Zora la Vampira

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Voto:

Dracula (Toni Bertorelli) e il suo servo (Lele Vannoli) lasciano la Romania e vengono in Italia in cerca delle belle donnette viste in tivù. I due finiranno in un quartiere popolare di Roma ben distante dai fasti televisivi. Dracula s'innamora di Zora (Micaela Ramazzotti), graffitara che frequenta un centro sociale pieno di B-Boys e alternativi. La storia d'amore fra Zora e Dracula verrà osteggiata sia dai ragazzi del quartiere, sia dal coatto commissario Lombardi (Carlo Verdone).

LA RECE

Primo film per le sale dei Manetti bros che il cinema di genere lo conoscono benone. L'esperimento, però, riesce parecchio imperfetto, anche se a distanza di anni vale come fotografia di certi ambienti e di certe persone. Come narrazione comedy horror, però, è un nì.

Occasione naufragata di portare una ventata d’aria fresca nel cinema italiano, ormai allergico al fantastico come Dracula all'aglio, utilizzando gli stilemi del cinema di genere che i Manetti conoscono a menadito. Zora la vampira non raggiunge lo sperato successo per diversi motivi che vanno dai miscasting, alla tendenza a imboccare numerose strade narrative e a perdersi in esse. Forse, l'entusiasmo produttivo dei Manetti, alla loro prima vera prova cinematografica, li ha portati a realizzare un film che dice troppe cose e molte in modo confuso; se può consolare, simpaticamente confuso. Il film, più che essere valido come horror o come commedia, risulta, invece, una valida occasione per compiere un viaggio nella scena hip-hop romana a cui si aggiunge Tormento, ex Sottotono - che recita terribilmente - nonché la scena indie legata ai centri sociali. Il film, senza orientarsi politicamente, tributa ai centri sociali il non indifferente pregio di dare spazio alla creatività giovanile che altrimenti non avrebbero spazio, ma sa anche criticare i frequentatori di tali luoghi dipingendoli come falsi poveri, fattoni e impegnati socialmente in modo inefficace. Buffo che un film che inizialmente si schiera dalla parte dell'underground finisca per esaltare positivamente il ruolo della Chiesa e termini con il pistolotto risaputo de "i veri vampiri siamo noi", retorica contro-culturale così abusata da essere divenuta borghese. Divertente anche il fatto che la bella Micaela Ramazzotti, la Zora de borgata dalla parte degli ultimi, finirà “bare-naked” sul borghesuccio mensile Max, bionda e patinata nemesi reale di ciò che un tempo, fantasiosamente, fu. Ma è ok, anche quello è lavoro. Il tono comico del film non è propriamente il massimo e risulta davvero divertente solo quando entra in scena Carlo Verdone, coi suoi soliti tempi recitativi perfetti, che brucia battute validissime senza avere né una spalla né una scrittura di rilievo; fa anche piacere vedere al suo fianco il caratterista Sandro Ghiani. Il resto del cast ce la mette davvero tutta, sia nelle parti comiche, sia in quelle che dovrebbero risultare drammatiche, ma non ne esce bene quasi nessuno. Il migliore sulla carta è Bertorelli, il quale, però, è troppo bravo e il suo tono serioso stona rispetto al clima generale. Meglio, allora, l'interpretazione più inesatta di Vannoli nei panni dell'aiutante che, nella Roma di borgata, s'arrabatta con le auto rubate; l'extracomunitario dell'est e la malavita, uno dei tanti temi toccati dal film e lasciati appesi. Il grosso guaio è che il titolo promette una Zora vampira ma non si vede né la Zora fumettistica da cui trae vagamente spunto il film, né la Zora che, vampirizzata, succhia sangue. Il passaggio cinematografico non ha premiato lo stile del film, anche se i cartelloni avevano il nome forte di Verdone e il suo impegno come produttore; la cosa è plausibile fino a un certo punto, dal momento che, con tutti i limiti, Zora la vampira non è più brutto di un Boldi-De Sica qualsiasi ma, forse, ha remato contro la poca notorietà dei registi, una pubblicizzazione limitata, la pochezza nel cast di personaggi televisivi e l'utilizzo di un'ambientazione di quartiere ben diversa dal resort all inclusive di Cortina, Egitto o India. Anche vero che i Manetti non volessero rifarsi allo stesso pubblico. A Zora la vampira tocca solo aspettare qualche decennio per il recupero. Parecchi, a quanto pare.

TRIVIA

Marco (1968) e Antonio Manetti (1970) dixerunt: “Siamo abituati a non essere calcolati e fare felicemente quello che ci pare e piace […] Però, se un italiano vuole fare un film internazionale lo dovrebbe girare in inglese e sicuramente potrebbe risultare un flop globale; non ha senso tutto questo perché non sarebbe un film italiano e dovrebbe perfino usare attori italiani che recitano in inglese o addirittura attori stranieri che si fingono italici. Così non va bene! Questa idea che per fare un film internazionale tu debba farlo in inglese è errata, difatti la storia del cinema ci insegna che la strada per il successo, quella dei grandi film italiani che hanno sbancato all’estero, è costellata di film prettamente nostrani, popolari, e poi sottotitolati in inglese, vedi la Vita è bella, la Grande bellezza, la Dolce vita, eccetera” (colonnesonore.net).

⟡ Nessun dato, per ora.

Fast rating

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Regista:

Manetti Brothers [Antonio e Marco Manetti]

Durata, fotografia

110', colore

Paese:

Italia

Anno

2000

Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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