Quella strana ragazza che abita in fondo al viale

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La tredicenne Rynn Jacobs (Jodie Foster) abita da sola in affitto in una grande casa; però, alla gente del posto dice di vivere con il padre poeta sempre troppo occupato per accogliere i visitatori. In realtà, il padre si è suicidato tempo prima e ha fatto in modo che la figlia potesse cavarsela in autonomia senza dover finire in un orfanotrofio. La tranquillità di Rynn viene turbata dalla padrona di casa razzista Cora Hallet (Alexis Smith) e da suo figlio pedofilo Frank (Martin Sheen). Un po’ di amore e di aiuto arriveranno dal giovane Mario (Scott Jacoby).

LA RECE

"Gallic comédie noir" con una Jodie Foster da lanciare nello stardom. Interessante gioco di libertà, distanze e dolorose autonomie che chiedono amore e vicinanza. Però non tutto ingrana. Qualcuno ha voglia di rifarlo?

Riduzione cinematografica dell’omonima novella di Laird Koenig pubblicata nel 1974 che, ventitré anni dopo, troverà anche una riscrittura per il teatro. Primo film per la Foster nel ruolo di protagonista. In effetti, si trattò di una pellicola costruita per lanciare la carriera di Jodie con un eloquente primo piano finale che dura più di tre minuti a fungere da pubblicità silente per gli altri produttori. Passaggio obbligato ma sgradito per l’attrice che, pare, non ricordi con piacere il lavoro di Gessner, soprattutto per la scena col criceto bruciato con la sigaretta (ma era già morto) e per la “nota” sequenza sessuale nella quale la Foster offre un nudo integrale ma di schiena con scorcio di seno; non si trattava di Jody, allora tredicenne, ma di sua sorella Connie che la controfigurò. Nondimeno, Quella strana ragazza che abita in fondo al viale è un curioso dramma a tinte forti, una fascinosa "gallic comédie noire", come definita da Phil Hardy nella sua “Encyclopaedia of Horror Movies”, vuoi per il curioso soggetto di uno psycho-thriller che vede protagonista una ragazzina, sia per l’acerbo ma sentito amore fra Rynn e Mario, sia per la minaccia pedofila rappresentata da Frank che collude con la sottintesa morbosità dello spettatore che raggiungerà il suo apice nella succitata scena di nudo. In realtà, di Rynn non si averte lo spunto sessuale benché decida di fare l’amore con lo zoppo Mario, un diverso come lei; piuttosto, della ragazzina si avverte la strenua difesa della propria libertà emarginante uguale e contraria alla voglia di sentirsi amata, di non sentirsi più così capace di solitaria autonomia. Una posizione da quadro caratteriale evitante, insomma. Peccato che l’economicità di rappresentazione, certe lungaggini di troppo e una regia di stampo televisivo appiattiscano il racconto, la tensione e anche il dramma. Film delicato, valido candidato per un remake da ripensare.

TRIVIA

⟡ Questo è uno dei cinque film con la Foster usciti nel 1976, il suo anno più prolifico. Gli altri sono: Piccoli gangsters, Tutto accadde un venerdì, Taxi driver ed Echi di una breve estate.

⟡ Nel film, la Foster indossava una parrucca perché in quel periodo i suoi capelli erano molto più corti.

⟡ La canzone “Strange little girl” presente nell’album Facades (1979) dei Sad Cafe si ispira a questo film.

⟡ Il produttore del film, Zev Braun, compare nella scena della banca.

⟡ La lussuosa auto di Mrs Hallet è una Bentley S-Type del 1955.

⟡ Martin Sheen e Jodie Foster lavoreranno ancora insieme in Siesta (1987).

⟡ Il folkloristico camicione indossato da Rynn è tipico delle regioni del Magreb e si chiama “djellabah”.

Titolo originale

The Little Girl Who Lives Down The Lane

Regista:

Nicolas Gessner

Durata, fotografia

100', colore

Paese:

Francia, Canada, Svizzera

Anno

1976

Scritto da Exxagon nell'anno 2018 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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