Snuff Queen

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C’è un mercato video, del quale buona parte non sa, relativo a film semi-erotici, semi-hard ma anche no, con gente che viene portata ai limiti della morte per contratto consensuale. Qui si usa il termine snuff, il quale, però è più consono a riprese del tutto criminali nelle quali soggetti vengono seviziati e poi uccisi davanti ad una telecamera e tutto ciò contro la loro volontà; un tipo di materiale video che si suppone esista ma sia circolante attraverso vie davvero underground e, appunto, criminali. Ciò di cui tratta Snuff Queen, invece, è un settore video legale e contrattualizzato, per quanto davvero ai limiti, che vede la realizzazione di filmati horror e/o sexy nei quali un’attrice o un attore, chiamiamoli così, si fanno seviziare, strangolare, annegare e altro fino ad un limite di sopportabilità, alcune volte anche superato, per cui vi è la necessità di avere sul set del personale sanitario che possa tirare fuori dalla sincope la snuff queen di turno ed evitare danni cerebrali o la morte. D’altra parte, la Costituzione americana sembra garantire al cittadino la libertà di prestarsi a tale tipo di produzioni in quanto rientranti nella sua libertà di esprimere la sua genuina espressione artistica. Ovviamente, di fronte a un tema così sensibile e discutibile, le domande che emergono sono molte: qual è il limite della libertà individuale che si trincera dietro le solite logiche del “non faccio male a nessuno… ho 18 anni … è consensuale”? E’ giusto normalizzare ogni comportamento umano sulla scorta del fatto che ogni individuo va rispettato nelle sue peculiarità? Ovvero, c’è un limite al diritto dell’individuo di essere ciò che è se ciò che è risulta altamente deviante dalla norma o frutto di psicopatologia? Che poi, andrebbe anche determinato se vi è patologia mentale e quale. Potremmo anche aggiungerci notazione di ruoli di genere, perché quel bizzarro mercato non vede solo donne “vittime” ma anche soggetti queer e maschi etero masochisti “vittime” di dominatrix. Ad ogni modo, mi limito alle domande, e non solo in quanto una disamina sul tema sarebbe complessa e lunghissima. Il problema principale del lavoro di Sean Russell, per ora qui al suo primo e unico film, è che si tratta di un mix tra documentario e mockumentary, la cui lavorazione esordì nel 2008 con alcune interviste a note pornostar (Sasha Gray, Stoya, Aurora Snow, Stormy Daniels... proprio quella di Donald Trump) sullo snuff e sul sesso violento in generale; il progetto venne accantonato per anni causa mancanza di sbocchi produttivi, finché Brian Yuzna della Dark Arts Entertainment non riaccese la macchina di Russell. Il fatto di essere “pseudo”, di ricostruire personaggi e situazioni, pur infilando lì e là notazioni agghiaccianti e, chissà, forse reali (i ricchi privati che realizzano snuff e poi fanno sparire i corpi delle ragazza, anche conservandoli privatamente o mangiandoseli), tira il freno alla percezione di serietà dell’opera, oltretutto piena di situazioni malfatte, recitazione di scarso livello, dialoghi banali su un tema che aveva enormi potenzialità. Si offre, invece, un’infilata di ragazze, anche un po’ stereotipo - la ragazzaccia, l’insicura, la cinica, … - che null’altro fanno se non razionalizzare le proprie scelte, mostrando, però, una vita che lascia intuire dei vuoti o un ciclo di traumi che, di certo, viene rinforzato da un lavoro che le vede maltrattate, anche se in modo consensuale. Lo spettatore, quindi, viene un po' lasciato da solo alle sue autonome riflessioni, alla fine anche un po’ tediato dal seguire la vita di questi soggetti. Titolo e locandina forte, occasione sprecata; fermo restando che il tema resta inidoneo al pubblico mainstream e che alcune scene presentano violenza e nudità frontale tuttavia contenute… be', certo, secondo i miei parametri; quindi cautela.


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Titolo originale

Id.

Regista:

Sean Russell

Durata, fotografia

92', colore

Paese:

USA

Anno

2023

Scritto da Exxagon nel settembre 2025; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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