the Orphanage

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Voto:

Laura Rivera (Belén Rueda) e il marito Carlos (Fernando Cayo) acquistano l'orfanotrofio in cui la donna era cresciuta. I due hanno adottato un bimbo positivo all'HIV, Simòn (Roger Príncep), che ha una serie di amici immaginari fra i quali Tomas che pare inviti Simòn nel suo nascondiglio. Dopo essere stato sgridato da mamma Laura, Simòn sparisce. Si scoprirà che in quel luogo veniva nascosto un bambino dal volto deforme, e altri piccoli erano stati vittime di una cinica vendetta. Laura decide di rimanere ad affrontare quelli che sembrano fantasmi, convinta di poter riavere Simòn.

LA RECE

Buon mainstream per una danza macabra tra maternità e memoria in una efficace old dark house; il trauma infantile trasfigurato in linguaggio gotico non è cosa nuova ma qui funziona a modino.

Valido horror spagnolo che, come molta della produzione iberica del primo decennio del XXI secolo, si guadagna un meritato riconoscimento internazionale. Il film nasce dalla penna di Sergio G. Sanchez che scrisse la sceneggiatura nel lontano 1996 e avrebbe sperato di dirigere lui stesso il proprio progetto ma nessun produttore avrebbe concesso tanti soldi a una persona con nessuna esperienza registica, benché, in effetti, Sanchez avesse già trasposto su film quel soggetto tramite il corto 7337 (2000). Nel 2004, la sceneggiatura finì in mano a Bayona che chiese aiuto all'amico Guillermo Del Toro per avere accesso a un budget maggiore e a un più lungo tempo produttivo. Distante dalla scuola americana, dagli eccessi di sangue, dal digitale e dai protagonisti adolescenti, the Orphanage gioca le sue carte sul ben noto terreno del thriller mystery con svelamento finale in cui cose viste e sentite durante il racconto assumono nuovo significato alla luce della spiegazione terminale. Pur seguendo la traccia delle ghost story all'ombra di mille altre pellicole che vedono come protagonisti fantasmi o pseudo tali, il film di Bayona avrebbe potuto eccedere con tutte quelle soluzioni tipiche del gotico e dei plot che si svolgono in una old dark house. Il regista, invece, punta con maggior finezza sulla vicenda e sulle atmosfere, portando in alcune scene la tensione a livelli davvero elevati. Senza che il fantasma diventi vettore di ogni paura, escluse alcune comprensibili eccezioni, al film riesce l'impresa di portare in primo piano una storia che non manca di basilari insensatezze ma che, nel complesso, funziona assai bene perché, prima di tutto, i protagonisti sono verosimili e sono ben interpretati dagli attori. La storia ha i suoi lati di derivatività, a partire dal solito passato mai passato, ma instilla anche riflessioni circa un drammatico desiderio di genitorialità e, più ancora, il desiderio di essere un genitore sufficientemente valido. Il marito di Laura si fa velocemente una ragione della sparizione del piccolo Simòn, mentre la donna non si arrende all’orrore e indaga; indagando, scopre altro orrore a propria volta orrore-errore di un precedente genitore, fino a rimanere bloccata in quella casa orfanotrofio nella quale è cresciuta e dalla quale, evidentemente, non è mai andata via. La "casa degli errori" gioca con le sue stanze, le sue ombre e gli spiriti che aleggiano, che siano reali o mentali. Potenzialmente capace di piacere al mainstream per il suo modo formale di rappresentarsi, the Orphanage ha, in effetti, i gusti e i tempi del film di paura che sa lasciare un gradevole retrogusto al termine della visione. Previsto da tempo, ma non ancora realizzato, un remake statunitense ancora al soldo di Guillermo Del Toro; progetto assurdo, dato che el Orfanato di Bayona è un prodotto già confezionato per il grande schermo occidentale. Probabilmente si attende che il film sfumi nella memoria degli spettatori per poi rifarlo, piazzandoci il volto bello degli attoroni americani.

TRIVIA

Juan Antonio Garcia Bayona (1975) dixit: "Appartengo alla prima generazione della democrazia in Spagna, quindi eravamo super-protetti e, all'improvviso, si diventa grandi e si comincia ad entrare in contatto con le incertezze della crescita e le si attraversa in modo molto doloroso. Penso che sia questo il motivo per cui i tre film che ho fatto finora trattano dell'infanzia e della crescita" (IMDb.com).

⟡ Nel film si vede un faro che, girando, proietta la luce verso la terra-ferma. Questo è impossibile poiché i fari sono schermati dalla parte opposta al mare proprio per evitare di puntare la luce verso terra. 

⟡ Il film è stato inviato all'Academy 2008 come miglior film straniero spagnolo. Non ha vinto l'Oscar. Tuttavia, presentato a Cannes, il film ricevette 10 minuti di standing ovation. 

⟡ Uno degli orfani si chiama Guillermo, chiaro riferimento a Guillermo del Toro, produttore della pellicola. 

⟡ La medium del film è interpretata da Geraldine Chaplin, figlia del grande attore comico. 

⟡ Dato che la struttura della casa coloniale che si trovava a Llanes non permetteva buona parte delle riprese pianificate, l'80% di esse furono compiute in un teatro di posa in cui furono ricostruiti gli ambienti della casa. 

⟡ Laura porta al collo un medaglione di Sant'Antonio da Padova che, fra le altre cose, è il santo che viene invocato per ritrovare le cose perdute.

Titolo originale

El Orfanato

Regista:

Juan Antonio Bayona

Durata, fotografia

105', colore

Paese:

Spagna, Messico

Anno

2007

Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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