Wolves of Wall Street
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Voto:
Jeff Allen (William Gregory Lee) vuole diventare broker a tutti i costi e ci riesce quando incontra la barista Annabella (Elisa Donovan) che gli fa conoscere Dyson Keller (Eric Roberts), capo di una rinomata agenzia di gestione titoli. La natura ferina tipica di un rampantismo smodato si rivela essere la caratteristica saliente dei nuovi colleghi. Jeff, che non sta al gioco del dio denaro, finisce nei guai.
LA RECE
Licantropia come ellissi del rampantismo, oppure il contrario. Ma non si vedono licantropi. In più, racconto omoerotico ma non si vedono gay. Insomma, poca roba e pure male. Non platealmente sconsigliato perché a qualcuno la narrativa omo di DeCoteau potrebbe anche allettare.
Ennesimo thriller di David DeCoteau dai sottili toni omoerotici che, nel caso specifico, tenta il recupero del rampantismo anni ‘80: siamo al parallelismo fra il feroce arrivismo tipico (dello stereotipo) dell'operatore economico e la licantropia. In linea di principio, la cosa potrebbe funzionare. Di licantropi, però, non se ne vedono e mi sfugge come sia possibile realizzare un film horror sui licantropi senza mostrarne neppure uno, ma solo ombre. Magari si potrebbe giocare sui simboli e sull'ellissi, in bilico sul filo della metafora come in quel finissimo film d'essai che Wolves of Wall Street non è. Il plot si snoda con grande prevedibilità dai primi passi del motivato Jeff, alla sua frustrazione per non trovare lavoro, all'aggancio offerto dalla bella di turno con la quale ci scappa il rapporto d'amore, alla conoscenza degli antagonisti, giù giù fino alla resa finale. Nel mezzo, dialoghi di grande intensità emotiva: "Di' qualcosa" "Non so cosa dire" "Allora sta zitto e baciami". Il film, che ha una fotografia sufficientemente curata, mette al centro dell'azione un gruppo di uomini dall'aspetto azzimato e dai vestiti d'alta sartoria che sanno togliersi con altrettanta prontezza in sexy party patinati come una sfilata di intimo. Non si capisce perché, in un film dai toni omosessuali neppure così nascosti, non si sia osato costruire una palese relazione omosessuale invece che forzare l'atmosfera chiaramente gay verso il rapporto etero; probabile che una storia palesemente gay avrebbe potuto affondare gli incassi del film che, però, immagino non siano stati comunque molto elevati. Limitato nel pathos, nel sangue, nella violenza e nel serio tentativo di analizzare il fenomeno del rampantismo fosse anche a fini orrorifici, Wolves of Wall Street risulta un film piatto, sconclusionato e, in fondo, incomprensibile nelle sue vere finalità narrative. L'unica prova d'attore degna di nota è quella di Eric Roberts, fratello della più nota Julia, la cui presenza nelle pellicole è, generalmente, garanzia di ogni produzione fallimentare. Film presuntuoso che si veste da prima serata ma è un dimenticabilissimo B-movie nel cuore, infatti Martin Scorsese non si preoccupa affatto per la potenziale confusione fra i due titoli e, nel 2012, infila the Wolf of Wall Street, quella sì una disamina ben fatta e orrorifica dell’essere rampanti!
TRIVIA
⟡ Nessun dato, per ora.
Fast rating
Titolo originale
Id.
Regista:
David DeCoteau
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
USA
2002
Scritto da Exxagon nell'anno 2007 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
