Under the Skin

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Voto:

Una misteriosa donna (Scarlett Johansson), data la sua bellezza, abborda con gran facilità una serie di uomini per la via ma, introdottili a casa, questi finiscono in uno spazio oscuro che li assorbe, lasciandone intatta solo la pelle. Non viene mai chiarito il perché questa donna, che si rivelerà un’aliena, faccia questo con gli uomini ma, mentre un misterioso figuro inizia a seguirla, lei comincia a scoprire cosa significhi essere creature umane.

LA RECE

Horror fantascientifico autoriale che segue un'aliena che, un po' come L'uomo che cadde sulla Terra (1976), ci osserva nel nostro divenire. Non solo, lei adesca gli uomini e li fa sparire in un nero cosmico. Film sperimentale girato con tecniche inusuali, inclusi approcci reali con passanti ignari. Opera visivamente potente ma narrativamente frammentaria, che divide tra pretenziosità artistica e momenti iconici efficacissimi.

Horror fantascientifico autoriale di ben nota stranezza a partire dal processo produttivo. L’idea ha avuto bisogno di dieci anni per essere sviluppata, passando anche da una fase nella quale Brad Pitt avrebbe vestito i panni di un alieno in coppia con una sua simile a simulare di essere coniugi scozzesi. Quindi, Glazer optò per la scelta di costruire scene il più naturali possibile, con uomini davvero abbordati dalla Johansson on the road, evidentemente non riconosciuta dai passanti maschi, ai quali, poi, veniva fatta firmare la liberatoria, mentre una guardia del corpo per la sicurezza dell’attrice seguiva su un altro van pronto ad intervenire in caso di guai. O, ancora, l’ingaggio di Adam Pearson, soggetto sofferente di neurofibromatosi e, quindi, davvero deforme in volto. Poi, lei, la Johansson, la cui presenza fa, di per sé, argomento di conversazione e di richiamo, tanto più se l’attrice decide di prestarsi ad una scena di nudo integrale che, ovviamente, fece clamore più della pellicola stessa che, poi, videro meno persone di quante googlarono i fotogrammi della scena incriminata. Una scelta, quella dell’ingaggio della Johansson, che sembra un po’ cozzare con lo spirito art house dell’operazione, visto che un nome di richiamo di quel calibro, e scene costruite per esaltarne l’eco, strusciano con logiche ben poco indie; pur vero che Scarlett pare sia stata l’unica ad essere rimasta aggrappata al progetto per quattro anni, mentre esso veniva abbandonato da diverse attrici fra le quali Eva Green e Gemma Arterton. Ad ogni modo, lo sforzo produttivo viene premiato da una pellicola che si guadagna il posto fra i 1001 film da vedere prima di morire indicati da Steven Schneider, benché rimanga una pellicola di non facile approccio, sia per stile, sia per senso, sia per una certa pretenziosità che avrebbe potuto lasciare spazio, in alcune sezioni, a qualche approfondimento o trovata (tipo quella della torta) e non ripetere in modo ricorsivo lo stupore dell’aliena (o Selkie) che guarda l’umano e ce lo fa guardare attraverso i suoi occhi. Fino ad un finale di impatto, che, però, richiama la ben nota cinematografia del diverso che subisce le brutture di questo mondo. Senza una struttura narrativa corposa, Under the skin non riesce ad arrivare sottopelle e finisce per dire tante cose, anche profonde, ma molto abbozzate, senza schivare del tutto la noia. Però, al lavoro di Glazer va riconosciuta non solo l’originalità ma, soprattutto, una o due sequenze davvero iconiche: l’oscurità nella quale vengono assorbiti gli adescati ha una forza visiva che ti si incolla alla mente. Inoltre, il senso esatto di quel mare nero nessuno lo conosce e ogni spettatore può vederci ciò che vuole, e proiettarci parti di sé. Da vedere per chi è pronto ad una fantascienza silenziosa e curiosa. Come sempre, la Johansson risulta molto professionale e la sua patatosità è un ulteriore valore aggiunto, non indifferente, che Glazer ha sicuramente valutato con attenzione.

TRIVIA

Jonathan Glazer (1965) dixit: “Ho tenuto Scarlett coinvolta nel corso degli anni e ci siamo incontrati alcune volte, in diverse fasi della lavorazione. A volte ci siamo incontrati e non abbiamo nemmeno parlato della sceneggiatura. Siamo stati nell'orbita l'uno dell'altra, direi, per qualche anno. Ero alle prese con l'idea di usare qualcuno di conosciuto, e con la credibilità di questo ruolo. Se dovevamo girare la storia di un alieno nel mondo reale, allora non si trattava di creare un set cinematografico e tutto l'armamentario che ne derivava, si trattava di girare nel mondo reale. Si trattava di telecamere nascoste. E poi si trattava di travestimento. E solo allora è stato possibile filmare qualcuno che ci è familiare come lo è con Scarlett” (esquire.com).

⟡ Benché il regista abbia dichiarato che la protagonista sia un’aliena, una teoria vuole che si tratti di una Selkie che, secondo il folklore scozzese, è una creatura che vive in mare con l’aspetto di una foca ma è anche in grado di rimuovere il suo manto per assumere un aspetto umano molto attraente.

⟡ La scena nella quale Scarlett cade sul marciapiede a faccia in giù fu catturata da un paparazzo e divenne un meme, spacciato come incidente occorso all’attrice, molto prima che il film uscisse e dimostrasse che si trattava di una simulazione recitativa.

⟡ Alla fine del film, la scena del motociclista che guarda nella vallata nebbiosa riprende il famoso quadro di Friedrich “Viandante sul mare di nebbia”.

⟡ Il film è stato girato in Scozia, in particolare a Glasgow, Edimburgo e Fort William.

Titolo originale

Id.

Regista:

Jonathan Glazer

Durata, fotografia

108', colore

Paese:

Regno Unito, Svizzera

Anno

2013

Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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