il Patto dei lupi

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In seguito alle misteriose morti avvenute nel Gévaudan per colpa di un presunto lupo, viene mandato a indagare il naturalista libertino Grégoire de Fronsac (Samuel Le Bihan) in compagnia del suo silenzioso amico indiano Mani (Mark Dacascos). Nonostante l'aiuto dei soldati del re, del conte di Morangias e di Jean François (Vincent Cassel), quest'ultimo arrogante e ostile figlio del conte, Grégoire non riesce a venire a capo del mistero. Nel frattempo, l'amore sbocciato fra il naturalista e Marianne (Émilie Dequenne), la bella figlia del conte, crea ancor più attrito con Jean François.

LA RECE

Gévaudan, e la bestia che invase i confini della ragione illuminista, in un mix wuxia, horror gotico, melodramma storico e conspiracy thriller che riconfigura il passato nazionale francese attraverso codici visivi globali. Imperfetto ma di buon intrattenimento.

Adattamento gothic-action-thriller di un episodio storico realmente avvenuto nel XVIII secolo ma non nei termini riportati dal film. Il poco prolifico Christophe Gans (Silent Hill, 2006) scrive e dirige una pellicola patinata e di sicuro intrattenimento che omogenizza troppi generi cinematografici nel tentativo di piacere un po’ a tutti, cosa che, in effetti, il Patto dei lupi riesce a fare se s’intende come un romanzone in costume che passa dal mystery all’intrigo politico, da scene di lotta ad altre erotiche per instancabili 140 minuti. L’incisiva uccisione iniziale, il mistero sulla bestia del Gévaudan e una buona cura fotografica e scenografica finiscono per essere depotenziate da un eccesso narrativo che ingarbuglia la faccenda e sfilaccia il pathos di una storia, prosaicamente connessa a una belva di provincia, che poteva essere drammatizzata a piacere con questo e quello, pur mantenendo un impianto neo-gotico tipo il Mistero di Sleepy Hollow (1999). In maniera un poco arrogante da cinema europeo d’Oltralpe, invece, Gans tira su un circo pieno di storie politiche, sette segrete, folklore, contessine ritrosette col bustino push-up e, poi, la solita bellissima e inascoltabile Bellucci accompagnata dal solito non-bello ma è-un-tipo futuro-ex-marito Cassell; per non parlare dell’indiano d’America che fa il ninja e c’entra nel contesto come i cavoli a merenda. Pur vero che, a sospendere la logica, il lunghissimo spettacolo funziona e non stanca neppure. La bestia stessa, una creazione ibrida tra effetti pratici e CGI ancora acerba - siamo nel 2001 - condensa ansie politiche, psicosessuali e scientifiche in un unico significante mostruoso; la rivelazione finale della natura del mostro, trasforma l'horror naturalistico in una critica della razionalità tecno-scientifica che anticipa le preoccupazioni post-umane di opere come Splice (2009) di Vincenzo Natali. Infatti, non tutti sanno che la Bibliothèque du Film di Parigi conserva un affascinante dossier contenente gli storyboard originali di Gans e gli schizzi concettuali della bestia, documenti che rivelano come il regista immaginasse inizialmente una creatura ancora più ibrida, con elementi mitologici esplicitamente tratti dalla tradizione norrena del Fenrir, ulteriore strato interculturale sacrificato durante la produzione. L’impressione, però, è che il Patto dei lupi abbia detto davvero tutto senza pietà per il mistero o per qualche interrogativo che valeva la pena lasciare aperto. La sua narrativa a prova di dubbi e lo stile mainstream, pur con qualche concessione grafica, fanno del film un ottimo candidato per il prime-time in famiglia. Se, tuttavia, decideste di far vedere il film ai bambini, abbiate la sensibilità di accompagnarli nella visione e spiegar loro che la voce della Bellucci non è vera, è salsa di pomodoro.

TRIVIA

⟡ Fra il 1764 e il 1767 si ebbero, nella regione francese del Gévaudan, l'attuale territorio fra la Lozére e l'Alta Loira, molte strane aggressioni e omicidi. Il body count vuole che 69 donne, 39 uomini (tutti di età inferiore ai 16 anni) e 12 corpi sfigurati tanto da non riconoscerne il sesso, siano stati recuperati senza che nessuno sapesse dare spiegazioni su chi fosse il colpevole. La situazione divenne insostenibile, aggravata dal fatto che fra la popolazione iniziò a circolare la voce della presenza di un demone o un lupo enorme o una specie di licantropo nascosto nei boschi. Re Luigi XV mandò l'esercito a risolvere la situazione e, per il governante, la minaccia venne eliminata quando Francoise Antoine, uno dei migliori fucilieri, uccise un grosso lupo. Le morti, però, continuarono e il marchese d'Apcher decise di proseguire la caccia. Sembra, allora, che la bestia responsabile delle uccisioni venne davvero uccisa da tale Jean Chastel senza troppi sforzi. Alcuni storici hanno ipotizzato che Chastel, ugonotto e quindi protestante, fosse in combutta con altri del suo schieramento e avesse allevato alcuni lupi per scagliarli volontariamente contro gli abitanti del Gévaudan come fossero un'arma terroristica. Non a caso, tutte le vittime furono cattoliche e la vicenda venne seguita con grande interesse dalla stampa inglese.

Titolo originale

Le Pacte des Loups

Regista:

Christophe Gans

Durata, fotografia

142', colore

Paese:

Francia

Anno

2001

Scritto da Exxagon nell'anno 2004; testo con licenza CC BY-NC-SA 4.0

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