Perché il signor R. è colto da follia improvvisa?

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Voto:

Il piccolo borghese Raab (Kurt Raab) conduce una vita canonica fra il lavoro di disegnatore tecnico e la vita familiare con una moglie che lo stimola a inseguire una promozione. Padre attento e vicino di casa ospitale, Raab, un giorno, e senza preavviso, stermina la famiglia.

LA RECE

Uno degli esperimenti più radicali e disturbanti del Nuovo Cinema Tedesco; Fassbinder stesso lo definì "un documentario sulla morte borghese per asfissia emotiva". Il critico Enno Patalas lo descrisse come: "un rarissimo caso di etnografia della classe media tedesca, osservata come una tribù esotica la cui ritualità quotidiana nasconde un abisso di disperazione". Opera necessaria per capire meglio il cinema di Michael Haneke.

Film atipico in odore di nouvelle vague che di sicuro piace molto a quelli del Dogma 95 vista l’assenza di fronzoli fotografici e i suoi lunghi trentuno piano-sequenza della durata media di 168 secondi. Film strano soprattutto perché la pellicola, anche nota come Perché il signor R. è diventato matto?, è accreditata da tempo alla regia di Fassbinder ma sia Hanna Schygulla, sia Michael Fengler, hanno ufficialmente dichiarato che il film non venne scritto né girato dal regista tedesco, il quale si limitò a visitare il set due volte. Tuttavia, impossibile che Fassbinder non approvasse in pieno la morale di questo film; una sua frase riassume sia il senso di Perché il signor R., sia della vita stessa dell’artista: “Ognuno di noi deve decidere in autonomia se sia meglio avere un’esistenza breve ma intensa o vivere una vita lunga e ordinaria”. Film programmaticamente tedioso, pieno delle vacuità del quotidiano, Perché il signor R. racconta, l’escalation verso una mortifera alienazione che si compie a piccoli passi verso nell’acquisizione di uno status sociale, iter nel quale il singolo perde sé stesso e la propria individualità; tutto ciò tramite uno stile simil-documentaristico, una "micro-drammaturgia del quotidiano" (Michel Chion) che trasforma l'insignificante in significante attraverso l'accumulazione ossessiva, un tour de force recitativo costruito quasi interamente sul non-detto, sulla repressione e sull'implosione emotiva. Magistrale Kurt Raab ma magistrale, soprattutto, Fengler nel trasmettere un senso di straniamento tramite scene di dialogo con la telecamera spostata su chi sta zitto. La pellicola progredisce con una calcolata piattezza verso il finale annunciato nel titolo, in cui il protagonista, algido e silente, finisce la sua famiglia borghese, più la vicina di casa, a colpi di candelabro. Qui, però, l'evento culminante viene deliberatamente svuotato di significato drammatico, facendosi ultimo atto di conformità di un uomo completamente alienato. Se Carlo Verdone, in Borotalco (1982), reagiva agli stessi opprimenti stimoli con la creazione di un’identità alternativa ed “artistica”, in Perché il signor R. non si offre fuga al soffocamento di una vita fatta di pranzi domenicali e castranti-frustranti banalità assortite; quel "terrorismo acustico della banalità" (Peter Handke) fatto di conversazioni insopportabilmente vuote, rumori domestici amplificati, silenzi imbottiti di una tensione mai risolta. E qui, la famiglia ne esce ovviamente a pezzi, poiché essa di fa microcosmo patologico in cui le dinamiche di potere della società vengono interiorizzate e riprodotte. La moglie (Lilith Ungerer) di R., si fa complice inconsapevole che rinforza la prigione sociale del protagonista mentre ne condivide la reclusione. Film non adatto a chi è in cerca di dinamismi ma, qui, patire la noia fa parte del senso stesso dello spettacolo. E io lo faccio rientrare forzosamente anche nel sottogenere mumblecore.

TRIVIA

Rainer Werner Fassbinder (1945-1982) dixit: “Ogni regista che si rispetti ha un solo soggetto e, alla fine, fa sempre lo stesso film. Il mio soggetto è lo sfruttamento dei sentimenti, chiunque sia chi li sfrutta. Non finisce mai. È un tema permanente. Sia che lo Stato sfrutti il patriottismo, sia che si tratti di una relazione di coppia, uno dei due partner distrugge l'altro” (IMDb.com)

⟡ La vita di Rainer Werner Fassbinder fu breve e abbastanza turbolenta, sia per la sua arte provocatoria e controversa, sia per le relazioni affettive bisessuali non proprio serene. Per conquistare l’amore dell’attore bavarese Günther Kaufmann, ad esempio, Fassbinder gli regalò quattro Lamborghini. Il rapporto con Kaufmann portò soprattutto fortuna professionale a quest’ultimo, mentre l’affetto fra i due non ebbe molto futuro. Fassbinder si sposerà la prima volta nel 1970 con Ingrid Caven, matrimonio che durerà solo due anni ma che non interruppe l’affetto e la stima fra i due. La Caven dirà: “Rainer era un omosessuale che aveva anche bisogno di una donna. È così semplice e così complesso”. Il secondo matrimonio con Juliane Lorenz, donna non disturbata dalla bisessualità del regista, fu interrotto dalla morte di quest’ultimo, avvenuta a Monaco di Baviera, la notte fra il 9 e il 10 giugno 1982 per overdose di cocaina e barbiturici mentre, in camera da letto, Fassbinder stava lavorando alla scrittura del suo prossimo film, Rosa L., incentrato sulla socialista Rosa Luxemburg.

Titolo originale

Warum läuft Herr R. Amok

Regista:

Michael Fengler, Rainer Werner Fassbinder

Durata, fotografia

88', colore

Paese:

Germania Ovest

Anno

1970

Scritto da Exxagon nell'anno 2018; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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