American psycho

Comsigliato

Voto:

Patrick Bateman (Christian Bale), avviato broker a Wall Street, conduce un'esistenza invidiabile ma la sua è anche una doppia vita: elegante professionista di giorno, serial killer la notte; finché il già fragile equilibrio della sua mente si spezza definitivamente.

LA RECE

L’assetto thriller può accattivarsi la platea mainstream che, tuttavia, deve prepararsi a un film di una certa violenza e non conciliante. Alcune scene divenute cult.

Horror con l'abito di un thriller. L'orrore di una mente malata non immediatamente riconoscibile come mostruosa. Il delirio di un uomo integrato, salutista e bello. Notevole pellicola, tratta dal discusso romanzo di Brat Easton Ellis, giunta sullo schermo forse un po' tardi, quando l'immagine dello yuppie rampante era passata di moda da almeno un decennio. Nonostante questo, il prodotto finito è pregevole. La regista riesce a mantenere un certo distacco da ciò che accade e allestisce una storia algida, profondamente negativa, un delirio in cui l'unica figura positiva sarebbe quella della segretaria Jean (Chloe Sevigny). L'interpretazione di Bale, il fu ragazzino de l'Impero del sole (1987) ora grande star, è chirurgica: memorabili le sue filippiche sulla musica anni '80, i suoi elogi a Phil Collins e Whitney Houston, momenti di malsana black-comedy, il tutto mentre, insieme a lui, perdiamo progressivamente la presa sulla realtà fondendo fantasia e realtà finchè la differenza fra le due cose diviene indistinguibile e, forse, irrilevante. Peraltro, il film, raccontando di Bateman, illustra sufficientemente bene il disturbo narcisistico di personalità nella sua propaggine più psicopatica. Durante la lavorazione, si è preferito togliere le scene esplicite di tortura che comparivano nel romanzo; nel film, esse rimangono un sottinteso veicolato dalle immagini degli strumenti di tortura e dai disegni sul diario personale di Bateman; una scelta utile a evitare rating troppo severi ma che ha comportato la perdita del parallelismo tra la cura per l'igiene personale dell'uomo e la cura che ci mette nel gestire e trattare le sue vittime. Fotografia algida da giornale d'alta moda, dialoghi vivaci, validi interpreti (Dafoe non passa inosservato) e sequenze ora divenute di culto quale il confronto dei biglietti da visita. L’assetto thriller può accattivarsi la platea mainstream che, tuttavia, deve prepararsi a un film di una certa violenza e non conciliante. Da vedere. Da non vedere, invece, il sequel American psycho II (American Psycho II: All American Girl, 2002) di Morgan J. Freeman, in cui la studentessa Rachael (Mila Kunis), che a 12 anni aveva ucciso Patrick Bateman, sogna di diventare la più grande cacciatrice di serial killer: a tal fine è disposta a trasformarsi a propria volta in un’assassina, occasione che si affaccia quando può ottenere il ruolo di l'assistente del prof Starkman (William Shatner). I fattacci del cult-killer Bateman vengono usati pretestuosamente per creare una storia a metà fra la commedia horror dai toni slasher e il thriller da campus, senza che questi registri stilistici riescano a trovare una quadra. Cavalcare l'onda di un successo al limite dell'arthouse per costruire una storia debole con la ragazzina tagliagole stile Gossip (2000), Omicidi di classe (1998) o Dance party (1988) piazzandoci battutine pop (il cane che si chiama Ricky Martin) sembra davvero troppo. Shatner è bolso come non mai ma, almeno, la Kunis ci mette un grande entusiasmo, tanto che riesce a risultare più antipatica che bella. Non facile. Girato in venti giorni per la tv, e si vede. La fermata necessaria, ripeto, si trova fra le immagini del lavoro della Harron.

TRIVIA

Mary Harron (1953) dixit: “C'è una riluttanza istituzionale – le troupe sono perlopiù maschili - ma c'è anche quella reticenza personale… Sono andata a un corso di cinema per parlare; metà erano uomini e metà donne. Ma le donne non parlavano. Così, alla fine, a metà film, ho detto: “Perché le donne non parlano? Perché parlano solo i ragazzi?” Ma non è difficile solo per le donne. È difficile anche per chi cerca di fare storie fuori dai sentieri battuti. Finora ho fatto tre film ma ho fatto i film che volevo fare, come volevo farli” (IMDb.com).

⟡ Inizialmente si voleva Leonardo DiCaprio o Edward Norton o Brad Pitt per il ruolo di Bateman, James Woods come Donald Kimball e Cameron Diaz per il ruolo di Evelyn Williams. Si pensò a Oliver Stone o Cronenberg come regista. Si pensò pure a Bret East Ellis stesso alla sceneggiatura.

⟡ Bateman lavora per la stessa finta società citata nel film il Falò delle vanità (1990), la Pierce and Pierce.

⟡ Mentre Bateman fa ginnastica a casa, si vede un film in tv: è Non aprite quella porta (1974).

⟡ Il porno che si vede in casa di Bateman è White angel (1998).

⟡ Le cose che dice Bateman al telefono con il suo avvocato sono eventi narrati nel romanzo ma non nel film.

⟡ Tutti i biglietti da visita riportano la scritta "Vice President".

⟡ Guinever Turner, nei panni di Elizabeth amica di Bateman nella scena con la squillo Christie, è anche la sceneggiatrice del film insieme alla regista.

Titolo originale

Id.

Regista:

Mary Harron

Durata, fotografia

102', colore

Paese:

USA, Canada

Anno

2000

Scritto da Exxagon nell'anno 2006; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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