Otto; or, up with dead people
-
Voto:
Otto (Jey Crisfar) è uno zombi gay che si aggira per una Berlino del futuro dove i non-morti sono visti come normali. Otto, da parte sua, mangia animali morti e non aggredisce le persone. Il ragazzo sembra condannato a vagare senza meta finché la regista d’essai Medea (Katharina Klewinghaus) lo vuole per il suo film "Up With Dead People".
LA RECE
Sovversiva allegoria che utilizza la figura dello zombie gay come prisma attraverso cui rifrangere l'alienazione sociale; raro esempio di horror queer che trascende le convenzioni eteronormative del genere attraverso un'estetica deliberatamente trasgressiva e meta-cinematografica. Però, troppe scene di sesso per farne un prodotto per tutti.
Horror con protagonista un giovane gay melanconico e zombi, o zombie-horror melanconico con un giovane gay. Mettetela come volete ma i punti centrali di questo film di LaBruce sono tre: horror, gay e zombi; che, a dirla tutta, è qualcosa di originale nel panorama cinematografico horror o, almeno, suona originale in un panorama horror da decenni marcatamente etero. Va da sé che Otto; or, up with dead people sia quel genere di film che, a priori, separa le acque: da una parte coloro che se la sentono di vedere qualche scena gay, dall'altra coloro che si sentirebbero a disagio a guardarle o che non intendono farlo. Il film di LaBruce, in tutti i casi, non è un porno gay, quindi non dispiega tutto l'armamentario omosex, però qualche pene ci scappa, per esempio quello che viene usato per penetrare una ferita. Per LaBruce, così come fu per Romero, lo zombi è metafora ma il panorama, qui, è altro: "Mi piace l'idea degli zombi - dice LaBruce - poiché essi vagano in giro senza meta, la loro anima è andata, sono consumatori senza cervello. I gay possono essere simili agli zombi quando si tratta di sesso. [...] vanno in giro per i parchi di notte come morti viventi. Mi piace l'idea degli zombi come disadattati, outsiders che sono incompresi ed evitati dal resto della popolazione". Ben chiaro che significato possa assumere la figura del giovane zombi gay. Meno chiara è la metafora della regista Medea. Non è chiaro, cioè, se Medea sia lo strumento che possa salvare lo zombi dalla sua situazione (l'arte salvifica), oppure Medea non sia altro che una presa in giro di un certo cinema underground europeo che si crede artistico invece è solo pacchiano. Oppure, dovremmo leggere Medea a partire dal suo nome tragico, perciò come scaltra manipolatrice capace di eliminare i propri figli; interessante conoscendo la non rarissima dinamica fra madre leonina e sviluppo psicosessuale del figlio gay. Ad ogni modo, le letture possono anche coesistere. Una volta che questi punti focali del film sono stati accolti, non rimangono altro che scene di sesso gay, le quali, chiaramente, diranno qualcosa a coloro che vivono tale orientamento. Il problema di Otto è che, mentre l'idea della metafora del gay-zombi è potenzialmente interessante per tutto il pubblico, d’altra parte, svolgere il tema infarcendo la pellicola di spunti sessuali fa del film un prodotto destinato solo al mercato omosex; se quella è la realtà gay, o una realtà gay, è anche giusto che venga rappresentata secondo i gusti di chi la vive, ma il film, di conseguenza, finisce per essere autoreferenziale. Otto rimane un prodotto di un certo interesse per l'originalità della materia trattata e per lo stile con cui viene trattata. I gay hanno, di certo, motivi in più per vederlo e giudicarlo positivamente.
TRIVIA
Bruce LaBruce (1964) dixit: “I miei film di zombi rappresentano alcuni aspetti della mia personale esperienza gay, ma non si tratta di dover morire per avere successo. Nel mio film Otto, il giovane ragazzo è stato così traumatizzato da tutta l'ostilità e la negatività nei suoi confronti per il fatto di essere omosessuale che si percepisce come zombie, come morto. O non-morto” (psychiatryonline.it).
⟡ Nessun dato, per ora.
Titolo originale
Id.
Regista:
Bruce LaBruce
Durata, fotografia
94', colore, b/n
Paese:
Germania, Canada
2008
Scritto da Exxagon nell'anno 2012; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
