Trauma

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Voto:

Le due sorelle Andrea (Catalina Martin) e Camila (Macarena Carrere), insieme alla cugina Magdalena (Dominga Bofill) e all’amica Julia (Ximena del Solar), si mettono in viaggio per raggiungere la casa di campagna di uno zio, locata in una zona del Cile parecchio mal frequentata. Non a caso, la sera, le quattro vengono sequestrate e violentate da Juan (Daniel Antivilo) e suo figlio Mario (Felipe Ríos), rimasugli perversi e violenti del periodo storico che vide al potere Pinochet.

LA RECE

Crudissimissima rappresentazione della violenza sociale che il Cile conobbe causa dittatura. Certo, il fatto che siano soprattutto le donne a subire la violenza, risponde anche (soprattutto) a logiche exploitation e non solo (decisamente meno) di cinema d'impegno civile. Tecnicamente ben fatto. Occhio che è davvero brutale.

Horror estremo che molti hanno accostato a a Serbian film (2010) per le crudissime rappresentazioni grafiche ma anche per un impianto narrativo ed estetico curato che rende ancor più feroce l’immaginario. Rojas, senza evitare soluzioni exploitation ma, anzi, programmando a tavolino un titolo che avrebbe fatto parlare di sé, riesce comunque a poggiare le inumane brutalità su una base storica che dà valenza all’orrore. La dittatura di Pinochet, riferimento traumatico del film, si distinse non solo per i famosi “desaparecidos”, oppositori veri o presunti prelevati dai militari e svaniti nel nulla (cioè uccisi), ma per una serie di nefandezze da abisso infernale pasoliniano che non si discostarono dagli orrori espressi da qualsiasi dittatura, di destra o sinistra, che non avesse altro giudice oltre a se stessa. Quindi, “la parte più triste e scoraggiante del film”, come segnala lo stesso regista, è che non solo ciò che viene mostrato è un campionario di ciò che subirono davvero le vittime cilene ma si è dovuto anche procedere ad attenuarne i toni. Stupri come regola di vita politica ma con quel guizzo in più di creatività, cioè familiari obbligati a stuprare i loro stessi congiunti. E poi, tutta una serie di altre schifezze delle quali Trauma si fa sconvolgente campionario per chi voglia indagare su cosa siano stati capaci i cileni contro i cileni; ma non c’è da dubitare che, col giusto tempo di cottura, tutti i popoli potrebbero manifestarsi in questa dimensione dell’orrore. E quindi, come per il film di Srdjan Spasojevic che allitterava una Serbia sconvolta, anche per Trauma si dà solidità con puntelli socio-politici. Bella scusa per mostrare nudità e schifi vari? In parte sì, perché l’orrore della dittatura cilena avrebbe potute essere mostrato senza affondi reiterati nello splatter e nella violenza grafica e verbale. Ad esempio, è chiara la cifra exploitation di una scena lesbo soprattutto se la scelta delle interpreti richiede che esse abbiano i genitali totalmente depilati. E tutta una serie di cose tipo feti strappati e mostrati alla madre, tanto per dire. La scomposizione temporale della narrazione, che si fa più comprensibile con il proseguire della faccenda, è un piccolo punto a favore di un film che, altrimenti, avrebbe potuto essere catalogato come un torture-porn con qualche reminiscenza slasher, dato che l’orribile Juan assume delle connotazioni immortali alla Jason Voorhees. Buona la recitazione delle attrici coinvolte, cosa che si nota soprattutto nelle fasi dialogiche prima delle svariate violenze. Un certo rigore nella rappresentazione lo si apprezza e si comprende anche la scaltrezza di realizzare un film davvero eccessivo per richiamare l’attenzione dei media e degli appassionati di horror; che ciò, poi, significhi un buon film horror è un altro paio di maniche, tanto più che la “giornata della memoria” sollecitata da Trauma non credo porti il gore hound a precipitarsi sui libri di storia. Ma, se fosse, un punto in più. Comunque sia, ben attenti i sensibili: Trauma non assolutamente è un film adatto a loro.

TRIVIA

Lucio Alejando Rojas (1978) dixit: “Viviamo in un paese o, meglio, in un continente in cui l'abuso sessuale nei confronti delle donne è un fatto quotidiano, e siamo immersi in una società molto aggressiva, violenta, che rispetta meno il nostro prossimo ogni giorno. Ecco perché tutto ciò che circonda i latinoamericani è sordido, sporco e si cresce in ambienti socialmente difficili. La violenza fa parte della nostra esistenza e noi cerchiamo di catturarla nel modo più sincero possibile nel nostro cinema” (thril-landkill.com).

⟡ In Germania, il film è stato tagliato di ben 12 minuti per garantirsi, almeno, il divieto ai minori di 18 anni.

Titolo originale

Id.

Regista:

Lucio A. Rojas

Durata, fotografia

106', colore

Paese:

Cile

Anno

2017

Scritto da Exxagon nell'anno 2020 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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