1408

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Voto:

Mike Enslin (John Cusack) vive scrivendo libri su luoghi infestati da fantasmi e su come, in effetti, i fantasmi non ci siano. Con lo stesso scetticismo, Mike si accinge a soggiornare nella camera 1408 dell'Hotel Dolphin che gli è stata indicata come maledetta: in 100 anni di esistenza, in quella stanza sono morte 56 persone. Il direttore dell'hotel, Gerald Olin (Samuel L. Jackson), cerca di far desistere Mike dal suo intento ma senza successo. Entrato nella 1408, Mike si gode il pernottamento ma, poi, strane cose iniziano ad accadere; quando Mike si deciderà a scappare, scoprirà che la stanza ha deciso altrimenti.

LA RECE

Nella spooky house si declina il paradosso del professionista scettico che più si sforza di demistificare il soprannaturale, più profondamente vi sprofonda dentro; dentro una stanza che diventa individuo, l'Overlook di Shining in piccolo.

Seppure non paragonabile ad altre pellicole tratte da lavori di Stephen King, e che ben altro impatto hanno avuto sul pubblico (le Ali della libertà, 1994; Misery non deve morire, 1990; Shining 1980), 1408 dello svedese Håfström è, nondimeno, una delle pellicole più riuscite fra le innumerevoli ispirate alla penna dello scrittore di Portland. Rifiutando l'impostazione cruda e violenta di un certo tipo d’horror di attuale successo, 1408 trasforma Hostel (2005) in Hotel con una camera che, a detta di Samuel L. Jackson, è “fuckin' evil”, fottutamente malvagia. La struttura base è quella della spooky house ma, intelligentemente, si evita ogni eccesso truculento ben sapendo che la paura maggiore è quella che lo spettatore sviluppa nella propria mente. Le battute scritte per Cusack, in lotta con la stanza maledetta, stemperano piacevolmente la tensione. Il film si costruisce con lentezza resistendo alla tentazione di propinare qualche momento di facile spavento prima che un livello sufficiente di tensione si sia sedimentato; questa attesa culmina in una scena davvero efficace nella quale il protagonista guarda verso una finestra nel palazzo di fronte per scoprire qualcosa che ha tutte le carte in regola per definirsi incubo; segue l'atteso balzo sulla poltrona. La stessa calma progressione viene adottata per la descrizione della vita del protagonista, il cui tragico passato familiare si rifletterà nella guerra psicologica che dovrà combattere contro la stanza 1408. In effetti, vi è un'inversione dei plot: mentre il film parte con l'indagine su una casa infestata (plot A) di un uomo che ha perso la figlia a causa di una malattia (plot B), questo secondo soggetto diventa il primo motore nella seconda parte del film, e si fa anche più interessante della camera stessa che cerca di terrorizzare il protagonista. Il risultato è quello che Roger Luckhurst ha definito "una ghost story sulla impossibilità di scrivere ghost stories senza crederci". Molto ben realizzati gli effetti speciali; il regista limita l'uso della computer grafica e dimostra che con i vecchi metodi si può ottenere comunque l'effetto voluto, pur non trattandosi di grossi stravolgimenti del set e non di protesica. La storia relega a lato i due comprimari, Samuel L. Jackson e Mary McCormack; buona parte del film si svolge in un'unica location e ciò fa del film un one-man-show in cui Cusack esprime paura, dubbi, rabbia, tristezza e, come detto, una sottile vena comica. Accattivante, ben realizzato e non eccessivamente derivativo, 1408 è un buon horror più sofisticato di quello che appare: valido anche per non appassionati del genere.

TRIVIA

Jan Mikael Håfström (1960) dixit: “Il mondo sta diventando sempre più piccolo. Quando vedono che qualcun altro ci riesce, si rendono conto che: “Sì, vengo da un piccolo paese da qualche parte nel nord che nessuno sa dove sia, ma puoi farcela se credi in te stesso”. E sì, credendo in se stessi, c'è un'opportunità là fuori” (cinemablend.com).

⟡ La storia è tratta dalla breve novella di King "1408" contenuta nella raccolta “Tutto è fatidico” (Everything's Eventual: 14 Dark Tales) pubblicata nel 2002. King trasse ispirazione da una raccolta di storie giornalistiche scritte dal parapsicologo Christopher Chacon sull'indagine svolta da questi su una stanza dell'Hotel Del Coronado (Coronado, California) che si dice infestata da una qualche entità. 

⟡ Ci sono diversi riferimenti al numero 13 nel film. La somma dei numeri che compongono 1408 dà 13. La stanza è al XIV piano ma l'Hotel non ha il XIII piano, quindi la stanza si trova al XIII piano. La serratura della stanza riporta il numero 6214 le cui cifre sommate danno 13. L'hotel si dovrebbe trovare al 2245 di Lexington Street a New York City, anche queste cifre sommate danno come risultato 13. La prima morte nella stanza risale al 1912, ancora 13. 

⟡ Una delle prime vittime della stanza si chiamava Grady, nome di un personaggio che compare anche in Shining, altro horror "alberghiero" tratto da King. 

⟡ Il protagonista Mike Enslin indossa un cappellino dei Chicago White Sox: John Cusack non solo è nato a Chicago ma è anche tifoso di quella squadra. 

⟡ Quando Gerald Olin parla con Mike del suo romanzo precedente, accidentalmente lo chiama “The Long Walk” al posto di “The Long Road Home”. Questo è un riferimento alla novella di King “The Long Walk” pubblicata in Italia come “La Lunga Marcia”. 

⟡ Non molto dopo essere entrato nella stanza 1408, Mike fa presente che qualche geniaccio (“some smart-ass”) una volta scrisse qualcosa riguardo la banalità del male. Chi scrisse ciò fu la politica e filosofa tedesca Hannah Arendt che, nel 1963, diede alle stampe “La banalità del male, Eichmann a Gerusalemme”. 

⟡ Quando Ensling è appeso al cornicione, il regista ricalca una posizione di ripresa utilizzata da Hitchcock in la Donna che visse due volte (1958), film in cui il protagonista Scottie soffre di vertigini.

Titolo originale

Id.

Regista:

Mikael Håfström

Durata, fotografia

94', colore

Paese:

USA

Anno

2007

Scritto da Exxagon nell'anno 2011; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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