Begotten

Weird

Voto:

Dio (Brian Salzberg) si suicida sventrandosi con un rasoio. Tramite la sua morte viene generata Madre Natura (Donna Dempsey) che, masturbando il cadavere di Dio, si feconda e genera il Figlio (Stephen Charles Barry). Madre e Figlio andranno per il mondo e saranno accolti dagli uomini in modo non pacifico.


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LA RECE

Begotten è l'ambizioso tentativo di utilizzare il significante e non il significato, e, all’ombra della lezione di Brakhage, causare una reazione viscerale lasciando allo spettatore diversi compiti che, nel comune prodotto cinematografico, vengono assolti dal film stesso.

"Sento che la rivoluzione ha bisogno di avvenire dall'interno di Hollywood. Qui hai un'enorme quantità di soldi. Hai tutta la migliore tecnologia e hai una grossa quantità di risorse e di persone dotate con cui lavorare. Semplicemente non vedo perché un film non possa essere allo stesso tempo un'opera artistica e anche qualcosa che piaccia al pubblico più ampio. Con questo non voglio dire al pubblico più ampio possibile, voglio solo dire a un pubblico più ampio". Parola di Merhige recuperabile su moviehabit.com. Fa piacere notare che il regista di una delle maggiori stranezze commesse su pellicola sia, in verità, più pos-sibilista e aperto al grande pubblico di quanto non lo siano alcuni cinefili che hanno osannato questa sua pellicola senza studiare bene creatura e creatore. Begotten è un film bizzarro, weird, su questo pochi dubbi. Ma come giudicare un film che si discosta così tanto da qualsiasi altra cosa possa essere generalmente vista su uno schermo, partendo dal presupposto che la maggioranza di noi si è formata col cinema di Hollywood? Begotten è il primo film sperimentale di Elias Merhige, futuro regista di pellicole più accessibili come l'Ombra del vampiro (2000) e Suspect zero (2004). Il titolo (participio passato del verbo inglese beget, quindi, "generato") annuncia l'immersione in una dimensione trascendente in cui, come spesso avviene nella migliore tradizione del cinema weird, lo spazio e il tempo perdono importanza lasciando campo libero a un simbolismo e alla suggestione inconscia. In un bianco e nero sparato e sporco che richiama l'espressionismo, Merhige gira un film per il quale l'aggettivo complesso non è indicato, in quanto complesso richiama qualcosa di lineare che s'intrica e diviene di difficile comprensione: Begotten non è lineare e non pretende di essere compreso. Sì, il film è abitato da personaggi e la flebile trama, a grandi linee, rivisita il mito della creazione, del "generare" e della meschina natura umana. Begotten, tuttavia, è soprattutto qualcosa che levita in una dimensione propria e ciò che mostra, come in un test proiettivo, è un insieme d'immagini e di suggestioni emotive interpretabili con grande soggettività. La cripticità della pellicola, l'orrore mostrato, l'oscurità, la mostruosità dei personaggi, gli inquietanti suoni ambientali (quasi tutti loops) e l'atmosfera onirica sono quegli elementi che, in base al sentire dello spettatore, decretano il successo o l'insuccesso della visione. Ecco perché Begotten è stato da alcuni ritenuto un capolavoro assoluto e da altri una creazione incomprensibile e noiosa. In effetti, il film parla con entrambi i linguaggi e può risultare incredibilmente geniale e, contemporaneamente, insensato, arcano, inintelligibile, a tratti un soliloquio del regista che, a posteriori, in un’intervista resa a reel.com, ne ha ammesso i limiti: "Provo a capire quali siano i miei limiti. Uno di essi lo trovo quando guardi qualcosa come Begotten che è un lavoro completamente ossessivo e trascendente; io sono capace di guardarlo e di esaminare me stesso e di me stesso ridere un po'”. Quindi, rischiano di suonare eccessive le lodi sperticate di coloro che vedono in ogni inquadratura di questo film un esempio di genio cinematografico, o il deliquio della professoressa Susan Sontag che considera il lavoro di Merhige "one of the 10 most important films of modern times". Begotten è, prima di tutto, un buon film d'avanguardia e, come qualsiasi altro film, può avere dei lati negativi anche se molti si aspettano che i prodotti di avanguardia debbano essere, ontologicamente, dei capolavori. L’opera di Merhige si dilata eccessivamente, si fa lenta, ermetica, benché, poi, essendo fondamentalmente un rigurgito inconscio, a dispetto del suo linguaggio ermetico non necessita di un'attenzione viva e acuta ma, anzi, è meglio compresa, e mai presa, se guardata con una sorta di attenzione fluttuante. In tale stato, che non è veglia né sonno, il film di Merhige sa penetrare lo spettatore, al di là che questi lo voglia o meno. D’altronde, il film non va visto in una situazione di completa disattenzione, con qualcuno al fianco che non abbia voglia di vederlo o che sia particolarmente impressionabile dato che, ricordo, Begotten è un film che si è guadagnato il ban a Singapore a causa del suo contenuto disturbante. Siamo stati imboccati da una narrativa preconfezionata: tutto ciò di cui fruiamo a livello mediatico porta già con sé una narrazione e un significato al quale il fruitore si deve attenere. Fra pregi e difetti, Begotten è un ambizioso tentativo di utilizzare il significante e non il significato, e, all’ombra della lezione impartita da Stan Brakhage (the Act of seeing with one's own eyes, 1971), causare una reazione viscerale lasciando allo spettatore diversi compiti che, nel comune prodotto cinematografico, vengono assolti dal film stesso. Peccato, però, che questi film finiscano per essere visti dai soliti soggetti, e persi o evitati da chi ne potrebbe trarre qualche stimolo nuovo e trasformativo.

TRIVIA

Edmund Elias Merhige (1969) dixit: “Che cosa è successo alla ricerca e alla scoperta nelle arti attuali? Gli artisti devono comportarsi come archeologi se si ha il fegato di un regista visionario. Dovranno tornare nel profondo dell'ignoto collettivo per scoprire di cosa siamo fatti. Da quel sogno universale possono emergere le nostre voci più individuali e forti” (IMDb.com).

⟡ Il lavoro di post produzione audio-video per questo film della durata di 72 minuti fu di otto mesi. 

⟡ Merighe considera questo film il primo di una trilogia, non ufficiale e mai completata, che avrebbe come antipasto della seconda istallazione il corto Din of celestial birds (2006) che tratta dell’evoluzione e ha uno stile visivo simile a quello di Begotten.

Titolo originale

Id.

Regista:

Edmund Elias Merhige

Durata, fotografia

72', b/n

Paese:

USA

Anno

1989

Scritto da Exxagon nell'anno 2005; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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