Povero Cristo

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Giorgio (Mino Reitano) vuole fare l'investigatore privato. Verrà avvicinato da un uomo che gli promette 100 milioni se, in due mesi, fornirà le prove dell'esistenza di Gesù. Nella sua ricerca, Giorgio finirà per identificarsi col Messia.

LA RECE

Mino Reitano, Enrico Beruschi, Cristo redentore. Forse pure Al Pacino ma, poi, no. Tutto troppo bello, se non fosse per quella spocchia di Carpi di pensarsi Maestro Venerabile e, invece, dire cose di comprovata banalità. Cultissimo finché si sapeva chi fosse Beniamino, ma il tempo passa e...

Mino Reitano cerca Gesù, Mino Reitano è Gesù. Basta questo per fare della piercarpata Povero Cristo un film d'imperituro culto. Ora che il buon Beniamino Reitano è passato a miglior vita (1944-2009), sbeffeggiarlo pare un po' brutto; anni addietro era uno sport nazionale e, ogni volta che il cantante di Fiumara compariva sul palco, le risate si sprecavano in una sequela di sfottò odontologici. Lui, però, tirava fuori la sua rustica energia popolare e cantava come un dannato, e si commuoveva, perdio, e commuoveva anche il pubblico che rideva, sì, ma applaudiva l'entusiasmo di quell'ex emigrante così simile a tanti connazionali della sua cara Italia. Quindi ok, non ridiamo troppo, ma Mino minatore dell'anima che cerca Gesù, e lo trova in sé, è qualcosa di micidiale e, se non ricordo male, nei Vangeli non c'era nemmeno Enrico Beruschi, mentre qui è presente. Quindi, Beruschi-Reitano-Cristo. Ma non solo. Pier Carpi parte con una riflessione cine-mistica rispecchiante alcune sue personali tribolazioni spirituali che approderanno ad una pubblicazione da lui composta: "Gesù contro Cristo: tra magia e mistero, il romanzo che svela i segreti del Vangelo" (1997); dà l’idea che Carpi la sapesse più lunga di tutti. Reitano, doppiato da Pino Colizzi, è un antieroe che si aggira un po' irrigidito in un mondo surreale, incrocio fra l'apocalittico, il futuristico e il medioevale. Con spirito francescano, sbraita contro i dotti e i ricchi, e si siede a discutere al fianco dei senzatetto. Mino, che ha l'iconica barbetta e il capello lungo dietro, parla anche con il Diavolo vestito da prestigiatore che prova a distoglierlo dalla sua missione con seduttiva eloquenza. Lentezze a gogò, simbologie sparse e discorsoni filosofici su Dio, sulla vita e sulla morte accompagnano la ricerca di Giorgio come ne il Settimo sigillo (1957) ma, al posto di von Sydow, c'è Reitano. È il nostro cinema bis. Alla fine ci resto male perché il film non è ridicolo come avrei sperato e l'unica cosa che fa un po' ridere è il forzato esoterismo con cui Carpi decide di illustrare la storia che tratta come materiale per iniziati, usando alla bisogna Reitano con spirito pasoliniano, inserendo il cantante, impegnatissimo quanto legnosissimo, in una serie di situazioni frammentate e irrisolte che trasudano solo una disperata voglia di essere essai. Si salvano, però, le scenografie, i costumi e tante interpretazioni (Dexter, Purdom, Grassilli) che non è poco. In trance mistica, Carpi convince alla partecipazione anche Evelyn Stewart, al secolo Ida Galli, imburrandola con la soffiata che forse, ma forse, al film avrebbe partecipato anche Al Pacino. Genio e sregolatezza. Finalone con ultima cena e frasi didascaliche per quelli lenti a capire: "Trovando Cristo ti sei ritrovato". Il pio Mino rifiuta i 100 milioni del mercante nel tempio e si becca un proiettile nella mano a mo’ di stigmate. Addirittura. Per chi ha la forza di reggere tutta la riflessione teologica di Carpi va il premio di essersi visto Mino “Messia” Reitano nello splendore dei 35 mm. Qualcuno provveda subito al transfer in 4K.

TRIVIA

⟡ Anche a motivo dei suoi studi esoterici, a Pier Carpi, al secolo Piero Arnaldo Carpi, venne chiesto da alcuni membri della loggia massonica P2 di intervistare, in qualità di giornalista, Vittorio Emanuele, l’ex re d'Italia in esilio in Svizzera, nonché Marina Doria, anche loro connessi alla massoneria. La finalità era che Vittorio Emanuele intercedesse presso il Duca di Kent, Gran Maestro della Gran Loggia Unita d'Inghilterra, affinché il GOI (Grande Oriente d'Italia) venisse riconosciuto ufficialmente. Un riconoscimento che, però, venne ritirato con l’emergere dello scandalo pubblico della P2 di Licio Gelli (ma la Loggia Propaganda esisteva dal 1877; Giosue Carducci ne fu membro). Pier Carpi, insomma, si trovò inserito a sua insaputa nelle liste della P2 benché non sia mai stato iniziato regolarmente alla Massoneria.

Regista:

Pier Carpi

Durata, fotografia

93', colore

Paese:

Italia

Anno

1975

Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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