Snuff 2000

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Voto:

Due sadici mascherati (Nacho Vigalondo, Antonio Gomez) discutono il da farsi davanti alla loro prossima vittima nuda, terrorizzata e gravida (Susana Guerrero)

LA RECE

La morte come processo commerciale e i serial killer perversi come consulenti marketing. Più Mad Men che Saw. Quando la critica sociale si traveste da snuff.

Cortissimo tratto dall'omonimo fumetto dello spagnolo Miguel Angel Martin, molto ma molto più brutale graficamente di quanto Crespo, Vigalondo e lo stesso fumettista, qui in sceneggiatura, abbiano voluto rappresentare. Invece di affondare le mani nello splatter e nel torture-porn, cosa che i primissimi seconda potrebbero far supporre, Snuff 2000 emerge come una strana e straniante critica della società dei consumi. I sadici protagonisti, mai visti in volto perché indossano una maschera antigas, si aggirano per un set dai colori sgargianti e assolutamente incoerenti con l'orrore generale, mentre si perdono in discussioni quasi tarantiniane su cosa si debba fare alla vittima dopo averle reciso i capezzoli, squarciato il ventre ed esposto il feto. Uno dei due si rifiuta di fare sesso con il cadavere di una donna gravida, benché, gli venga ricordato, abbia già fatto sesso anale con un tot di altri animali. La contropartita potrebbe essere quella di uccidere la propria madre, e poi violarne il cadavere. Seguono due spettatori sul divano che discutono su quale filmato sia il migliore (ovviamente quello della donna incinta uccisa) e, poi, il decalogo del provetto serial killer. Potrebbe sembrare tutto un divertissement eccessivo ma non lo è. L'assassinio al suo stato dell'arte richiede attenzione in tutta la sua filiera, dalle fasi iniziali della formazione del personale, a quelle dello studio del prodotto migliore che possa fare breccia nel target. L'omicidio come prodotto di mercato, insomma. La morte, in Snuff 2000, non viene mostrata ma discussa, intuita, astratta, con un effetto ancor più straniante e inquietante, in mezzo a strumenti che sembrano giocattoli di plastica, ragni gommosi ed altre scenografie da salone del mobile. In soli 9 minuti, immersi in cromie pop, si palesa la banalità del male, l'assenza di sentimenti, la routine dell'eccesso che, in quanto tale, smette di essere cosa eccessiva. Se c'è domanda, il mercato deve rispondere e qualcuno dovrà pur farsi carico dello sporco lavoro, no?! Difficile consigliare un prodotto del genere ma si tratta, ad ogni modo, di un corto di valore.

TRIVIA

Borja Crespo (1971) dixit: "Per me, guardare un film con la luce spenta su una tv grande o in un cinema, non ha niente a che vedere con la visione di un film davanti a un computer mentre la musica viene riprodotta in un'altra stanza mentre si twitta. È una modalità molto frammentata ed è impossibile concentrarsi. È una scusa per la distrazione. Questo è quello che penso stia succedendo ora: che siamo molto distratti, è molto difficile per noi prestare attenzione a qualcosa, proiettare la nostra attenzione su una sola cosa. [...] Quando ti raccontano una storia con una serie di elementi e ti chiedono di metterci l'emotività, devi farti coinvolgere, e se stai facendo venti cose contemporaneamente non ci riesci" (noktonmagazine. com) .

⟡ Borja Crespo e Nacho Vigalondo lavoreranno ancora insieme in Timecrimes (2007)

Titolo originale

Id.

Regista:

Borja Crespo

Durata, fotografia

9', colore

Paese:

Spagna

Anno

2002

Scritto da Exxagon nell'anno 2012 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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