Amer
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Voto:
L’infanzia di Ana (Cassandra Forêt), ragazzina ribelle, è tormentata da una figura sinistra. Tuttavia, anche da adolescente (Charlotte Eugène Guibeaud) e da adulta (Marie Bos) è perseguitata da inquietanti figure e situazioni.
LA RECE
Omaggio al nostro cinema. Una certa pretestuosità e presuntuosità c'è, ma c'è anche competenza e capacità di narrare orrore ed erotismo con grande finezza.
Primo lungometraggio per i coniugi francesi Forzani e Cattet, residenti a Bruxelles e con un’evidente passione per il nostro cinema di genere: girano in 16mm e gonfiano tutto a 35 per ricreare l’allure delle vecchie pellicole e si beccano il plauso di Tarantino che elegge Amer uno dei suoi preferiti del 2009. Il tocco postmoderno al giallo italiano dei due registi non è affatto di scarso impatto, passando da Argento a Bava, da Martino a Lenzi con grande agilità e scaltrezza. Si porta ad un’interessante esasperazione ciò che aveva maggiormente caratterizzato quel nostro tipo di cinema: l’attenzione morbosa per il particolare (filmato con primissimi piani), il colore, l’erotismo, il suono e le musiche (qui abbiamo Cipriani, Morricone, Nicolai). Programmaticamente, si lascia che le suggestioni e le immagini prendano un completo sopravvento sulla storia che diventa un flebile pretesto per creare un enigma assolutamente secondario rispetto alla cifra visiva. Una certa pretestuosità c’è, così come una certa presuntuosità; tuttavia, indubbiamente, i due sanno maneggiare la macchina da presa e sanno giocare in post-produzione, oltre al fatto che ben conoscono il mondo dello spaghetti giallo. Affascinanti le suggestioni erotiche, qui davvero raffinate. Il secondo segmento di un film diviso essenzialmente in tre parti, fa emergere il tema centrale di Amer: la scoperta da parte della donna del proprio corpo, e del potere ad esso associato, riletto secondo l’ottica di un genere filmico che ha fatto della femminilità uno snodo centrale, anche se in modo obliquo, perverso e omicidario. La destrutturazione narrativa, l’elegante attenzione per il particolare ed altre soluzioni tecniche fanno di Amer una valida rilettura del giallo, benché l’insistenza sull’estetizzazione per ’90 minuti generi un certo distacco nello spettatore che guarda ammirato, incuriosito, estenuato, ipnotizzato ed eccitato ma mai del tutto partecipe e mai entusiasta, con anche qualche refolo di noia. Il talentuoso duo, mostrataci la competenza storica e tecnica, avrebbe dovuto procedere verso un nuovo progetto che integrasse estetismi e vanità con una buona struttura narrativa e, invece, tornerà a calcare la mano con Lacrime di sangue (2013), un altro film che, come Amer, richiede spettatori non mainstream per formazione e gusti. Da guardare in double-bill con Francesca (2015).
TRIVIA
Hélène Cattet (1976) dixit: “Il nostro obiettivo con Amer non è mai stato quello di fare un omaggio o una copia del giallo all’italiana. Volevamo solo sviluppare il nostro soggetto: la scoperta del corpo, del desiderio e della sessualità di una ragazza. E cosa c'è di più appropriato per parlare di corpo, desiderio e sessualità se non i codici e l'iconografia del giallo?” (mubi.com).
Bruno Forzani (1976) dixit: “Ero un fan dello slasher prima di sapere cosa fosse il giallo. Ci sono degli slasher eccellenti ma mi annoiavo perché alla fine era sempre la stessa cosa e le sequenze di omicidi diventavano sempre più asettiche. Una volta ho chiesto a un ragazzo italiano che lavorava a un videonoleggio di darmi qualcosa di nuovo e lui mi ha proposto il Tenebre di Dario Argento: il livello era talmente alto che l'exploitation è diventato Arte!” (ibidem).
Titolo originale
Id.
Regista:
Hélène Cattet, Bruno Forzani
Durata, fotografia
90', colore
Paese:
Francia, Belgio
2009
Scritto da Exxagon nell'anno 2015 + TR; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
