la Bestia uccide a sangue freddo
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Voto:
In una clinica psichiatrica gestita, tra gli altri, dal dottor Francis Clay (Klaus Kinski) soggiornano diverse pazienti con diverse patologie: c'è Ruth (Gioia Desideri) la maniaca omicida, Pearl (Jane Garret) la nera agorafobica, Anna (Rosalba Neri) la ninfomane, Cheryl (Margaret Lee) la depressa. Una alla volta, le donne vengono uccise da un misterioso killer particolarmente sadico e violento.
LA RECE
Kinski che gestisce una clinica psichiatrica. La premessa di un delirio. Gialletto o proto-slasher con un erotismo sleaze.
Klaus Kinski che gestisce una clinica psichiatrica. Abbiamo detto tutto. Brutto giallo all'italiana o, se preferite, pre-slasher di gusto erotico; comunque sia, povero, malfatto e banale. Lo stesso Di Leo, spinto dalla Cineproduzioni Daunia 70 di Longo e Novelli a fare il verso ad Argento, lo considera il suo peggior film: "Ovvietà e banalità spinte fino al cretinismo che ho riscattato con un ritmo tale da non permettere allo spettatore di riflettere su quale bufala stesse vedendo" (Giusti, 2004). Nessun riscatto né ritmo. Mettere il folle faccione di Kinski, che Di Leo riteneva “uno squilibrato totale”, in questo film sperando che potesse risollevarne le sorti è stato inutile: il montaggio è scarso, gli effetti alla macchina da presa (zoomate) o quelli in postproduzione (rotazioni) sono kitsch benché usuali nel cinema anni '70, così come il balletto jazz-afro che avrete occasione di vedere fra l'infermiera lesbica (Monica Strebel) e la mulatta Pearl che si mostrerà generosa. Il film è disseminato di dialoghi insulsi e di scene erotiche di grande allusione e poca sostanza. Oltretutto, conosco abbastanza bene l'ambiente clinico da garantirvi che non esiste nessuna psicoterapia diretta alla cura dell'agorafobia che consista nel massaggio alla schiena e, meno che meno, alle natiche. Anna si contorce nel letto (esistono versioni spinte francesi-internazionali con inserti hard di masturbazione controfigurata), Monica Strebel si tocca, la Garrett si fa bella in bagno e altre chicche soft-core dello stesso tenore. Insomma, sleaze di scarse pretese con un occhio ad Argento, uno alla Christie e il terzo fra le gambe delle belle attrici. Si salva il finale che, con poco senso narrativo rispetto a quanto visto prima, esplode in un massacro violentissimo a spese di alcune infermiere colpite con una mazza medioevale, perché, si badi, è cosa comune e sensata arredare le pareti di un istituto di igiene mentale con una varietà di armi da taglio e spacca ossa. D’altra parte, se lo psichiatra è Kinski… L’anno dopo, per Di Leo riscatto assoluto con Milano calibro 9.
TRIVIA
⟡ La bellissima Neri non ha, comprensibilmente, un bel ricordo: “Il fatto che sia un ricordo sfumato vuol dire che non è una cosa che ricordo volentieri… Fu una cosa un po’ forzata per me… è stato un film che mi ha come violentata, forse era una parte troppo colorita nei tratti e risolta in poco spazio e quindi non sono riuscita a crederci, ecco” (Nocturno dossier 36, 2005).
⟡ Forse Di Leo si è ispirato al caso di Richard Speck che, nel 1966, fece fuori un gruppo di studentesse infermiere; lo stesso fatto di cronaca che ispirò Angeli violati (1967). Di certo, i distributori USA hanno notato la somiglianza fra il fatto di cronaca e il film italiano poiché hanno lanciato la pellicola con questa tagline: "the slasher massacre of eight innocent nurses!"
⟡ Rifatto dai francesi come Traitement de chock (1973), passato in Italia, non a caso, come l’Uomo che uccideva a sangue freddo.
Regista:
Fernando Di Leo
Durata, fotografia
92', colore
Paese:
Italia
1971
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
