento una patologia psicologica; gli appassionati dei reality show ci riflettano. Tuttavia, nel film di Petrelli, la metafora lascia subito il posto all'exploitation, finendo per trasformarsi in ciò che condanna. Troppa faciloneria, soggetto del film troppo sessualizzato, uso della cinepresa rigido e attori perlopiù atroci. Però, la scena assurda che vede una freakettona spogliarsi nuda in discoteca e ballare a un ritmo tipicamente ‘70 ha il suo fascino vintage. Film che vorrebbe essere d’essai ma non ce la fa neppure spingendo coi lombi. Rimane un pezzo sleaze per cinecuriosi.
TRIVIA
James Mangold (1963) dixit: “Dovremmo scrivere più grandi ruoli per le donne, punto. Un altro problema è che i film sono generalmente fatti per ragazzi di 14 anni, e i ragazzi di 14 anni vogliono guardare eroi d'azione di 25 anni” (IMDb.com).
⟡ Nessun dato, per ora.
Regista:
Giuliano Petrelli
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
Italia
1977
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
