la Bestia
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Voto:
Lucy Broadhurst (Lisabeth Hummel) è un'ereditiera inglese che arriva in Francia per conoscere il futuro marito, Mathurin de l'Esperance (Pierre Benedetti). Gli Esperance, una volta agiati, sperano di piazzare Mathurin, un mezzo demente, così da recuperare un po' di prestigio. Lucy è affascinata dalla storia di Romilda (Sirpa Lane), un'antenata degli Esperance, e, in sogno, rivive l'incontro sessuale fra Romilda e una bestia che viveva nel bosco. Questi eventi avranno un impatto sulle nozze che stanno per essere celebrate.
LA RECE
Boro descrive con dovizia di particolare il suo erotismo che è, quindi, una visione iperrealista del piacere. A contaminare l'erotismo come espressione di energia naturale ci pensa la religione e lo status quo che hanno tutto l'interesse a tenere distante l'essere umano da se stesso.
Il miglior film di Borowczyk, o almeno il più discusso e più noto, nacque come corto da inserire nei Racconti immorali (1974); il titolo doveva essere la Véritable histoire de la bête de Gevaudin con riferimento alla leggenda della bestia del Gévaudan che verrà, anni dopo, messa sullo schermo da Christophe Gans ne il Patto dei lupi (2001); ma si tratta di due mondi cinematografici disgiunti. Qui, e da subito senza troppe ellissi, abbiamo l'accoppiamento fra cavalli in una bucolica rappresentazione della vis erotica tra robusti peni e sussultanti vulve equine. È già tutta qui la filosofia del regista, chiaramente provocatoria ma terribilmente naturale e, quindi, totalmente scevra da malizia: "L'erotismo, il sesso, è una delle parti più naturali della vita. L'erotismo non uccide, non stermina, non incoraggia al male, non porta al crimine. Al contrario: rende la gente più gentile, porta gioia, dà appagamento, porta a un piacere non egoistico"; parola di Borowczyk, pronuncia Boròvcik, Boro per gli amici. A contaminare l'erotismo come espressione di energia naturale ci pensa la religione e lo status quo che hanno tutto l'interesse a tenere distante l'essere umano da se stesso. Per questo, ne la Bestia, all'istinto si contrappone un carosello di ordinarie meschinerie ordite da Monsieur Esperance che vuole piazzare suo figlio in un matrimonio infelice, così come un contorno di preti viscidi e pedofili, fino a giungere a una cena particolare che fa da ponte con il Fascino discreto della borghesia (1972) di Buñuel, un regista che con Boro ha, poco sorprendentemente, diverse affinità. L'elemento onirico e inconscio è, per entrambi, la chiave di volta dell'approccio controculturale, tuttavia, mentre Buñuel tende a destrutturare completamente la realtà con tocco surrealista, Boro, molto più legato alla dimensione erotica, ne fa un discorso di liberazione sessuale e provocazione contro chi, nella società, concorre a castrare l'erotismo liberato che, ne la Bestia, realizza iperboli interraziali e zoofile da sempre accarezzate dalla letteratura (La Bella e la Bestia) e dal cinema (King Kong, 1933). Al contrario del surrealismo, Boro descrive con dovizia di particolare il suo erotismo che è, quindi, una visione iperrealista del piacere, della masturbazione e dell'orgasmo. In ogni caso, esplicito, per il regista polacco, non equivale a pornografico o grossolano; fa specie che le sue donne autoerotiche abbiano attirato in passato le critiche delle femministe, in quanto, per Boro, la donna che si masturba afferma il proprio diritto alla sessualità. La Romilda del film, così come Lucy promessa sposa, si libera delle sovrastrutture per abbandonarsi a un piacere trascinante. Le riprese di Boro, spesso primi piani lubrici ed eleganti, sono operate con grande attenzione ai particolari e sono distanti chilometri dai grossolani movimenti di macchia e di montaggio delle pellicole che volgarizzano il sesso; la curatissima fotografia di Bernard Daillencourt fa il resto. Va da sé che il raffinato e selvaggio erotismo di Boro sortisce il suo effetto, nel senso che La Bestia è davvero un film erogeno, a differenza di altre pellicole che di erotico hanno solo l’etichetta di catalogazione. Demonizzato e censurato per aver esposto la sessualità in maniera così brada e gioiosa, la Bestia rimane unico nel suo genere, realizzato da un regista anch'egli unico; devastato se visto saltando da una scena erotica alla successiva, il film può risultare decisamente lento per coloro che fossero in cerca di un eccitante intermezzo.
TRIVIA
Walerian Borowczyk (1923-2006) dixit a proposito di Goto, l'isola dell'amore, il suo primo lungometraggio, racconto allegorico di una nazione sotto l’oppressione di un despostismo, censurato sia dal franchismo spagnolo sia dal socialismo polacco: “Il mio primo film è entrato nella storia del cinema come un progetto unico, che ha dimostrato attraverso la sua esistenza che non c'è differenza tra fascismo e comunismo” (culture.pl).
⟡ Joe D’Amato, che aveva Lavorato con Sirpa Lane, al secolo Sirpa Salo, in Papaya dei Caraibi (1978), così descrive l’attrice: “Sirpa Lane era una stronza e basta, una stronza atteggiata che si dava molte arie da diva” (Nocturno dossier 35; 2005). Sirpa morirà a soli 47 anni, nel 1999, per le conseguenze dell’AIDS.
Titolo originale
La Bête
Regista:
Walerian Borowczyk
Durata, fotografia
98', colore
Paese:
Francia
1975
Scritto da Exxagon nell'anno 2008; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0
