Alone in the dark
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Voto:
L'archeologo Lionel Hudgens (Matthew Walker) desidera più di ogni altra cosa recuperare i manufatti dell'antica razza degli Abkani che aprono le porte verso un'altra dimensione. L'uomo aveva tentato, nel 1969, di incrociare geni Abkani con geni umani ma l'ufficio governativo 713, deputato al controllo del paranormale, s’era opposto. Tempi odierni: l'investigatore Edward Carnby (Christian Slater), ex bambino sottoposto alle sperimentazioni e agente del 713, viene attaccato dagli Xenobi, creature Abkani che non sopportano la luce. Edward, l'archeologa Aline (Tara Reid) e il comandante del 713 Burke (Stephen Dorff), insieme ad un manipolo di soldati, si dovranno avventurare in una miniera che Hudgens usava per i suoi esperimenti.
LA RECE
Gamvie di personalismi e di scarsa efficacia orrorifica ma Boll non è comunque il peggiore. E poi, almeno questi concediamoglielo, locandina non male.
Alone in the dark, BloodRayne (2004) e House of the dead (2003) vanno a comporre il trittico che ha fatto guadagnare a Boll il soprannome "Master of Error", come dire: uno dei più scarsi registi di pellicole d'orrore. Dopo alcuni lavori ignoti ai più, Boll si lanciò nella riduzione cinematografica di videogiochi (gamvies) con molto entusiasmo quanto scarsa resa filmica. I suoi prodotti, infatti, si distinguevano per la casuale scelta del cast, trame scombiccherate e parossistiche scene action. Il mondo della critica e del pubblico di appassionati attaccò subito i lavori di Boll, con suo grande rammarico e livore. La delusione per Alone in the dark fu palpabile, soprattutto fra i fan del videogame che anch'io ebbi la fortuna di giocare. “Alone in the dark” (1992) della Infogrames era un'avventura grafica horror nata ben prima che si parlasse di survival-horror quali “Resident evil” (1996) o “Silent Hill” (1999): il gioco vedeva il protagonista, Edward Carnby, entrare in una vecchia magione, sorta di ponte con un aldilà lovecraftiano. Scalettato all'inverosimile quando ancora l'anti-aliasing era un sogno bagnato di noi gamers, “Alone in the dark” godeva, tuttavia, di atmosfere sinistre, e questo fin dai primi minuti con il mostro in soffitta (mostro, poi... era una sorta di grosso pollo cattivo). Il successo del videogioco fece fiorire una game-saga che ha progressivamente deluso gli appassionati ed è dal quarto gioco della serie (Alone in the dark: the new nightmare, 2001) che prende spunto il film come se fosse un sequel di quanto narrato nel gioco, con tutta una serie di variazioni. Su queste variazioni s'innesta la feroce critica degli appassionati, oggi (2024) parzialmente quietati dal reboot della saga videoludica. Prima di tutto, Boll, fraintendendo completamente lo spirito del gioco che si rifaceva in qualche modo a Lovecraft, mette in scena combattimenti orientaleggianti (con effetti anche ben riusciti in bullet time) e armamenti vari, forse per penetrare il mercato hongkonghese. Soprattutto, la scrittura risulta debole. Dopo un incipit testuale di lunghezza inusitata creato a motivo del fatto che la test audience riferì di aver capito poco o nulla della trama, Alone in the dark scivola verso i noti lidi di un Alien (1979) wannabe, con la ciurma alla caccia di creature. D'altra parte, Alone in the dark non è, almeno a livello tecnico, una pellicola totalmente incompetente e il regista si è mostrato deficitario più in altri lavori che in questo. Al limite fra serie A e B, il film ha un comparto attoriale debole con la demi-star Slater e l'inadatta al ruolo Tara Reid impegnati in una scena di sesso (casto) al ritmo di "7 Seconds" di Youssou N'Dour e Neneh Cherry, un brano probabilmente amato da Boll e recuperato dopo undici anni dalla sua uscita. Film di personalismi, dunque, e di scarsa efficacia orrorifica. Ma Boll non è comunque il peggiore. Inoltre, locandina non male. Seguito da Alone in the dark II (2008) con i pupilli di Boll, Michael Roesch e Peter Scheerer alla regia, l’orientale Rick Yune nei panni di Carnby, Lance Henriksen, che come suo solito si presenta con la verve di uno che si è alzato dal letto cinque minuti prima, e Danny Trejo nelle vesti del messicano con fucile a pompa alla mano... per l’ennesima volta. Tutta roba che è possibile evitare senza sensi di colpa.
TRIVIA
⟡ Nessuna nota, per ora.
Titolo originale
Id.
Regista:
Uwe Boll
Durata, fotografia
96', colore
Paese:
Germania, Canada, USA
2004
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
