Ichi the killer

-

Voto:

Anjo, un boss della Yakuza, sparisce con 100 milioni di yen. La sua gang capeggiata dal folle Kakihara (Tadanobu Asano) inizia a cercare il capo ma i metodi che usa infastidiscono altri gruppi Yakuza. Contemporaneamente, l'ambiente della malavita è messo a ferro e fuoco da Ichi (Nao Ohmori), un killer psicopatico che sfoga la sua rabbia per essere stato vessato da giovane da alcuni bulletti mentre osservava una ragazza stuprata che lui non è riuscito ad aiutare.

LA RECE

Cinema estremo orientale ma anche estremamente ben realizzato. Film da tempo, come il suo regista, considerato cult underground. Consigliato solo a chi sa cosa sta per somministrarsi.

Qui si tratta dell'uncut version e siamo nel campo dell'estremo: estremamente violento, estremamente sanguinario, estremamente ben girato. Miike muove la telecamera con maestria e cita, più o meno involontariamente, Tarantino, Kitano e altri ma decide di non fermarsi dove altri hanno tirato il freno, ciò fin dalle prime scene che offrono la vista di una ragazza percossa a morte e la macro di una pozza di (vero) sperma da cui emerge il titolo del film. Tratto da un manga di Hideo Yamamoto, Ichi, "Uno", è un antieroe folle e incontrollabile che dovrebbe vendicare i torti, memore dei torti subiti in giovane età, ma, in realtà, ha gravi problemi di controllo degli impulsi e finisce per fare scempio dei cattivi così come degli innocenti. Ichi, tuttavia, è oscurato dal sadico Kakihara, sia per presenza scenica, sia per il perverso magnetismo dell'interpretazione, un po' come accadeva in Leon (1994) per cui il personaggio interpretato da Oldman risultava più intrigante di quello interpretato da Reno. Le opere del maestro di sadismo Kakihara, più che gli sfoghi insani e incontrollati di Ichi, garantiscono i momenti più crudi del film: un uomo appeso a ganci di ferro al quale viene versato dell'olio bollente sulla schiena, un altro il cui volto viene usato come un puntaspilli, un giovane a cui viene letteralmente presa in bocca la mano e scarnificata. Molta altra violenza viene somministrata alle donne, bellissime e vilipese all’eccesso. A tratti, la violenza e il modo di recitare, come non di rado accade nel cinema nipponico, assume una forma cartoonistica solo apparentemente divertente. Più volte succede, invece, che la violenza superi i limiti di sopportazione, divenga parossistica e, come Kakihara che si perfora i timpani per non sentire più nulla, lo spettatore quasi non avverta più shock e disgusto rimanendo sordo all’accumulo visivo. In una specie di circolo vizioso, all'estremo dell'estremo, come direbbe un cenobita di Clive Barker, c'è la pace estrema. Forse. Ma Ichi, lontano dall’essere un mero esercizio di brutalità, è anche l’estasi rossa del dramma dei due protagonisti, due poli opposti in una continua ricerca del loro complementare, cosicché questo film e Audition (1999), capolavoro di Miike, percorrono il comune campo della ricerca dell’anima gemella e dell’impossibilità di trattenerla. Anche senza la necessità di letture profonde, Ichi the killer rimane un prodotto di buon intrattenimento e di grande pregio estetico che si discosta ampiamente dalla stragrande maggioranza delle pellicole ultra-gore tra le quali, tuttavia, trova collocazione. Consigliatissimo ma solo a quelli che sanno sopportare una legnata di shinai.

TRIVIA

⟡ Alle persone che aspettarono la proiezione di mezzanotte al Toronto International Film Festival furono distribuiti dei sacchetti per il vomito. 

⟡ Per la sequenza in cui il suo personaggio sta sospeso per mezzo di uncini attaccati alla pelle, l'attore Susumu Terajima ha avuto bisogno di dodici ore di make-up e altre dodici per girare la scena. 

⟡ La recinzione di metallo sul tetto che si vede alla fine del film è la stessa che si vede in un altro film di Miike, Dead or alive (1999), nella sequenza in cui tre poliziotti parlano di omicidio e Yakuza. 

⟡ La suoneria del cellulare di Kakihara è il tema musicale stesso del film. 

⟡ Miike avrebbe voluto avere l'autore originale del manga come sceneggiatore ma non se ne fece nulla quando quest’ultimo disse di non poter lavorare a causa del blocco dello scrittore.

Titolo originale

Koroshiya 1

Regista:

Takashi Miike

Durata, fotografia

129', colore

Paese:

Giappone

Anno

2001

Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

commercial