Hostel

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Voto:

Paxton (Jay Hernandez), Josh (Derek Richardson) e Oli (Eythor Gudjonsson) stanno viaggiando attraverso l'Europa per una vacanza di tutto svago, quando viene loro riferito che in Repubblica Slovacca c'è un ostello pieno di ragazze bellissime e disinibite. Raggiunto il luogo del piacere, i ragazzi incontrano Natalya, Svetlana e le altre, e non possono che confermare che quello è il paradiso del sesso. Poco dopo, però, l'islandese Oli sparisce e lo stesso accade a Josh. Paxton capirà che quell'ostello e le bellissime donne che lo abitano nascondono un terribile segreto.

LA RECE

Che i viaggi della speranza sessuale nei paesi dell'est si rivelino sempre un disastro, lo sapevamo già dai tempi di un Sacco Bello. Qui, però, Roth rielabora robe orientali, esplicita il sadismo con una pennellata di settarismo-classismo, e fa centro rispetto alla lettura dello spettatore come voyeur di brutture. I social confermeranno.

Film lanciato in maniera altisonante con la dicitura "Presentato da Quentin Tarantino", cosa che ha confuso non pochi, portandoli a credere che il film fosse stato diretto da Tarantino stesso; il medesimo pasticcio accaduto con la Chiesa (1989) di Michele Soavi a vantaggio di Dario Argento. Hostel è un horror più che sufficiente ma anche sopravvalutato, un po' per il motivo di cui sopra, un po' perché, fra i mainstream, è più violento della media di essi, fatto che ha portato diversi spettatori a credere di aver visto qualcosa d’incredibilmente originale e malsano. Poi, col tempo, in quest'epoca di bulimie video, tutto passa e ci si scorda degli eccessi di Hostel e del fatto che, piaciuto o meno, è il capostipite di un sottogenere: il torture-porn, o gore-porn, contratto, gorn. Dopo il tributo al cinema ’80 con Cabin fever (2002), Eli Roth decise di offrire all’Occidente, e a una platea da rating R, una peculiare rilettura del cinema orientale. Oltre alla “romantica” storia del ritrovamento del sito internet snuff, di cui potete leggere nei trivia, l’origine del soggetto emerge da una rielaborazione occidentalizzata di Audition (1999), Ichi the killer (2001), della Trilogia della Vendetta di Park Chan-Wook, ma anche dell’americanissimo the Vanishing - Scomparsa (1993). Il progetto fu poi scritto, prodotto, diretto e distribuito nei cinema nel breve arco di dodici mesi, tre volte prima di quanto accade mediamente per i film hollywoodiani. Uscito nelle sale il 6 gennaio 2016 e realizzato con un budget contenuto di 4,5 milioni di dollari, Hostel ne incasserà globalmente 80, decretando il successo planetario del torture-porn e la prevedibile emersione di emuli e accoliti raramente ricordati come horror di qualità. Sfruttando il mito del cinema snuff e bypassando qualsiasi riflessione connessa alla responsabilità dello spettatore quale voyeur, Roth, in realtà, evita eccessive grossolanità visive giovandosi di buoni set, un cast non stellare tuttavia in forma, soggettive ed effetti sonori; in definitiva, mostrando meno di ciò che lo spettatore crede di aver visto. Molto fa anche l'ispirata fotografia di Milan Chadima che enfatizza i toni di grigio, incupendo l'atmosfera e dipingendo l'est Europa in maniera bigia, abbracciando uno stereotipo negativo ormai âgé. Il film passa attraverso diverse fasi che vanno dalla commedia giovanilistica all’horror, sfociando nel dramma personale, tale per cui un superficiale protagonista finisce per dimostrare il suo profondo lato umano connesso a un dramma passato che si ripete nel presente. Mainstream che osa mettere un piede oltre i propri confini, Hostel ha da tempo esaurito la sua intrinseca capacità di scioccare poiché surclassato da molte pellicole più violente e sadiche; resta una pietra angolare, insieme a Saw (2004), di una poetica dell’eccesso mostrato e compiaciuto, già da anni presente nel cinema ma non in quello diretto al più ampio pubblico del quale riflette, con un’occulta intelligenza, l’incapacità comunicativa facendo parlare le immagini e ammutolendo i protagonisti ai quali vengono concesse linee di dialogo blande o (non è un caso la scena dialogata in olandese) incomprensibili. E, last but not least, il riflesso magnificato dal sangue, di una civiltà occidentale collassante nella quale gli individui s’aggrappano alla pelle degli altri per stare a galla, lacerandola. Il titolo del film rimane nella memoria collettiva così come l’idea di un posto, ostello o locale, nel quale si potrebbe finire, finendo male. Non è poco. I sequel sono Hostel: part II (2007) e Hostel: part III (2011).

TRIVIA

Eli Raphael Roth (1972) dixit: “Non c'è un solo caso di film horror che causi violenza. La gente sa che ciò che viene mostrato è falso, per questo si permette di goderselo. Li aiuta ad affrontare le proprie paure, la paura di cose che sfuggono al loro controllo. La gente fa saltare in aria le cliniche per l'aborto e poi incolpa la Bibbia, ma non si direbbe mai "vietate la Bibbia", si direbbe che si tratta di un pazzo che vuole uccidere la gente per poi nascondersi dietro la religione” (IMDb.com).

⟡ Il termine "torture porn", proprio relativamente ad Hostel, fu coniato dal critico David Edelstein nel gennaio 2006

⟡ Pare che Roth, in internet, scovò un sito thailandese che offriva la possibilità di torturare e uccidere qualcuno per 10.000 dollari. Il regista, inizialmente, pensò di realizzare un documentario a partire da questo spunto ma poi, riflettendoci, pensò che un'avventura del genere avrebbe potuto essere molto rischiosa. Roth mostrò il sito a Quentin Tarantino, e i due si limitarono a sviluppare l'idea per un film “basato su una storia vera”. I due dissero, in seguito, che non avevano mai saputo se quello che proponeva quel sito fosse vero o meno. 

⟡ Gli interni delle prigioni in cui venivano segregate le vittime erano quelli di in un vero manicomio di Praga costruito nel 1910, in un'ala in disuso da almeno 50 anni. Il Palazzo 10, dove vennero filmate molte scene, era il luogo in cui venivano reclusi i pazienti più gravi. Il seminterrato era così tetro che Eli Roth si portava dietro un quartetto d'archi che suonava musica classica in modo che l'atmosfera dell'ambiente fosse meno cupa durante le riprese. 

⟡ Nel film si vedono scene da tre film: Pulp fiction (1994), il film tivù Chodnik cez Dunaj (1989) e Sex fever (2003), quest'ultima una parodia pornografica del film Cabin fever

⟡ Alla fine dei credits viene ripetuta una frase del film: "Io ho guadagnato parecchio con te, perciò sei tu la mia puttana". 

⟡ L’attore Rick Hoffman, nel film il businessman americano, per poco non si procurò una commozione cerebrale ferendosi la testa con il calcio della pistola mentre girava la scena in cui decideva in che modo uccidere la sua vittima. 

⟡ Eli Roth ingaggiò dei veri ragazzi di strada per i ruoli della Banda della cicca. 

⟡ Eli Roth chiese ufficialmente perdono al Presidente dell'Islanda per il fatto di aver dipinto gli Islandesi come maniaci sessuali ubriaconi. Il presidente non l'aveva presa male e perdonò Roth, dicendo che Oli rappresentava un lato degli Islandesi che non veniva di solito mostrato nei film. Roth chiese scusa anche al Ministro della Cultura Islandese per tutti i danni che Hostel avrebbe potuto causare alla reputazione dell'Islanda. Il regista scrisse il ruolo di Oli appositamente per Eythor Gudjonsson dopo averlo incontrato in un meeting con i giornalisti per il film Cabin fever; Eythor era il giornalista per l'Islanda. Roth fu così colpito dal carisma dell'uomo che gli promise di farlo recitare, un giorno o l'altro. Eythor fu molto sorpreso del fatto che il regista avesse mantenuto la sua promessa e accettò di buon grado la proposta. Roth volle che la prima mondiale del film si tenesse in Islanda all’Icelandic Film Festival del 2005. Durante il festival, Roth e Quentin furono nominati Vichinghi ad honorem con una cerimonia organizzata da Eythor Gudjonsson. Roth fu ribattezzato col nome vichingo di Eli Sheldonsson mentre Tarantino con quello di Quentin Conniesson. 

⟡ Nel film furono usati 680 litri di sangue finto, quasi tre volte tanto rispetto alla quantità usata in Cabin fever. 

⟡ Le canzoni pop Ceche e Slovacche che si sentono nel film furono dei grossi successi in Cecoslovacchia fra il 1982 ed il 1989. Nel film si sente anche un remix cecoslovacco della canzone di Tozzi "Stella stai", là si intitola "Treti Galaxie". 

⟡ Nel film, il regista compare nei panni dell'americano vestito con un golfino dei Boston Red Sox che, nel coffe shop di Amsterdam, si mette a ridere quando un suo amico quasi si soffoca aspirando il fumo da un bong. 

⟡ Il regista Takashi Miike compare nel film nei panni di un uomo d'affari appena uscito dal Club: è quello che dice che si rischia di spenderci tutti i soldi. 

⟡ Roth inserì nel film quasi tutti i membri della troupe incluso il commercialista di produzione Mark Bakunas che appare su un poster in background in tre differenti scene col finto gruppo rock "'Bakunas and the Essential Elements". Gli altri membri della band visibili sul poster sono i produttori Mike Fleiss e Chris Briggs, il co-produttore Dan Frisch, il costumista Franco Carbone e Roth stesso. Milda Jedi Havlas, assistente alla produzione, nel film ha il ruolo dell'impiegato alla reception dell'albergo slovacco; coprì quel ruolo perché l'attore che l'avrebbe dovuto interpretare mollò le riprese poco prima che la scena fosse girata. 

⟡ Quando Paxton è nella stanza col tedesco si mette a parlare, appunto, in tedesco e dice (circa): "Se mi uccidi, questo distruggerà la tua vita. Ogni volta che chiuderai gli occhi, mi vedrai. Sarò nei tuoi incubi ogni notte, per tutta la vita. Te la rovinerò". Nella versione vista in Germania, il torturatore tedesco è spagnolo e Paxton, quindi, gli parla in spagnolo. 

⟡ Nella versione uncut, la parola "fuck" viene pronunciata 128 volte. 

⟡ L'attore Jan Vlasàk, l'uomo d'affari tedesco, non parlava una parola d'inglese: imparò quello che doveva dire a livello puramente fonetico. 

⟡ La cassa dietro la quale si nasconde Paxton nella scena girata in stazione dovette essere verniciata poiché il team addetto alle scenografie c'aveva scritto sopra "Made in Slovakia". Il regista ritenne che fosse troppo strano che su una cassa slovacca ci fosse una scritta in inglese. 

⟡ In origine, il finale del film voleva che Paxton rapisse la figlia del tedesco, anche se non era chiaro se la volesse aiutare o le volesse fare del male. Al test screening le reazioni del pubblico non furono buone poiché si reputò che quel finale fosse troppo negativo. Sul DVD si può vedere, fra gli extra, questo finale alternativo. 

⟡ Per la scena del taglio del tendine d'Achille fu usato lo stesso piede finto usato anche nel film Kill Bill: vol 1 (2003). 

⟡ Dopo che all'attore Derek Richardson viene tagliato il tendine d'Achille, accadde un incidente per cui le sue urla di dolore divennero vere. Nel contorcersi fintamente per simulare una reazione di dolore, Derek alzò la sedia e la riabbassò di colpo finendo per schiacciarsi un dito del piede con una gamba della sedia e per poco non se lo mozzò.

Titolo originale

Id.

Regista:

Eli Roth

Durata, fotografia

94', colore

Paese:

USA

Anno

2005

Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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