Roberto Succo

-

Voto:

1981. Roberto Succo (Stefano Cassetti), dopo aver trascorso cinque anni in un manicomio criminale per l'omicidio dei genitori, riesce a evadere. Inizia così un periodo di latitanza tra Italia, Francia e Svizzera durante il quale compie rapine, furti d'auto, stupri e omicidi. In Francia, Succo assume diverse identità e incontra Léa (Isild Le Besco), una giovane studentessa ingenua che s'innamora di lui ignorando la sua vera natura.

LA RECE

Interessante caso di psicopatia poco trattata dai media e che, invece, avrebbe dovuto fare scuola per la sua similitudine con casi umani "comuni". Il film, in sé, si lascia guardare senza lasciare marcate impronte.

Serial killer nostrano come il salame felino ma poco discusso nell’ambito della criminologia pop-televisiva, a vantaggio di altri nomi che hanno fatto, evidentemente, più macello mediatico ma da un punto di vista clinico è un male, poiché il quadro psicopatico di Succo, pur con terribili acuzie, trova riscontro nel comportamento (sempre psicopatico) di persone che è possibile incontrare in società senza che esse compiano palesi crimini: bugia patologica, manipolazione, discontrollo degli impulsi, furto, diàngelomania; quest'ultimo, mio neologismo connesso alla specifica bugia connessa al narrarsi come appartenente ai servizi segreti o a reparti speciali delle forze dell'ordine (chi è interessato ad appronfondire questa condizione quasi sempre segno di patologia di carattere, trova un mio articolo qui). Comunque sia, in Francia, il caso Succo esercitò un certo fascino e si guadagnò un libro, un dramma teatrale e questo film di Kahn, piaciuto poco ai parenti delle vittime, che descrive gli eventi con una certa freddezza documentaristica, la quale, tuttavia, è in buona sintonia con il disagio anti-empatico dello psicopatico protagonista. Rispetto al vero caso di cronaca, Kahn sottolinea molto il rapporto "amoroso" fra il killer e Léa, forse per cercare di compiacere il pubblico, forse perché la sottolineatura della dinamica relazionale si discosta con elegenza dalle ritrite narrative trucide dei film sui serial killer. Kahn, tuttavia, non riesce ad evitare una certa mitizzazione dello psicopatico e il suo supposto carisma anarchico (ma il mondo psichico di questi soggetti è ben poco carismatico), dimenticandosi di sottolineare a dovere, dato che siamo nel territorio della psicologia relazionale che è sempre dinamica fra due identità, di analizzare la fragilità e la poca lucidità psichica di Léa, nella realtà Sabrina. Non a caso, quando finalmente Léa comprende la vera identità dell'uomo che ama, si ritrova in un poco razionale conflitto interiore che evoca un poco le dinamiche di Baci rubati (1968) di François Truffaut, dove l'amore si scontra con una realtà insostenibile. Ma non solo: La loro relazione procede tra momenti di apparente normalità e improvvisi scoppi di violenza e paranoia da parte di Succo, che Léa cerca di giustificare o minimizzare ma dei quali non riesce a rilevarne la valenza pasicopatologica. Valida l’interpretazione resa da Stefano Cassetti, e film discreto. L’avventura di Succo, nato a Mestre il 13 aprile 1962, si chiuderà con un suicidio dalle dinamiche poco chiare avvenuto nel carcere San Pio X di Vicenza il 22 maggio 1988.

TRIVIA

⟡ Nessun dato, per ora.

Titolo originale

Id.

Regista:

Cedric Kahn

Durata, fotografia

124', colore

Paese:

Francia

Anno

2001

Scritto da Exxagon nell'anno 2005 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial